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Raffaele Cerbone, allenatore, Budoni
«Il primo posto? Discorso chiuso, Vogliamo arrivare più in alto possibile»

Il Budoni nel 2017 è meglio del Tortolì, Cerbone: «Giocatori da elogiare, hanno sofferto un girone e ora si tolgono soddisfazioni. Ma guai fermarsi»

Il Budoni spicca il volo. Nel recupero ha schiantato 5-0 il Tergu e consolidato la seconda posizione, presa di prepotenza e con un 2017 quasi perfetto: 5 vittorie ed un pareggio. Il tecnico Raffaele Cerbone si gode il momento magico della sua squadra e non dimentica le difficoltà iniziali di una stagione che può riservare ancora grandi risultati. «Devo fare un doveroso elogio, non di comodo, ai miei giocatori perché ricordo le loro facce al 16 agosto quando iniziammo la preparazione con 9 giocatori e nella prima gara ufficiale in Coppa Italia a Tortolì eravamo in 12 da poter schierare. Hanno tenuto botta per tutto il girone d'andata, in una situazione complicata, hanno lottato duramente e ora si stanno togliendo delle soddisfazioni come il nostro diesse Renzo Oggianu col quale c'è una sintonia totale. Ma i miei giocatori sono anche troppi intelligenti per non sapere che l'insidia è sempre dietro angolo, nel calcio per costruire un qualcosa di speciale ci vogliono mesi di sacrifici ma per distruggere tutto basta anche una sola gara».

 

Contro il Tergu è stata una vittoria importante e inaspettatamente larga nel punteggio

«Il campo non permetteva di giocare e siamo stati bravi ad adattarci in fretta alle condizioni non ottimali del terreno di gioco, capendo subito che gara ci aspettava. Di fronte avevamo un Tergu forte e di spessore, abbiamo disputato un primo tempo perfetto, tutto quello che volevano fare l'abbiamo fatto nel modo migliore immaginabile. Poi è chiaro che quando segni tutto diventa facile, siamo andati al riposo avanti di 5 gol, il calcio è fatto di queste cose. Ho visto la determinazione giusta, siamo stati decisi ed incisivi, mi è piaciuto il piglio messo in campo in una gara importante»

Una gara che non dovevate sbagliare e non l'avete sbagliata

«Ci eravamo prefissati di vincere per dare un segnale a noi stessi sulla crescita e anche perché quando la gara fu sospesa eravamo già in vantaggio. Per vincere la guerra serve vincere determinate battaglie, abbiamo fatto una gara importante, in un contesto importante e in un momento importante. Ora dovremo essere ancora più bravi a resettare tutto perché subito ci aspetta una gara non semplice, su questo aspetto devo lavorare»

Il girone di ritorno dice che il Budoni è primo in classifica con 16 punti, meglio del Tortolì a quota 12

«I numeri del 2017 confermano il nostro bel momento, nella prima parte della stagione bisognava fare in modo che i nuovi arrivati si conoscessero tra di loro, sapessero le esigenze del loro tecnico e potessero interpretare al meglio il modulo. Nella seconda parte tutto il lavoro fatto deve essere accompagnato dai numeri, bisogna stare più sul pezzo e badare al sodo perché sai che non c'è più possibilità di recuperare. Ora se sbagli non hai spazi per rimediare, la squadra ha recepito bene questo concetto ma il difficile viene adesso»

È fantascienza pensare che, se nelle prossime 4 giornate recupererete altri punti al Tortolì, nel big-match in casa vostra potrete riaprire il campionato?

«Ci vuole un sano realismo, noi possiamo crescere ancora e abbiamo il dovere di chiudere il campionato più in alto possibile in classifica. Ma la verità è che il Tortolì è una squadra forte, troppo solida e in salute, poi non ha mai perso e ha un ruolino di marcia con pochi eguali in Italia. Pensare che il campionato si possa riaprire è pura utopia»

Stando alla realtà col secondo posto potreste annullare la semifinale e passare direttamente alla finalissima

«Questa ipotesi potrebbe essere presa in considerazione se nelle prossime due o tre partite riuscissimo a mantenere questo ritmo, solo dopo si potranno fare calcoli del genere. Abbiamo questo gruzzoletto di punti, il Castiadas quinto è staccato di 8 punti ma è prematuro fare calcoli; se continuiamo così è un discorso che ci può stare ma ricordo che si fa in fretta a perdere punti, a ridimensionarsi fisicamente e mentalmente. Solo più avanti si potranno creare ulteriori motivazioni»

A parte il 4-4 a Castiadas nelle altre cinque gare zero gol subiti, sinonimo di grande equilibrio e solidità difensiva

«Ma io di questo ne faccio un cavallo di battaglia, la linea difensiva sta lavorando a dovere ed è sempre sul pezzo. Nel girone d'andata subivamo un gol a partita e se non sei una potenza in attacco e non segni allora perdi, come è successo contro Calangianus, Taloro e Ghilarza mentre col Tonara in casa un gol l'abbiamo fatto ma in una partita sviluppatasi in modo bizzarro, c'è chi ha parlato di vittoria meritata ma fa parte del gioco, ognuno dice quello che meglio crede. A Castiadas siamo partiti benissimo andando sul 2-0 in 25', poi abbiamo fatto errori importanti contro un avversario molto bravo davanti, quella gara l'abbiamo presa come esempio per le cose che non dovevamo più fare, cioè mollare con la concentrazione»

Di contro ora c'è una grande facilità nell'andare a rete: 20 gol in 6 gare

«Bisogna dare merito alla squadra, ci sono tante situazioni che vanno bene come la totale disponibilità dei giocatori al sacrificio, a voler ascoltare ciò che chiede l'allenatore, a mettere il "noi" davanti all'io che poi fuoriesce comunque ma solo se prima ci si mette al servizio dei compagni. Chi non capisce questo e non si adatta con me non gioca. Tutto questo non vuol dire vincere sempre ma perlomeno crei qualche cosa di solido sulla quale fare sempre affidamento»

In attacco è poi esploso Sartor Camina che ha segnato 12 gol in 6 partite, in tutto sono 16 reti in 16 partite

«Sono numeri importanti che è giusto sottolineare. È arrivato alla sesta giornata, ha dovuto pagare dazio nelle prime gare che ha giocato, doveva conoscere bene l'ambiente, prendere confidenza con la lingua visto che arrivava dall'Argentina. Su di lui ci ho messo la faccia, l'ho studiato tanto nei video e nelle esperienze che ha fatto, vedevo in lui le caratteristiche giuste per noi e ha una grande fame. È un ragazzo che si merita tutta questa ribalta, ha uno spirito combattivo, è disponibile verso tutti e tutto, ha degli obiettivi importanti, è serio, bada al sodo e non alla "cosmesi". Sa di avere la stima della squadra e anche dei compagni di reparto giovani ma bravi. Lui è del '95 ed è il più grande, Murgia è un '98 che sta andando benissimo, vede la giocata prima degli altri, Santoro è del '97 e può fare un salto di qualità importante, ha un talento ancora non espresso interamente, poi è duttile perché può fare anche il quinto di destra»

Che gara sarà col La Palma? 

«Difficile e non è la solita retorica. Loro sono una buona squadra con un rendimento altalenante ma i punti contano molto per noi come per loro che sono in zona playout e faranno di tutto per muovere la classifica. Per noi un problema è il campo, che non ci permette di allenarci come vorremmo e paghiamo per la condizione e i problemi fisici, spero a fine stagione si possa mettere mano ad un nuovo manto, sarebbe un segnale importantissimo per tutti»

Riportare il Budoni in serie D è per Cerbone un modo per pareggiare la retrocessione?

«Sono arrivato a sette giornate dalla fine in una situazione estremamente difficile, diversi giocatori importanti avevano problemi fisici, molti li devo ringraziare perché dovevamo stare fermi e giocavano, affrontavamo le gare sempre con 2-3 squalificati e infortunati. Abbiamo vinto la prima gara col Trastevere per inerzia, qualcuno poi dimentica che nelle altre sei avevamo Nuorese, Grosseto, Rieti e Olbia che vuoi o non vuoi erano in lotta per i playoff. Il tempo tecnico non c'era per incidere di più, se poi giochi la gara decisiva senza i tre difensori titolari, senza Paganelli in attacco, è chiaro che diventa difficile, l'allenatore che può fare? Sono dispiaciuto per la retrocessione ma anche per un errore che ho commesso e che non dovevo commettere»

Quale?

«Per rientrare a Budoni sono andato via da San Severo, ero lì da una settimana, pronti alla firma e alla presentazione alla stampa. C'era programmazione, passione, entusiasmo e stima intorno a me. Non mi sono comportato bene nei confronti di persone serie, se uno sbaglia nella vita deve ammetterlo, io sono un uomo di calcio e nella mia etica non c'è questo tipo di comportamento. Devo anche dire che, nel momento in cui ha chiamato il Budoni, si era creato un problema di carattere personale che ha fatto sì che dovessi rimanere in Sardegna»

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2016/2017
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