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Marteddu: "Avrei difeso ancora i colori del mio paese, ma nessuno mi ha più considerato"
A Bono, l'Atletico perde un pezzo da 90

Marteddu: "Avrei difeso ancora i colori del mio paese, ma nessuno mi ha più considerato"

Gian Mario Marteddu lascia l’Atletico Bono, squadra che quest’anno ha ben figurato in Prima categoria e risponde alle critiche dei suoi ex-dirigenti. Difensore col vizio del gol (7 sigilli quest’anno) con trascorsi importanti in Eccellenza e Promozione con le maglie del P.Sant’Elia, del Pula e del Buddusò, oltre che col Cus Cagliari,due anni fa era tornato nel suo paese per dare una mano alla squadra che militava in Seconda categoria. E li ottiene la promozione in Prima e la permanenza nella categoria ma non accetta critiche della dirigenza.Gian Mario Marteddu, difensore col vizio del gol

Gian Mario un cambio di maglia con una coda polemica, cosa è successo?

Vorrei premettere che non è mia abitudine creare polemiche e avrei evitato anche stavolta. Accetto le critiche, sempre che mi siano esposte direttamente e mi venga data la possibilità di controbattere. A chi mi ha criticato per aver lasciato l’Atletico Bono rispondo subito che non è una questione di soldi o di categoria, ma la mia scelta è dettata da altre questioni.

 

Che genere di questioni?

Innanzitutto vi dico che sarei rimasto a Bono e che la squadra del mio paese era per me la prima scelta, ma fino a metà luglio nessun dirigente mi ha contattato. Questo mi sembra abbastanza assurdo considerato l’andamento della scorsa stagione. Penso che la società avrebbe dovuto contattare subito tutti i giocatori locali e non dare per scontata la loro permanenza. Nel frattempo ho ricevuto altre richieste importanti che ho iniziato a prendere in considerazione visto che da Bono non si è fatto sentire nessuno. A questo punto qualche dirigente ha messo in dubbio il mio attaccamento alla maglia sapendo che, proprio per attaccamento alla maglia, ho giocato per mesi con un problema al ginocchio e rinviato l’operazione alla conclusione del campionato. C’è rammarico da parte mia perché per la squadra del mio paese era arrivato il momento di fare il salto di qualità e puntare in alto.

 

In che senso?

Nel senso che anche dopo un buon campionato come quello appena terminato alcuni dirigenti parlano di annata storta e affermano che bisogna ricostruire. Ma ricostruire cosa? Abbiamo fatto 47 punti da matricola, la permanenza nella categoria non è mai stata in discussione e abbiamo giocato tante partite con 3-4 fuoriquota. Tantissime critiche al mister uscente Romano Marchi che per me è stato un lusso sia come allenatore che come portiere. Il mister ha sempre fatto le scelte usando come unico criterio la meritocrazia e forse questo rappresentava un problema per certi dirigenti che non lo hanno riconfermato adducendo come motivazione il mancato possesso del patentino o problemi nello spogliatoio (in realtà inesistenti).

La verità è che a Bono si stava raggiungendo la giusta mentalità per fare campionati interessanti ma evidentemente stare al vertice in un campionato di prima categoria e cercare di arrivare alla Promozione è un obiettivo che alcuni dirigenti perseguono a parole ma non con i fatti.

L’Atletico Bono è comunque la squadra in cui sono nato per cui gli auguro di fare bene nella prossima stagione ma, soprattutto, mi auguro che chi rappresenta l’Atletico Bono lavori per il bene del paese e della società.

In questo articolo
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2014/2015