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Promozione
«Obiettivi? Puntiamo ai primissimi posti»

Muroni prende per mano il suo Atletico Uri: «Crescere assieme è una soddisfazione unica»

Quando si parla con mister Giovanni Muroni, si ha la netta sensazione che il pallone sia solo un pretesto, un aspetto secondario, e che in realtà l'oggetto principale della discussione sia la vita, in tutte le sue molteplici sfumature. Una questione di mera tattica si trasforma all'improvviso in una favola che ha come significato ultimo l'armonia tra le parti che formano un insieme; un episodio sfortunato, come le tre reti subite da un giovane portiere al suo esordio, diventa una lezione densa e profonda, per tutti, e non solo per i diretti protagonisti, sulla sconfitta, sul riscatto e sull'autostima. Paradossalmente, l'ottimo momento attraversato dall'Atletico Uri, ad una sola lunghezza dalla Dorgalese prima in classifica, passa in secondo piano, lasciando spazio ad un discorso dalla portata ben più ampia, che nasce e si sviluppa naturalmente, con genuina spontaneità. «Stiamo mettendo in piedi un buon progetto – ammette soddisfatto il tecnico che ha portato in Promozione l'Uri –  sono estremamente felice, e lo dico con il massimo della sincerità: la squadra sta assimilando le indicazioni, utili evidentemente, che io cerco semplicemente di proporre».

 

Indicazioni di carattere tattico?
«Non solo: dobbiamo sempre tenere ben in mente che il calcio è soprattutto un gioco, e per fare bene occorre divertirsi, ma farlo per davvero. I risultati sono una conseguenza, arrivano con l'entusiasmo»

 

Uno dei compiti dell'allenatore è comunque quello di schierare in campo, al meglio, i propri giocatori
«Certo, ma niente ci vieta di usare un pizzico di fantasia in più rispetto al solito, per rendere la pillola meno amara. E' così che ho incominciato a parlare di triangoli, triangolazioni e rombi, quasi come se si trattasse di una fiaba»

 

Una bella sfida, che presenta comunque i suoi rischi: quello maggiore è di non essere compresi
«Ho soltanto fatto un tentativo: proviamo a sistemarci in campo basandoci su questo piccolo stratagemma, ho detto ai ragazzi; se non funziona, nessun problema, continuiamo come abbiamo fatto sino ad ora»

 

Può essere più preciso e fornirci qualche dettaglio in più?
«Il campo è semplicemente una porzione di spazio in cui agiscono, più o meno liberamente, dieci elementi, considerato che il portiere in questo senso svolge un ruolo differente.
E' tutta una questione di movimenti, e di ospitalità: ogni giocatore occupa una casella, ma deve essere pronto e reattivo a cedere la sua posizione ad un compagno, e così via di seguito. Si crea una situazione decisamente dinamica, imprevedibile»

 

Ed estremamente efficace, ma solo se si tiene conto di un punto importantissimo
«Le posizioni non sono fisse, altrimenti si rischia di lasciare troppa libertà agli avversari, e il tutto diventa controproducente. I moduli sono dei semplici numeri: una grande squadra sa adattarsi, agire in base alle armi del nemico, e ai relativi punti deboli»

 

Immagino sia una bella soddisfazione prendere per mano i propri giocatori ed accompagnarli in questo processo di crescita decisamente importante
«Il lavoro in questo senso è più semplice rispetto al passato: scherzo spesso con il mio vice, Franco Cariola, quando gli dico che i giovani di oggi sono più ricettivi e assimilano meglio certi concetti rispetto ai ragazzi della sua generazione, ma ovviamente è solo una battuta. La realtà è un'altra: il calcio è in continua evoluzione, e io, nonostante l'età, cerco di aggiornarmi e soprattutto di pensare sempre a qualcosa di nuovo».

 

E gli avversari spesso non possono fare altro che arrendersi, come è successo peraltro nell'ultima giornata di campionato
«Qualcuno mi ha definito, simpaticamente, un 'mago', ma io ci tengo a fare un'analisi differente: potevamo chiudere il primo tempo sotto di due gol, ma il nostro giovane portiere è stato prodigioso.
Ci ha dato una dose di fiducia incredibile, i ragazzi hanno capito che potevano osare qualcosina in più, e nella ripresa non c'è stata più storia, come hanno riconosciuto tutti, tra le altre cose».

 

Di fronte avevate un cliente scomodissimo, capace, per esempio, di fermare sul pari una lanciatissima Usinese
«Sono una squadra di primo livello, con diversi giocatori, penso ad esempio a Gianluca Soggia e ad Armando Casu, che hanno calcato palcoscenici importanti e rappresentano un valore aggiunto in termini di esperienza, oltre che sul piano qualitativo»

 

Cosa ha fatto la differenza tra voi e loro?
«Sapevamo che se avessimo lasciato l'iniziativa agli avversari avremmo rischiato seriamente di perdere il confronto. Per portare a casa dei punti, potevamo solo tentare di metterli in difficoltà sul piano del ritmo e dell'intensità della manovra, e così è stato. Non era assolutamente facile, anzi: al mio dirigente accompagnatore ho detto, senza che mi sentissero i giocatori, che un pareggio sarebbe stato un ottimo risultato, ma grazie ad un secondo tempo spettacolare siamo riusciti a portare a casa il bottino pieno».

 

I tifosi incominciano a sognare: come dargli torto?
«Qualche addetto ai lavori sostiene che l'Atletico Uri visto in queste prime cinque giornate potrebbe ben figurare anche nel campionato di Eccellenza. Teniamo i piedi per terra, e continuiamo a lavorare. Io comunque ci spero».

 

Probabilmente, per pensare in grande, sarà utile subire qualcosa in meno.
«E' vero, sono perfettamente d'accordo, 11 reti forse sono eccessive, ma dobbiamo tenere conto che siamo anche il miglior attacco».

 

Una chiara allusione alla filosofia zemaniana?
«E' un'interpretazione che prendo volentieri in prestito: il calcio è spettacolo, non devono divertirsi soltanto i nostri tifosi, quindi, ma possibilmente anche quelli della squadra avversaria; il gol è il momento più importante, è l'essenza di questo sport. Per vincere, bisogna soltanto segnare una rete in più dei nostri rivali, la questione è semplice».

 

Con una media di più di 4 reti a partita è difficile starvi dietro.
«Non è tutto, perchè la squadra inoltre sta offrendo, penso, un buon calcio: speriamo di continuare su questa strada anche per quanto riguarda le vittorie».

 

Diamo una mano agli avversari: avrete anche voi un punto debole, in questo momento.
«Non ho potuto disporre di tutti gli elementi della rosa, per una concatenazione di cause e fattori diversi. In particolare, ci siamo trovati ad affrontare delle grosse difficoltà per quanto riguarda i due centrali, un aspetto che ci ha penalizzato notevolmente. Stiamo studiando degli accorgimenti, e di conseguenza possiamo già raccogliere i primi frutti: per la seconda volta nell'arco di queste cinque gare, non abbiamo subito reti. Era già capitato all'esordio, ma domenica ci siamo riusciti contro una squadra nettamente più forte, e in trasferta».

 

Le gambe girano a mille, tatticamente le cose vanno, se possibile, ancora meglio: per diventare imbattibili, non resta che curare l'aspetto mentale: Il Sorso è pronto a stabilire a che punto siete.
«In questo senso domenica affronteremo un banco di prova se si vuole ancora più impegnativo, rispetto alla sfida con il Lauras. Veniamo da una vittoria eclatante, in questi casi c'è il rischio che i giocatori si sentano appagati. Se riusciamo a non commettere questo errore, presentandoci alla sfida con il massimo della concentrazione, questa squadra potrà togliersi tantissime soddisfazioni».

 

Come, ad esempio, vincere il campionato?
«Stiamo lavorando per fare un ulteriore salto di qualità. Le potenzialità sono tante, mi limito a dire che possiamo terminare il campionato nelle primissime posizioni».

 

Sempre che si riescano ad evitare, nel limite del possibile, gli incidenti di percorso: sino ad ora avete perso soltanto una volta, ma la sconfitta rimediata contro la Dorgalese ha fatto tanto rumore.
«Abbiamo subito tre gol su altrettanti tiri dalla distanza, in sei minuti, che ci hanno letteralmente tagliato le gambe, ma la storia è più articolata. Si trattava dell'esordio per il nostro giovanissimo portiere, Walter Frau, che sostituiva il titolare, indisponibile per questioni di lavoro; probabilmente ha pagato eccessivamente il peso della responsabilità, in una trasferta peraltro difficilissima.
Forse i suoi compagni avrebbero dovuto evitare di concedere tutte quelle possibilità agli avversari».

 

Un tecnico rappresenta un vero e proprio valore aggiunto quando riesce a ricucire, con discrezione e altrettanta abilità, gli strappi intimi che affliggono i suoi giocatori.
«Di solito non dico nulla dopo la partita, perchè a caldo si rischia di esagerare nei toni, a discapito del buon senso che in questi casi dovrebbe sempre farci da guida.
Il martedì successivo, alla ripresa degli allenamenti, ho avuto la possibilità di confrontarmi con il ragazzo: il fatto che fosse estremamente dispiaciuto era un fattore positivo, un segno di grande attaccamento alla maglia, uno degli aspetti che fa più onore ad un giocatore. In quell'occasione, Frau mi ha fatto una promessa, stringendomi la mano: mi ha garantito che in futuro ci avrebbe messo un pizzico di attenzione in più».

 

Ma per Muroni la cosa più importante è un'altra.
«Non dobbiamo mai dimenticarci che si tratta di un gioco, in cui sono indispensabili serenità d'animo e autostima».

 

L'allenatore non dimentica le contestazioni e le critiche arrivate dopo quella sconfitta:
«Il tempo è un testimone impeccabile, l'ultima parola spetta a lui. Frau si sta allenando con serietà e grande professionalità, ha delle qualità importanti. Domenica è stato fondamentale, ha permesso all'Uri di vincere la partita, nonostante non fosse al massimo della condizione fisica».

 

La vicenda si conclude con il più classico dei 'lieto fine': una delle tante lezioni che il calcio ci offre puntualmente tra le righe, e che dovrebbe essere importante, perchè no, nelle vicende legate al nostro quotidiano.
«In realtà, è sceso in campo per un infortunio capitato al collega durante il riscaldamento: sapevo che potevo fidarmi, ma era lui che doveva sentirsi pronto. Ci siamo guardati negli occhi, e ho capito che non avrebbe sbagliato per la seconda volta.
Dobbiamo dare fiducia ai nostri giovani, se no sbaglieremmo due volte: in primis scegliendoli per far parte del progetto, e poi, aspetto ancora più grave, demolendoli alla prima vera difficoltà».

In questo articolo
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2014/2015
Tags:
Sardegna
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