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Ghilarza, la Coppa Italia nelle mani di Deliperi: «È un traguardo storico per il club, vincere il trofeo è come anticipare l'obiettivo-playoff»
Il portiere: «Gara secca, Taloro da rispettare»

Ghilarza, la Coppa Italia nelle mani di Deliperi: «È un traguardo storico per il club, vincere il trofeo è come anticipare l'obiettivo-playoff»

Coppa Italia questa sconosciuta. Il Ghilarza per la prima volta nella sua storia è arrivata in finale e ora vuole portare a casa quel prestigioso trofeo. Una società che freme, un paese che vibra e dei giocatori pronti a regalarsi una grande gioia nella gara di domani contro il Taloro. Uno di questi è Simone Deliperi che di finali se ne intende (è alla terza in cinque stagioni) e che proprio contro i gavoesi ottenne il successo nel 2011-12 quando difendeva la porta della Torres pronta a tornare in serie D dopo il fallimento del 2008. Un mese fa in campionato, il match pre-natalizio fu deciso da un gol di Stocchino. «Ma queste sono partite secche e hanno tutt'altra storia - osserva il portiere classe 1980 - non contano le classifiche del campionato, basta vedere lo Spezia eliminato in Tim Cup dall'Alessandria che milita in Lega Pro. Vanno affrontate con grande concentrazione e rispetto dell'avversario, ce la giocheremo senza nessun timore». Una bella finale tra due ottime realtà, per Ghilarza è la prima finale, il Taloro ne ha già disputato tre. «Ma la squadra di Zani e Cottu ha sempre un grosso seguito - continua l'ex Nuorese - e c'è euforia anche nei nostri tifosi, una gara sentita in particolar modo ma che è un peccato giocarla di mercoledì». Ed ecco che scatta la proposta per il futuro: «L'Eccellenza finisce prima che in altre regioni, si può fare quindi un turno di riposo in campionato per giocare la finale di Coppa al sabato o alla domenica, non soltanto potrebbe venire molta più gente ma, soprattutto, la prepareresti meglio. Il Taloro che lotta per non retrocedere ha giocato contro il Latte Dolce senza potersi risparmiare, noi invece abbiamo fatto rifiatare qualcuno. Così non si dà la giusta importanza ad una manifestazione che, per chi farà la fase nazionale, ti può far andare anche in serie D. Ad ogni modo ci sarà comunque molta gente al campo e speriamo di vincerla».

 

Simone Deliperi ha vinto la Coppa Italia quand'era alla TorresCome ci arrivate dopo le sconfitte con Tonara e Tergu?

«Sono state due gare diverse, il Tonara è la squadra più rognosa di questo periodo, lotta su tutti i palloni, davanti non mollano e darà filo da torcere a tutti; se però fosse finita in pareggio non ci sarebbe stato niente da dire, la prestazione l'abbiamo fatta e sullo 0-0 abbiamo avuto due palle-gol. A Tergu, invece, la sensazione è stata che la testa fosse alla finale di Coppa Italia, tre o quattro giocatori sono stati risparmiati, Ghilarza che non ha mai vissuto una finale e si parla solo di questo, i giocatori giovani inevitabilmente si fanno condizionare; ad ogni modo potevamo pareggiare nel nostro buon finale di gara»

Dopo aver vinta la Coppa con la Torres e persa con la Nuorese, per l'alternanza dovrebbe scapparci la vittoria

«Quella che ho vinto, tra l'altro, fu proprio contro il Taloro, finì 2-1 al termine di una gara tirata, sebbene il livello delle due squadre fosse molto diverso, perché noi della Torres eravamo una corazzata. Con la Nuorese non giocai perché reduce dall'infortunio, ci tenevo tanto, avevo fatto tutte le gare per arrivare in finale contro il Porto Corallo. Negli ultimi 5 anni è la mia terza finale, se poi togliamo il fatto che l'anno scorso ho giocato in serie D e quando firmai al San Teodoro la squadra era già fuori dalla competizione, ho fatto un bel filotto. Voglio vincerla perché quando vai a Roma vuoi vedere il Papa, darebbe poi l'importanza giusta al nostro cammino che è stato molto più duro di quello del Taloro, abbiamo eliminato San Teodoro, Latte Dolce e Tergu che sono tra le prime cinque del campionato. E per Ghilarza poi è un traguardo storico»

Vincere il trofeo creerebbe problemi per la lotta ai playoff oppure si potrebbe giocare bene su due fronti?

«La società all'inizio è stata chiara, a me disse che voleva fare playoff, per capire la risposta del paese e se si creano quei presupposti per provare a vincere il campionato nei prossimi anni. Entrare tra i primi cinque posti è l'obiettivo primario perché difficilmente si può preventivare una finale di Coppa, poi è chiaro che se la vinci è come se fosse un playoff anticipato perché ti dà uguale possibilità di andare in serie D. Vincere la finale sarebbe perciò come centrare l'obiettivo già a metà campionato, è un trofeo che ti porti in bacheca e vivi il resto della stagione con spensieratezza, quella che può fare la differenza per la qualità che ha la nostra squadra. Se poi superi un turno della fase nazionale potresti avere difficoltà in campionato, il Lanusei l'anno scorso aveva una rosa più ampia e vuoi per decisione loro o vuoi per le forze che vengono a mancare, un traguardo puoi perderlo, tutto dipende da squalifiche infortuni e da come ci arrivi a questi appuntamenti. Il Lanusei aveva fatto uno squadrone per vincere l'Eccellenza e aveva l'obbligo del salto di categoria, noi siamo una bella squadra che può fare tante cose ma senza l'obbligo di dover andare in serie D. In campionato saremmo potuti essere più avanti ma siamo nuovi, abbiamo passato un paio di mesi a studiarci e iniziamo a conoscerci anche con le bastonate prese, poi lungo il cammino abbiamo anche perso qualche giocatore»

Mentre tra i volti nuovi ci sono quelli di Bruno Frongia e Giorgio Ferraro

«Con Bruno sono stato due anni alla Nuorese e fuori dal campo è un ragazzo eccezionale, di quelli che incontri nel calcio e restano amici per tutta la vita. Si far voler bene, da noi ha portato allegria, professionalità, motivazioni, viene da un infortunio serio però è talmente esperto e bravo che può giocare ad una gamba. Ora non ha grossi problemi e migliora gara dopo gara, se fosse stato con noi dall'inizio ci avrebbe dato qualcosa in più, non perché prima stavamo facendo male ma perché si può fare fa differenza anche dentro lo spogliatoio. Giorgio invece ha completato l'attacco, si conosce bene con Stocchino, ti da profondità e ha qualità, purtroppo per problemi di lavoro ce l'abbiamo a mezzo servizio»

A chi andrà la vittoria finale? Domenica voi ospitate il San Teodoro che vuole approfittare dello scontro diretto Atletico Uri-Latte Dolce per riavvicinarsi al primato

«Per me resta sempre una corsa a tre, il San Teodoro non è tagliato fuori al di là di cosa farà contro di noi o di chi vincerà lo scontro diretto. Lo dico perché ci sono mine vaganti come noi, Ferrini, Tergu, Calangianus che sanno fare ottime partite e possono battere chiunque. Il campionato ha ancora molto da dire, non vedo delle rose ampie nelle tre di testa e quando pensi che una di loro stia scappando basta che perda due o tre giocatori per infortuni o squalifiche o che trovi una giornata storta che le altre possono tornare sotto. Così è successo all'Atletico Uri quando era in testa o l'anno scorso con il Lanusei in fuga e poi l'alternanza tra Muravera e Castiadas. Aggiungo anche che, per averli avuti come compagni di squadra e per come conosco quanto possano fare la differenza per portare una vittoria, Matteo Tedde dell'Atletico Uri, Cristian Sias del San Teodoro e Pierpaolo Garau del Latte Dolce spostano in avanti i valori delle proprie squadre. Squadre che si appoggiano molto a questi giocatori senza nulla togliere agli altri bravissimi compagni che hanno in rosa»

Diamo uno sguardo alla serie D, la Torres è tornata in corsa per il primo posto e il Castiadas sta compiendo una grande rimonta-salvezza

«Marco Sanna è l'emblema del calcio in Sardegna per i pochi sbocchi che dà a giocatori e tecnici. Ha avuto una carriera molto importante da giocatore, quando a smesso, pur di allenare, in altre stagioni ha accettato situazioni particolari con squadre non di vertice e con società a volte assenti. In quei contesti tu puoi fare anche bene ma non dai all'occhio e resti nell'anonimato. Come tecnico è serio e preparato, alla Torres sta raccogliendo i frutti di quel girovagare per la Sardegna in piazze non all'altezza del club sassarese. Per me la Torres è una squadra che può vincere il campionato, per i giovani e per la qualità tecnica e fisica dei giocatori è superiore alle altre, almeno oggi i fatti dicono questo. Con una società all'altezza della situazione sarebbe stata prima ma ora è giusto che il gruppo resti concentrato e continui a fare il proprio meraviglioso campionato. E, al di là di quello che potrà succedere in ambiti giudiziari, c'è soddisfazione nell'arrivare là davanti. Sono contento per Giacomo Demartis col quale ho fatto a luglio il ritiro Aic, ci teneva ad indossare la maglia importante della Torres e porta bene la fascia di capitano perché infonde grossa carica ai compagni. Parlando del Castiadas dico che Bernardo Mereu è un allenatore che avrebbe meritato una carriera professionistica più ampia, è abituato a vincere e a fare i miracoli, non mi stupisce perciò nel vedere la sua squadra in netta ripresa»

Che dire della tua ex Nuorese e del resto del plotone delle squadre sarde?

«La Nuorese sta facendo un bel campionato con una squadra giovane, sono partiti con l'obiettivo di migliorare il piazzamento dell'anno scorso e sono sulla buona strada. Mi è capitato però di leggere che si fa qualche confronto con il campionato fatto da noi ma bisogna ricordare sempre come partimmo in estate, se avessimo avuto la tranquillità di un allenatore che faceva tutta la stagione oppure questa squadra al contrario avesse dovuto affrontare i diversi cambi in panchina probabilmente sarebbe stato diverso il loro cammino. Meritano comunque tanti complimenti. L'Olbia è una delusione, parte sempre con troppi proclami e poi alla fine si ritrova a mangiarsi le mani; al di là del cambio di gestione e con il Cagliari dietro, anche negli anni passati ha fatto buonissime squadre e poi a metà anno è stata costretta a cambiare gli obiettivi, se arrivano quinti è un fallimento però se vincono i playoff possono anche ambire al ripescaggio. L'Arzachena ha fatto una grande girone d'andata e ora paga lo scotto ma alla fine, per come è composta la rosa, arriverà tra le prime, in attacco hanno delle certezze per la categoria, probabilmente hanno avuto un po' di calo fisico ma il loro campionato è sopra ogni pronostico. Il Lanusei è partito fin troppo bene, poi ha perso dei giocatori nel mercato di dicembre, dei punti di riferimento importanti nello spogliatoio non facili da sostituire. Il Muravera sta facendo quello che doveva fare, giocare per salvarsi anche soffrendo e sono lì in corsa. Il Budoni era in sofferenza fino a dicembre, poi si è rinforzato e come ogni anno si tirerà fuori dai guai»

Infine racconta di questo incarico di preparatore dei portieri nelle Rappresentative sarde

«È una delle soddisfazioni più belle in carriera che abbia mai avuto, un incarico inaspettato gratificante perché, dalle parole dette dai vertici federali, oltre al portiere si è guardato anche l'aspetto umano e questo mi ha fatto piacere. Fare il selezionatore di ragazzi che possono ambire a palcoscenici importanti è una bella respondabilità, lo faccio con tanta carica, grinta e passione, spero di non deludere la Federazione e il suo presidente Delpin. Il Torneo delle Regioni l'ho vinto con Giordano in panchina e in squadra c'erano giocatori come Cossu, andato al Cagliari, Pinna Nossai passato al Venezia, io stesso ero al Cagliari, è una vetrina importante e ho una responsabilità grande nella scelta dei ragazzi all'altezza di una manifestazione che può aprire porte importanti a tanti giovani»

In questo articolo
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2015/2016
Tags:
Sardegna
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