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Promozione
«Che gioia vedere tanta gente allo stadio»

L'Atletico Uri brilla in vetta, Muroni: «Vogliamo restarci il più a lungo possibile, sappiamo di essere forti»

Nel calcio, e più in generale nella vita, la cosa più importante di tutte è sapersi rialzare, metabolizzare nel più breve tempo possibile la sconfitta e raccogliere tutte le energie a disposizione per ripartire, con una dose maggiore, se possibile, di grinta e determinazione, verso il proprio traguardo.
Le sei vittorie consecutive centrate dall'Atletico Uri, l'ultima in ordine cronologico strappata alla Dorgalese nel big-match d'alta quota andato in scena domenica è forse la perla più brillante, almeno sino a questo momento, nel cammino dei giallo-rossi, diradano definitivamente le paure, i dubbi, le incertezze che avevano attanagliato i ragazzi di Giovanni Muroni nel mese di novembre, probabilmente il momento più delicato e difficile della stagione, in cui sono arrivati, pesanti come macigni, tre pareggi e due ko, che rischiavano di compromettere seriamente quel sogno ad occhi aperti chiamato Eccellenza. Anche grazie all'esperienza e al grande carisma del suo condottiero però, l'Uri ha nuovamente vestito i panni della corazzata invincibile e, una volta riconquistata la vetta, ha tutta l'intenzione di rimanerci sino alla fine.

 

«Domenica abbiamo disputato una bellissima partita, anche se devo ammettere che nei primi 10' la Dorgalese ci ha messo in seria difficoltà, considerando che poteva passare in vantaggio in due occasioni; in quel caso per noi le cose si sarebbero complicate notevolmente.
Inizialmente –
ammette Muroni – ho impostato la squadra con il 4-3-3, per poi rendermi conto che quel modulo non avrebbe funzionato come ci aspettavamo; passando al 4-4-2, i ragazzi sono riusciti ad esprimersi con maggior ordine ed efficacia, e il risultato ci da ampiamente ragione».

 

Per voi si è trattato, ovviamente, di una gioia immensa, che avete potuto condividere con il pubblico delle grandi occasioni:
«Vedere seicento persone sugli spalti è un motivo d'orgoglio, probabilmente in Sardegna si tratta di un evento rarissimo; stiamo riuscendo a riportare la nostra gente allo stadio, è fantastico, ti fa comprendere la reale forza aggregatrice, l'energia e la passione che gravitano attorno a questo sport».
Tutti hanno potuto assistere ad una sfida estremamente piacevole ed esaltante, agevolata anche da «un arbitraggio che ha rasentato la perfezione: la posta in gioco era altissima, ma nonostante tutto c'è stato soltanto un ammonito».

 

In un periodo in cui in tanti si scagliano pesantemente contro i direttori di gara, Muroni naviga controcorrente.
«Pochi giorni fa – racconta – sono stato a Macomer per assistere alla finale di Coppa Italia tra Castelsardo e Lanusei. Ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con il presidente regionale dell'Aiac, Angelo Agus, e con il vice presidente della FIGC Sardegna, Carta, che mi hanno chiesto quale fosse la mia opinione sulla classe arbitrale.
Io sono convinto, ne ho parlato anche alla riunione che è andata in scena nei mesi scorsi, che apparteniamo tutti alla stessa famiglia, queste guerre tra fazioni sono assolutamente controproducenti per tutto il movimento, stanno accadendo delle cose bruttissime.
Si tratta soltanto di rispettare delle regole, peraltro molto chiare, nel pieno rispetto dei ruoli. Non tollero che un mio giocatore contesti le decisioni del direttore di gara, serve collaborazione, non sterili polemiche che non portano da nessuna parte.
Dobbiamo aiutare questi ragazzi, perchè solo così possiamo sperare che sbaglino il meno possibile: sono soggetti a una pressione notevole, da parte dei 22 in campo, delle due panchine e soprattutto del pubblico: rendiamoci conto che in queste condizioni è difficile mantenere la calma e la serenità necessarie per affrontare un impegno di questo tipo.
D'altronde –
conclude – si tratta di una figura imprescindibile per questo gioco: è un nostro interesse primario metterlo nelle condizioni di poter operare al meglio».

 

Per il tecnico, chi sostiene la tesi della malafede degli arbitri commette un grosso errore:
«Mi chiedo con che criteri si possa pensare una cosa del genere: che interessi ci sarebbero ad avvantaggiare una squadra a discapito di un'altra? Non dimentichiamoci che di solito c'è un commissario di gara che valuta l'operato del direttore di gara: sarebbe folle, fatico davvero a comprendere come un individuo possa andare contro i suoi stessi doveri, per perseguire chissà quale fine subdolo»

 

Torniamo al calcio giocato: i tre punti di domenica vi hanno proiettato in vetta alla classifica; cambia qualcosa per voi?
«Ai ragazzi ho detto: non bisogna avere mai la presunzione di voler rimanere sempre sulla corsia di sorpasso, perchè quando meno ce lo aspettiamo c'è qualcuno più rapido, più veloce di noi. I cali sono fisiologici, nel corso di una stagione capitano a tutti, e noi ne sappiamo qualcosa.
Da questo momento, dobbiamo prestare maggiore attenzione, anche più rispetto al passato; non siamo mai stati in testa, se non per qualche breve momento, sappiamo che i nostri avversari daranno il massimo per fermarci ma noi siamo determinati e vogliamo rimanere in alto sino alla fine».

 

Oltre alla tecnica, l'Uri ha disposizione grandi qualità sul piano caratteriale; le ultime sei vittorie parlano chiaro, in questo senso: il momento sfortunato è ormai acqua passata.
«Io non credo alla sfortuna – taglia corto -, per me è aria fritta, ciò che conta sono i fatti concreti. E' stata solamente colpa nostra, evidentemente in quel periodo non siamo stati sufficientemente svegli».

 

Temeva un contraccolpo dal punto di vista psicologico?
«I ragazzi sono sempre stati tranquilli, una delle mie prerogative è cercare di mettere al riparo il gruppo dalle tensioni, cercando di mettere tutti nelle condizioni migliori per esprimesi al meglio e, possibilmente, divertirsi.
Borrotzu l'altra sera mi ha confessato che nel corso della sua lunghissima carriera non aveva mai trovato un ambiente sano come il nostro: significa che siamo persone serie, dobbiamo soltanto continuare con questo spirito».

 

Nel mercato di dicembre siete corsi ai ripari, piazzando due colpi da novanta.
«Con l'intento di fare un ulteriore salto di qualità – conferma -.
Cirina è un giocatore che farebbe comodo a tantissime società di Serie D, ci ha regalato ordine e sicurezza; stesso discorso per Silvetti, che ha messo a disposizione la sua esperienza: tra i due si è creata un'intesa perfetta, il loro arrivo ci ha permesso di poter sviluppare un gioco completamente diverso, ora stiamo raccogliendo i frutti».

 

Tutti ormai danno per scontato il vostro approdo in Eccellenza, considerando soprattutto la forza e la grande competitività della vostra rosa.
«Nessuno però ci obbliga a vincere, anche se è inutile nascondere le nostre ambizioni; cercheremo di non deludere la società, ma ho già avvisato i dirigenti: è grazie a loro se mi sono rimesso in gioco, e dopo l'approdo in Promozione sogno, con il massimo dell'entusiasmo, l'ennesimo salto di categoria; questa squadra ha potenzialità enormi, e con due-tre interventi mirati, senza stravolgimenti inutili, può fare bene anche in Eccellenza».

 

Al traguardo mancano dodici tappe:
«Si tratta soltanto di avere la giusta dose di autostima, siamo forti e lo stiamo dimostrando. Ora serve concentrazione ed impegno costante e continuo: i risultati arriveranno».

 

Dopo la sfida d'alta quota alla Dorgalese, siete attesi da due trasferte insidiosissime contro Fanum e Codrongianos.
«Pretendo attenzione massima, sempre e comunque, a prescindere dalla posizione in classifica del nostro avversario. La sconfitta dell'Usinese nell'ultimo turno ci deve servire da lezione: non possiamo dare niente per scontato, così facendo si incappa soltanto in bruttissime figure».

In questo articolo
Campionato:
Stagione:
2014/2015
Tags:
Sardegna
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Girone B