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Promozione
Dopo 8 anni la cessione del club biancoverde

Il Quartu 2000 cambia padrone, Gitani e Puddu: «Mancano gli stimoli e le forze economiche, lasciamo una società sana a persone serie che faranno il bene dei ragazzi»

Al Quartu 2000 si chiude un'era. Per alcuni un'epopea, perché Cristian Gitani e Sebastian Puddu - negli ultimi 8 anni - incarnavano in pieno il club biancoverde, nelle figure prima di presidente e vice-presidente e poi di dirigenti di riferimento per giocatori, allenatori e avversari. Lasciano il loro gioiello, preso nel 2008 per i capelli quando i fratelli Melis traslocavano con armi e bagagli nella vicina Selargius e il titolo del club stava per essere ceduto ad una società del Sarrabus. L'hanno cullato, coccolato e preservato fino a quando, nei giorni scorsi, è stato ceduto con tanto di firme per il passaggio di consegne a degli imprenditori quartesi che hanno attività e interessi a Cagliari. «Lasciamo perché non siamo più in grado di continuare - dice il 44enne Gitani - mancano gli stimoli e le forze economiche, è difficile fare calcio in un impianto in condizioni pietose. È giusto quindi che entrino persone che possano dare uno slancio alla società. In questi mesi abbiamo ricevuto tante offerte d'acquisto, abbiamo preferito lasciare il club a degli amici che vogliono il bene del Quartu 2000, persone che erano già dentro la società, saranno loro nei termini e modi giusti a presentarsi». «Abbiamo perso l'entusiasmo e non abbiamo più voglia di gestire la struttura - fa da eco il 42enne Puddu - Abbiamo però lasciato la società in mano a delle persone serie cercando sempre, anche con quest'ultimo atto, di fare il bene dei nostri ragazzi. In questi anni abbiamo riunciato ad avere dei soldi pur di tenere la società a Quartu».

 

Cosa avevate ereditato e cosa lasciate?

G:: «Abbiamo ereditato una società con dei disastri finanziari poi sanati nel tempo, abbiamo ricostruito la società, creato dal nulla una prima squadra e la scuola calcio ottenendo degli ottimi risultati, testimoniati dalle vittorie di due campionati Juniores, e uno ciascuno con Giovanissimi e Allievi. La scuola calcio conta ora oltre 200 ragazzi iscritti, lasciamo un patrimonio di 300 ragazzi in tutto, una società sana con i ragazzi fanno calcio per divertirsi e sentirsi in una famiglia. Mi rimangono tanti ricordi belli, quelli brutti sono dati dai debiti ereditati e dalle due retrocessioni ma quando conosci tante persone che poi ti diventano amiche questo è impagabile»

P: «Abbiamo dovuto pagare tutti i debiti, dall'attrezzatura agli allenatori della vecchia gestione. Ora lasciamo un settore giovanile florido e una prima squadra presa in Promozione e mantenuta in Promozione. Il nome del Quartu 2000 è rispettato dappertutto, abbiamo avuto ottimi rapporti con tutti, questa è una società ben voluta dai suoi ex tesserati. Abbiamo creato negli anni un gruppo solido al punto tale che ogni componente ne facesse parte lo faceva per vera passione e attaccamento senza guardare se doveva prendere o meno dei rimborsi, questa è stata la chiave per sopravvivere»

Una pensiero a chi ha composto negli anni la societa

G e P:: «Ringraziamo i dirigenti che in questi 8 anni hanno condiviso con noi la vita della società, mi riferisco a Pino Piu, Sebastiano Ledda, Renato Pillai, Gianmarco Spiga, Remo Baldelli responsabile della scuola calcio, Mariangela Ruggeri segretaria, Raffaele Secci fisioterapista. Non dimentichiamo quanto ha fatto per noi Alessandro Orani, direttore sportivo e dirigente, un figura fondamentale e un ragazzo col quale ci siamo divertiti molto, impossibile scordare il tuffo che fece in piscina da vestito per una scommessa alla vigilia della gara di playoff con la Dorgalese»

Tanti gli allenatori ai quali siete rimasti legati

G: «Nicola Puddu è stato il primo allenatore, un ragazzo molto preparato ma era all'esordio e ha pagato l'inesperienza sua ma anche della società, in pratica tutti eravamo esordienti. Con la salvezza in bilico l'avevamo sostituito con Davide Murgia, un mito, era arrivato da noi dicendo alla squadra: "Siete la mia Juventus". Nonostante la retrocessione ho un bel ricordo. In Prima categoria prendemmo Riccardo Spini, un signore e uno della famiglia, è molto preparato, ci ha riportato in Promozione ma alla vigilia dell'esordio in campionato arrivò Marco Piras. Con lui allenatore ci sono state le mie uniche due gare vissute in panchina. Ricordo che urlò a Mingoia, un suo ex giocatore, dopo un fallo che fece ad un nostro ragazzino: "Ti mangio la testa". Grande carattere e presenza nello spogliatoio, la cosa più bella che mi viene in mente è quando cercavamo una punta e gli portai una serie di stranieri, rimproverò in sardo un portoghese in prova che non rispettava le consegne e aggiunse: "Tanto mi capisci lo stesso". Perdemmo ai rigori i playoff a Dorgali e nel viaggio di ritorno sbagliai la strada di ritorno e mi ritrovai a Siniscola. Carlo Atzei è stata una bella sorpresa, una volta provava dei calci d'angolo, io e Sebastian eravano in borghese al limite dell'area e andammo a saltare, Sebastian fece gol di testa. Con Paolo Piludu fu una scommessa vinta, gli portammo Sergio Nurchi e mi dicevano che era un giocatore finito, fu capocannoniere del campionato con 24 gol, sono contento che da tre anni sta facendo benissimo col Muravera dell'amico Giampaolo Aresu. L'anno dopo non fummo fortunati e finimmo con un auto-gestione, arrivò la retrocessione nell'anno in cui sono stato al Cagliari, probabilmente ha influito il fatto che eravamo poco presenti. In Prima scegliemmo Claudio Meloni, un mio carissimo amico perché nati insieme nella Ferrini, tra lo scetticismo generale, aveva vinto con la Juniores ed è riuscito a vincere con la prima squadra, un bel punto di riferimento»

P: «Riccardo Spini è quello che mi ha fatto più divertire, con lui è stata la stagione più bella perché venivano dal primo anno con la retrocessione dalla Promozione e vincemmo subito in Prima categoria, la stagione successiva cambiammo il tecnico dopo un turno di Coppa Italia ma siamo rimasti in ottimi rapporti e tuttora grandi amici. Con Marco Piras ero sicuro che la squadra scendeva in campo per dare il 100%, se un presidente vuole stare tranquillo sul rendimento dei giocatori deve prendere lui. Con Paolo Piludu abbiamo sfiorato l'Eccellenza arrivando a fare lo spareggio secco con il La Palma che poi salì in Eccellenza, avevamo Nurchi e Sarritzu in attacco, più Madau, Sanna, Palmas, era una grande squadra e resta un pizzico di rammarico. Claudio Meloni è stata una piacevole sorpresa, ha gestito bene i giocatori vincendo un campionato che, alla fine dell'andata sembrava impossibile fare, è stato bravo a mantenere tutti sul pezzo. Mi dispiace per Giampaolo Zaccheddu, che avrebbe dovuto allenare la squadra per tentare di andare in Eccellenza ma poi rivedemmo i programmi in netto ribasso a luglio e lui rimase senza squadra. Un gran signore che capì la situazione. Tutti quanti gli allenatori sono state delle persone squisite ed eccezionali, la maggior parte di loro con noi ha iniziato un percorso da tecnico, negli ultimi anni preferivamo mettere un allenatore all'esordio, come è capitato con Carlo Atzei, Paolo Piludu e Claudio Meloni, ma anche con Tonio Madau che ha seguito la squadra negli ultimi mesi pur scendendo ancora in campo»

Il giocatore cha ha rappresentato più di tutti il Quartu 2000?

G: «Tonio Madau è un leader assoluto, facendo pure l'allenatore ma come giocatore in Promozione fa ancora la differenza. Marco Marci un giocatore serio e di carattere, uno dei più forti difensori in assoluto. Enzo Carta è il portiere più bravo della Promozione, per non dimenticare Andrea Manca, il nostro primo capitano che da avversario prendevo a tunnel, Andrea Palmas che scherzando gli ho rimproverato il fatto di essere andato un anno dai cugini del Sant'Elena. Ogni campionato abbiamo formato un gruppo nel quale non sono mai mancate le risate»

P: «Senza dubbio Tonio Madau, che ha tenuto i rapporti coi giocatori e poi si è sdoppiato pure in panchina. con lui gli storici Tomaso Nieddu, Enzo Carta, Marco Marci, grandissimo giocatore e grandissima persona, aggiungerei Daniele Porcu e poi indistintamente tutti quelli che negli ultimi due anni sono rimasti con noi senza percepire alcun rimborso e giocare in una struttura precaria salendo di categoria e salvandosi»

Capitolo Is Arenas

G: «Non averlo più ci ha danneggiato perché di tutte le promesse dei soldi che Cellino avrebbe dovuto dare per risolvere il problema di Sa Cora e finiti nelle casse del comune non sia hanno più notizie. Non si può continuare a fare calcio in una struttura come quella di Sa Cora in quelle condizioni, ecco perché con persone nuove, ci può essere un progetto per migliorare la struttura»

P: «Una questione annosa che ha influito pesantemente per lasciare la società» 

In questo articolo
Squadre:
Campionato:
Stagione:
2015/2016
Tags:
Sardegna