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Eccellenza
«Campionato competitivo, ci vuole una rosa ampia»

L'Atletico Uri spera in un ripensamento di Borrotzu, il diesse Colombino: «È un uomo spogliatoio, un punto di riferimento, con Chelo formerebbe una delle coppie-gol più forti del campionato»

L'Atletico Uri rischia di perdere il suo capitano e uomo simbolo. Come un fulmine a ciel sereno Antonio Borrotzu si tira fuori dalla contesa annunciando che per problemi personali lascia il club giallorosso dopo tre stagioni in cui i gol, quasi 80, sono più delle presenze fatte nei campionati di Prima categoria, Promozione ed Eccellenza. I tifosi si interrogano sull'addio, la società è spiazzata e spera in un ripensamento del bomber 38enne reduce da un super campionato con 30 reti all'attivo e il titolo di capocannoniere. «Da parte nostra la porta per Antonio resta aperta - dice il neo diesse Andrea Colombino - Sapevamo che aveva problemi lavorativi e che campa non dal calcio ma dal lavoro, è normale che dia priorità a quello e non al calcio ma la sua decisione è stata inaspettata. Per l'Atletico Uri è un uomo spogliatoio, un punto di riferimento e se tornasse sui suoi passi lo accoglieremmo a braccia aperte. Personalmente spero possa essere messa a posto la situazione al lavoro e così avremmo il piacere di averlo con noi per l'inizio della preparazione». L'ex direttore sportivo della Torres non trova correlazioni tra l'acquisto di Michele Chelo, attaccante reduce da un campionato di serie D proprio coi rossoblù, e l'improvviso addio di Borrotzu: «Era perfettamente informato della tattativa che stavamo facendo con Chelo, e il mister Cirinà e la società erano contentissimi del lavoro fatto sul mercato perché Chelo-Borrotzu sarebbe una delle coppie-gol più forti del campionato, il primo rapido e pronto ad attaccare gli spazi, il secondo scafato, esperto e con un innato senso del gol». La società urese si aspetta dunque un ripensamento del proprio capitano ma è pronta anche ad affrontare un suo definitivo addio. «Nel calcio si è tutti utili e nessuno indispensabile - osserva Colombino - abbiamo una bella rosa a prescindere da Borrotzu che è, come detto, un giocatore fondamentale sotto tanti punti di vista, mi auguro perciò che si riavvicini all'Uri. Se poi non riuscirà a conciliare la situazione lavorativa con gli impegni del calcio ne prenderemo atto ma non ci saranno altri interventi in attacco». 

Il neo diesse dei giallorossi analizza la campagna acquisti che ha visto, oltre all'arrivo di Chelo, anche quello del difensore Alessio Fadda, classe '95, ex Fertilia, dell'attaccante Luca Carboni, con Cirinà al Ploaghe e reduce da un lungo stop per infortunio. Con le conferme dei vari Sini, Silvetti, Delogu, Piras, Tedde e Puddu, c'è stato un massiccio intervento sul parco fuoriquota: il portiere Emanuele Sotgia, classe '97 dall'Ozierese, il difensore Luca Erittu '97, ex Primavera del Cagliari e cresciuto nel Latte Dolce, dal cui settore giovanile sono stati presi Sebastiano Onali ('97, centrocampista), Marco Fois ('98, ceduto in prestito nel dicembre scorso al Porto Torres in Promozione) ed Edoardo Pulina ('97, reduce da un bel campionato col Bonorva in Promozione), dalla Torres arrivano invece i due '99 Enrico DeloguAndrea Milia entrambi convocati nella Rappresentativa Allievi all'ultimo Torneo delle Regioni. «D'accordo con mister Cirinà abbiamo introdotto diversi giovani per sopperire a qualche carenza dell'anno scorso. Gli arrivi di Fadda e Chelo si spiegano col fatto che il campionato di Eccellenza è lungo e maggiormente competitivo rispetto allo scorso anno. Poi non tutti i giocatori possono essere al top della condizione, ad esempio Carboni è reduce da un infortunio e non bisogna avere fretta nel recupero ma avere i tempi giusti, la rosa ampia è giustificata dal fatto che lo società tiene a ben figurare anche in Coppa Italia. Non scordiamoci, tra l'altro, che alla prima giornata ci sarà squalificato Silvetti e Fadda può giocare centrale, così come non è detto che il tecnico non giochi con 4 giocatori d'attacco tra Tedde, Puddu, Chelo, Carboni e Borrotzu».

 

Andrea Colombino spiega la scelta di accettare una piazza come Uri e l'Eccellenza dopo la bella esperienza alla Torres in serie D. «Stavo aspettando ma rischiavo di rimanere col cerino in mano, ho pensato che l'Atletico fosse una grande opportunità, per la presenza di persone serie, oneste e ambiziose. A me piace fare questo lavoro e farò il corso a Coverciano per diventare professionista visto che la carta d'identità è dalla mia parte. L'Eccellenza è una categoria importante anche se inferiore alla serie D, ci sono giocatori che hanno fatto il professionismo, con società molto più solide di una stessa Torres». Che invece ha smontato il bel castello costruito col mercato estivo e poi di riparazione e ben assemblato da Marco Sanna. «Se avessimo continuato con la stessa base di squadra - dice con rammarico Colombino - proseguendo col lavoro di mister Marco Sanna, del vice Pietro Rubino e del nostro staff, con 3-4 innesti grandi e una Juniores che era sottoleva, la Torres vinceva il campionato. Al di là dei vari Scotto, Demartis, Lisai e Masala c'erano ragazzi non sardi come Cossentino, Biondi, Casini che fino all'ultimo hanno aspettato il colpo di scena per quanto riguarda la società. Le fantomatiche cordate probabilmente c'erano ma Piraino ha voluto proseguire. Ma se chiudi la stagione portando 4mila spettatori allo stadio perché non ripartire da quel gruppo? Il calcio purtroppo è in mano a persone che non fanno certe valutazioni, sono rimasto deluso dalla scelta di Capitani di cedere non a persone del posto che avrebbero potuto proseguire sulla strada tracciata lo scorso anno. Perché la Torres, negli undici, non era inferiore alla Viterbese, a gennaio avrò chiamato una sessantina di giocatori (tra cui Sandomenico, Mastinu, Oggiano, Iadaresta), dopo i tagli di Damiano, Santaniello, Bottone e la perdita di Rasak, per completare la rosa abbiamo preso Negro, Solinas ed El Kamch. Il problema era la rosa corta che ha portato la squadra a spremersi nella rincorsa, a perdere punti preziosi con Astrea e San Cesareo e non avere più benzina nel finale. L'Olbia l'abbiamo battuta due volte in campionato ma nella finale playoff aveva in panchina Molino, Formuso, Gallo, De Angeli mentre noi noi due '98 e un '99. Marco Sanna aveva trasferito il suo carattere alla squadra, la sua visione professionale con un fare umile. Siamo riusciti a creare entusiasmo pur con una società distante, eravamo una famiglia che è riuscita a fare molto più di una squadra normale, tra penalizzazioni e stipendi che non arrivavano. Rimane una bellissima esperienza».

In questo articolo
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2015/2016
Tags:
Sardegna