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Marceddu si tiene stretta la vittoria del Siligo: «Nessuno ci ha regalato mai niente»
«Abbiamo lottato sino alla fine»

Marceddu si tiene stretta la vittoria del Siligo: «Nessuno ci ha regalato mai niente»

Sono serviti i play-out al Siligo per conquistare la salvezza, arrivata soltanto ai tempi supplementarti della bellissima sfida contro il Campanedda di mister Tore Secchi; la squadra allenata da Domenico Marceddu si è complicata la vita, come ammette il tecnico, dilapidando un vantaggio importantissimo nei confronti delle inseguitrici e sprofondando letteralmente, nelle ultime tre giornate, nelle parti basse della classifica.
Domenica quindi è servita una prova di grandissimo carattere e di orgoglio per portare a casa la vittoria più importante della stagione, arrivata nonostante la stanchezza per un cammino estenuante che si è concluso però nel migliore dei modi.

 

«Era una partita molto difficilespiega Marceddu -, perchè il Campanedda è un ottima squadra e non meritava di retrocedere, mi dispiace tantissimo per loro.
I miei ormai erano alla frutta: dopo la partita di Ossi erano distrutti, quindi abbiamo lavorato sulla testa, erano stanchi mentalmente; eravamo certi di essere fuori dalla lotta per non retrocedere e invece non è andata così, il calcio è strano.
La partita fondamentalmente è stata molto bella, loro hanno giocato molto bene il primo tempo, meritavano qualcosa di più, pero Piroddi, il nostro portiere, ci ha salvato, è stato grande. Poi son crollati, pian panino, a causa del caldo, il nostro è un campo molto pesante e i miei sono tutti ragazzi abbastanza giovani, a livello atletico eravamo quindi più freschi, anche se loro sono più forti; a noi mancavano quattro titolari espulsi: Vargiu, Devinu, Camboni e Tore Piu che è il nostro bomber; ma il pubblico fortunatamente ci ha dato la carica per buttare il cuore oltre l'ostacolo.
Non avevo la possibilità di fare molti cambi, siamo partiti con 16 giocatori, da questo punto di vista tutto il campionato è stato molto duro.
Domenica ci siamo complicati la vista sbagliando un rigore, poi invece Derudas è riuscito a mettere dentro la palla più importante.
E' prevalsa la voglia di vincere, la consapevolezza che non meritavamo quella posizione; il pubblico, come ti ho detto prima, è stato eccezionale: c'era tanta di quella gente che è stato impressionante, erano anni che non vedevo il campo così pieno di tifosi, bisogna arrivare ai play - out per poter coinvolgere così tanta gente, però purtroppo sono partite che ti provano, infatti io ero distrutto, ho le corde vocali completamente rovinate (ride)».

 

Nelle ultime giornate avete rischiato seriamente di compromettere tutto il buon lavoro fatto quest'anno: ha avuto paura che la squadra non avesse più le energie per reagire?
«Si, paura si; a Ossi, dopo la partita, ho visto tutti i ragazzi piangere; anche io ero molto stanco e scoraggiato. Ho dovuto rimettere in discussione tutto, avevo paura perché non volevo assolutamente incontrare il Campanedda, loro stavano attraversando un ottimo periodo di forma, trovare una squadra che è al top mentre tu stai attraversando un momento diametralmente opposto è molto dura. Ho cercato di infondere ai ragazzi la positività e la grinta che mi contraddistingue come uomo, e siamo riusciti fortunatamente a salvarci.
I ragazzi sono stati molto bravi, mi hanno ascoltato con grande tranquillità e in campo hanno dato tutto.
La paura c'era, soprattutto perchè abbiamo dilapidato un grossissimo vantaggio: dopo la partita con la Lanteri avevamo otto punti in più rispetto a loro, gliene servivano nove per salvarsi, ne parlai anche con il loro allenatore, a noi invece ne mancavano solo tre, invece ce la siamo dovuta sudare e la Lanteri ha strappato la salvezza diretta.
I miei 16 giocatori li ho spremuti tutto l'anno, non avevo più cambi, giocavano sempre gli stessi, erano molto stanchi anche mentalmente; non ci ha regalato niente nessuno, ce la siamo sudata sino alla fine».

 

Immagino che per il prossimo anno cercherete di puntare ad una salvezza leggermente più tranquilla.
«Molto dipenderà dalla dirigenza, dalle forze che riusciremo a mettere in campo; c'era finalmente tanta gente al campo, mi ha fatto piacere; noi possiamo contare sul supporto della Brigata Veleno, abbiamo dei tifosi che ci seguono ovunque, ma per me è stato come tornare indietro di 10 anni.
Mi auguro che qualcuno ci pensi e ci dia una mano, spero di trovare persone interessate a seguirci e a creare una buona società. Per avere una squadra forte ci vuole un direttivo forte, non si può mandare avanti un club in quattro persone, come succede da noi.
Puoi solo creare un buon ambiente per mettere a loro agio i ragazzi che vengono a giocare: alcuni di loro arrivano da Torralba, da Mores, da Thiesi; devi incentivarli in qualche modo per convincerli a giocare con il Siligo, ci vuole più impegno da parte di tutti».

A chi dedica questo successo?
«Devo dedicare la salvezza ai ragazzi: hanno creduto in me, nel presidente, in Giuseppino, in Gianpiero, in Fabrizio e negli altri dirigenti. Hanno creduto in noi, ma chi si è allenato son loro, loro hanno dato l'anima, sono stati bravi, non sono mai mancati agli allenamenti: 16 eravamo e 16 siamo rimasti.
Voglio dedicare questo successo in particolare a mia moglie Vanna, perchè è lei che ci prepara le cene ed è lei che mi sopporta quando sono incazzato».

In questo articolo
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2012/2013
Tags:
15 Ritorno
Girone G