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Alessandro Cherchi, la marcia in più del Taloro: «Ci hanno dato per spacciati troppo presto e invece siamo salvi con orgoglio. La società ha creduto in noi, possiamo chiudere quinti»
«Gavoi speciale e farò 10 gol, l'ho promesso»

Alessandro Cherchi, la marcia in più del Taloro: «Ci hanno dato per spacciati troppo presto e invece siamo salvi con orgoglio. La società ha creduto in noi, possiamo chiudere quinti»

Una macchina perfetta con una marcia in più. Il Taloro Gavoi versione 2016 sta viaggiando a velocità folle, secondo solo al Latte Dolce capolista, e in molte gare ha avuto quello spunto che solo un giocatore come Alessandro Cherchi sa dare. Il fantasista classe 1984 spacca in due le partite come pochi interpreti in Eccellenza ed è il valore aggiunto di un gruppo coeso e di qualità capace di una fortissima accelerata dopo aver chiuso il girone d'andata con soli 12 punti all'attivo. I 27 punti fin qui conquistati nelle 12 gare del ritorno testimoniano la grande impresa firmata dai barbaricini di Franco Cottu, capaci di passare dal penultimo all'ottavo posto, il sigillo alla salvezza raggiunta con tre gare d'anticipo è stato messo domenica scorsa nella vittoria contro l'Atletico Uri. Un 2-0 che porta la firma di anche di Cherchi, giunto all'ottavo gol in campionato, per cercare di arginarlo mister Muroni ha spostato in fascia un centrale come Sini. «Una salvezza che vorrei dedicare al nostro capitano Roberto Mele - dice l'ex attaccante di Torres, Progetto Sant'Elia e Ploaghe - è mancato per diverse gare per infortunio e ha sofferto perché avrebbe voluto dare il suo solito contributo, che ha comunque dato anche con la presenza in allenamento. Con lui in campo avremmo fatto ancora più punti. Un'altra dedica la vorrei fare al nostro massaggiatore Alessandro Ledda, un amico a cui voglio bene e un uomo-spogliatoio che ha curato benissimo le nostre gambe facendoci entrare in campo sempre al meglio». 

 

Alessandro Cherchi, 8 gol nel Taloro dei miracoliAlessandro, battendo l'Atletico Uri avete consegnato il campionato al Latte Dolce?

«Era già consegnato perché con 5 punti di vantaggio a 3 giornate non glieli prendevano mica. Diciamo che al Latte Dolce abbiamo agevolato il compito e accorciato i tempi per festeggiare. Ad ogni modo domenica abbiamo pensato a noi stessi e a conquistare i punti che ci mancavano per la salvezza, per l'Uri la sconfitta in casa nostra ci può stare, ha incontrato un Taloro che sta facendo male a tutti. In questa vittoria ci sono molti meriti nostri più che demeriti, loro hanno uno squadrone con tanti "grandi" di valore e se la vedranno ai playoff con il San Teodoro che ha altrettanto una grande squadra guidata da un grande allenatore come Tomaso Tatti»

Il Latte Dolce, tra l'altro, è l'unica squadra a battervi nel girone di ritorno. Hanno meritato la serie D?

«Assolutamenti sì. Io l'ho sempre detto da subito ed è stata la squadra più continua. Ha un grande tecnico come Massimiliano Paba, un grande portiere come Pierpaolo Garau e tanti giovani bravi, magari presi singolarmente i giocatori del Latte Dolce non sono i più forti ma come gruppo e squadra sì ed è giusto che vadano in serie D»

Per il Taloro una salvezza con tre giornate d'anticipo, un qualcosa di incredibile dopo il brutto girone d'andata

«Scherzando, ho detto ai dirigenti che l'abbiamo fatto apposta dando un vantaggio agli avversari che poi abbiamo ripresa. Scherzi a parte, in troppe entravamo in campo in punta di piedi, io per primo, poi ci siamo messi in testa che così prendevamo troppo rischi e abbiamo iniziato a giocare benissimo. Ricordo anche che alcuni a dicembre dicevano che non ci saremo salvati direttamente, forse solo ai playout, perché avevamo fatto appena 12 punti ed eravamo all'ultimo posto visto che non considero il Porto Corallo. Ci hanno dato per spacciati troppo presto, non è facile lavorare con la paura di sbagliare ma siamo rimasti sempre sereni e tranquilli, grazie alla società, al tecnico Franco Cottu e a Pippo Zani che si è messo a completa disposizione. Abbiamo fatto una scalata bellissima e ora vogliamo finire senza perdere più in modo che nel ritorno resti solo una sconfitta con la prima della classe»

Con l'obiettivo raggiunto che farete col Monastir e poi con Ferrini e Ghilarza?

«Vogliamo continuare a vincere e a far bene. Io faccio tanti chilometri, torno a casa dagli allenamenti a mezzanotte e non ho voglia di giocare per onor di firma. Sappiamo che chi si deve salvare come il Monastir giocherà col coltello tra i denti ma noi ora abbiamo la testa libera ed è peggio per gli altri perché ci riescono delle cose che prima non ci riuscivano e tutti stiamo dando il massimo. Sul nostro conto, poi, c'erano strane voci, cioè che avremmo dato punti al Castelsardo e all'Atletico Uri ma i fatti hanno smentito queste malignità. Noi vogliamo onorare il campionato e finirlo scavalcando altre squadre per poter dire che da ultimi abbiamo recuperato tantissime posizioni magari finendo sesti o quinti»

Cosa è scattato per questa fantastica rimonta?

«Forse l'orgoglio per qualche critica di troppo, io dico che bisogna parlare sempre alla fine perché poi ci si rimane male. C'era la voglia di non vedere quella classifica brutta che si era creata per la mancanza di qualche risultato utile di fila, cosa che è avvenuta al ritorno e che ci ha permesso di allenarci con più serenità, con la testa sgombra e tutto è filato liscio. Abbiamo dimostrato di avere il potenziale per stare tra le prime cinque-sei del campionato e dispiace anche non aver potuto giocare la finale di Coppa Italia con questo stato di forma perché le probabilità di vincerla sarebbero state superiori pur riconoscendo un grande valore al Ghilarza»

Lo stesso Latte Dolce ora potrebbe faticare a battervi

«Può darsi, ma la sconfitta contro la capolista a gennaio ci ha dato una bella spinta. Loro avevano subito pochi gol in casa, il fatto che ci abbiamo fatto i complimenti dicendo che al secondo tempo li avevamo messi in difficoltà ci ha dato un po' di forza in più per andare avanti e giocarcela senza paura contro nessuno»

Ma qual è stata la gara della svolta?

«Secondo me a Tergu, in un campo difficile, alla prima di ritorno. Anche se non abbiamo vinto ma pareggiato, abbiamo visto che stava girando la ruota anche per noi visto che all'andata avevano fatto due tiri e due gol, al ritorno invece in una occasione hanno preso la traversa e nell'altra la palla è uscita di poco. Quel punto ci ha dato una bella spinta così come aver battuto il San Teodoro in quel momento capolista. Infine ci aggiungo anche la partita col Valledoria, non c'ero per squalifica, eravamo in dieci ma abbiamo fatto gol e vinto uno scontro diretto fondamentale»

Parliamo della tua stagione, meglio al ritorno come tutta la squadra d'altronde

«Anche all'andata ho giocato bene alcune gare ma anche altre fatte male in coincidenza con un periodo particolare della mia vita che mi trascinavo in campo, poi è andata a svanire mi sono ripreso mentalmente e quando ho la testa libera riesco a fare grandi cose. Dico anche che mi hanno fatto bene le due gare in panchina, ero "incazzato" ma erano giuste e mi hanno fatto riflettere tanto. Poi non sono mai più uscito di squadra e ho dimostrato quello che so fare, sto finendo in crescendo, il pubblico ora si alza ad applaudirmi perché si diverte e io traggo vantaggio da questa spinta»

Otto gol e doppia cifra vicina, un risultato sempre ottimo per un esterno

«Sono uno a cui non interessa far gol, sono altri che vivono per il gol poi è chiaro che se arriva è sempre bello. Mi sono messo l'obiettivo di toccare quota 10, che per un esterno è sempre un buon bottino, l'ho promesso ad una persona molto importante per me. Ma sono contento quando faccio fare gol e sono utile alla squadra, ho procurato almeno 4 o 5 rigori e fatto tanti assist anche perché batto calci di punizione e corner e i miei compagni sono bravi a saltare e far gol»

Una menzione particolare va alla difesa, colabrodo all'andata con 33 reti subiti ed ermetica al ritorno con 8 

«Ed è la stessa più Schieda, che è bravo e ci è servito lì a sinistra. Ma è tutta la squadra che ora difende molto meglio, prima non tutti facevano la corsa in più per tornare indietro, io stesso faccio tutta la fascia, poi c'è da dire che Zani a 41 anni si è messo a parare tutto, specie da quando è arrivato il preparatore dei portieri nuovo Sebastiano Sanna, con il suo aiuto e col fatto che Pippo ha pensato a fare più il portiere che l'allenatore, ha diretto la difesa con la sua esperienza unita a quella che ha Arrais, un baluardo. Per non parlare di Pinna, sprecato per questa categoria»

Il tuo ex mister Cirinà ce la farà a salvare il Castelsardo?

«Se Ivan fosse andato prima avrei detto sì sicura, ora potrebbe essere troppo tardi anche se i frutti del suo lavoro si stanno vedendo perché senza portiere a Ghialrza hanno rischiato di pareggiare. La situazione era già messa male e ha avuto un calendario terribile mentre il Selargius deve ancora giocare col Porto Corallo e ha tre punti sicuri. Gli auguro il meglio, del Castelsardo non mi interessa ma spero solo per lui che si salvi perché se lo merita, è un grande allenatore che l'anno prossimo guiderà una squadra giusta per il suo valore»

Gavoi, invece, è diventata la seconda casa di Alessandro Cherchi

«Gavoi per me è speciale, mi hanno richiamato e ho detto subito di sì. Per me il Taloro è l'isola felice del calcio in Sardegna, trovo dirigenti splendidi e in un altro posto probabilmente non sarebbero riusciti a fare un'impresa come la nostra, questo perchè la società ha sempre creduto nella squadra, il paese ci è stato molto vicino, non criticandoci mai a parte una minoranza che si sente pochissimo. Qui non ti fanno mai mancare niente, per fare calcio è il posto ideale e sopperisci al fatto che ti alleni tardi e fai tanti chilometri. Non potevo non dar tanto a chi ti dà tanto»

In questo articolo
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2015/2016
Tags:
Sardegna
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