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«Oppes è stato un collega preziosissimo»

Pozzomaggiore, applausi a scena aperta; Falchi: «Bravi a sbaragliare la concorrenza delle nostre rivali con grinta e determinazione»

Il Pozzomaggiore vince la sua grande scommessa e approda in Prima Categoria dalla porta principale, aggiudicandosi il primo posto al termine di una stagione dura ma allo stesso tempo ricca di soddisfazioni, in cui i rosso-blu sono riusciti a vincere la concorrenza agguerrita di diverse compagini, tra tutte Cuglieri e Ottana, che hanno dato battaglia sino all'ultimo minuto utile di questo campionato.Grandi meriti vanno, ovviamente oltre ai giocatori, a mister Pinuccio Falchi, venti anni di panchine alle spalle e diversi trionfi, che ha guidato magistralmente la squadra con l'aiuto, prezioso e fondamentale, di Pierangelo Oppes: per loro, si trattava di una questione di cuore e di orgoglio, missione compiuta con il massimo dei voti dunque, con il paese pazzo di gioia per un traguardo eccezionale.

 

«Devo essere sincero – ammette Falchi – non siamo partiti con l'obbiettivo di vincere il campionato, soprattutto perchè il direttivo attuale si è formato soltanto all'ultimo momento, grazie ad un gruppo di amici, Fadda e Corongiu su tutti, che hanno deciso di mettere su questo progetto, nato quasi per caso.
Per quanto mi riguarda
– precisa – volevo prendermi una pausa e staccare un po' la spina dalla panchina, ho una figlia che sta intraprendendo il percorso da arbitro e mi sarebbe piaciuto seguirla a tempo pieno, ma alla fine sono stato convinto a sposare questo progetto».

 

La possibilità di lavorare con un amico come Pierangelo Oppes è risultata decisiva:
«In molti mi consigliavano di non accettare una soluzione così atipica; tra di noi però c'è sempre stato massimo rispetto: forse lui ha riconosciuto che avevo più esperienza, lasciandomi l'ultima parola.
Si è confermato una persona in gamba, dotato di grande buon senso, e molto competente: in passato si è occupato, soltanto per qualche mese, di una squadra in Terza Categoria, ma ha maturato, prima come giocatore e poi come dirigente, esperienze notevoli».

Il tecnico racconta le dinamiche che hanno portato a questo duplice ingaggio:
«La società ha contattato il sottoscritto, poi, di fronte al mio rifiuto, si è concentrata su Oppes, che alcuni giorni dopo mi ha chiamato per propormi la sua idea: avrebbe accettato soltanto se io fossi stato al suo fianco.
Pensavo che in due l'impegno sarebbe stato più leggero e si sarebbe potuto lavorare meglio: i fatti ci hanno dato ragione; considerando che in venti anni non ho mai avuto un secondo, si è trattata di un'ottima sorpresa».

 

Il resto, è stata una conseguenza:
«Ci siamo messi al lavoro per costruire una squadra competitiva, anche se c'è da dire che partivamo da un'ottima base, composta da diversi elementi molto validi: eravamo convinti che con 4-5 acquisti mirati si sarebbe potuto competere sino all'ultimo per la vittoria finale, alla luce dell'ottima annata scorsa: gli arrivi di Agostino e Angelo Meloni, tra gli altri, sono risultati fondamentali».

Le buone sensazioni della vigilia sono state puntualmente confermate in campo.
«E' andato decisamente tutto per il verso giusto, nonostante una partenza non proprio brillantissima. Io ho sempre creduto nelle potenzialità di questa squadra, anche quando le cose non giravano come ci aspettavamo: le quattro sconfitte consecutive sono state difficili da digerire, forse abbiamo pagato oltremisura l'assenza di Agostino Meloni, o più probabilmente serviva del tempo per amalgamare il gruppo con gli ultimi arrivati.
L'infortunio a Gianmarco Casule, il nostro centrale difensivo, non ci ha aiutato: siamo stati costretti ad adattare Marco Fadda, il capitano della squadra e il giocatore forse più rappresentativo, ad un ruolo inedito».

 

Dopo la tempesta, è arrivato il sereno, con quattordici risultati utili consecutivi.
«Abbiamo trovato la quadratura del cerchio, e da quel momento è cominciata la nostra marcia inarrestabile. Sapevamo che per centrare il colpo grosso non ci sarebbero più dovuti essere intoppi, la fortuna è stata dalla nostra parte in questo senso».

 

Per vincere, occorre che tutti gli aspetti funzionino alla perfezione, a partire dalla società.
«I dirigenti sono sempre stati vicini alla squadra, a partire dagli allenamenti: non mi era mai capitato, in più di vent'anni di calcio, di avere a che fare con persone che, seppur giovani, hanno saputo affiancarci con così tanta professionalità.
I giocatori poi hanno mostrato una predisposizione al lavoro eccezionale: la tecnica non basta, per esprimersi ad alti livelli serve il sacrificio, e il rispetto.
La condizione atletica, probabilmente, ha fatto la differenza: nel girone di ritorno correvamo con due marce in più rispetto agli avversari, nel secondo tempo venivamo puntualmente fuori alla grande».

 

La partita della svolta è stata quella contro la Paulese, in cui il Pozzomaggiore ha dato prova di compattezza e determinazione propria delle grandi formazioni.
«Vincevamo per 2 a 0, ma abbiamo subito la rimonta, cosa che ci ha fatto perdere la testa: non c'è stata la reazione che mi aspettavo, almeno all'inizio; anzi, la situazione negativa si è aggravata con le due espulsioni.
Eppure, in nove, siamo stati in grado di strappare i tre punti, vincendo per 4 a 2. In quel momento ho capito che avevo a disposizione un potenziale enorme, sia per quanto riguarda la mentalità, che per il carattere».

 

Una superiorità che è emersa nettamente anche in occasione degli scontri diretti:
«Io non penso, a differenza di quanto sosteneva qualcuno in paese, che il Pozzomaggiore fosse la compagine più forte del torneo; certo, in rosa ci sono giocatori validi, di assoluto spessore, ma alcuni di loro non avevano mai fatto così bene come quest'anno, ed è un dato che ci deve riempire di orgoglio, conseguenza diretta di un ambiente sano, di una base composta da elementi locali forte e coesa che è diventata il punto di riferimento all'interno dello spogliatoio e non solo, e del grande lavoro fatto dagli allenatori. Agostino Meloni ad esempio, quest'anno ha segnato 25 gol, vivendo forse una delle sue stagioni migliori».
Spuntarla, comunque, non è stato facile:
«Il Cuglieri è partito con tantissime ambizioni, l'Ottana ha occupato stabilmente le prime posizioni sin dall'inizio, un dato che la dice lunga sul loro valore e sui loro meriti, senza dimenticare Norbello e Silanus, oltre al Borore, l'unica squadra che ci ha battuto sia all'andata che al ritorno».

 

Per il tecnico, si tratta di un successo dal sapore del tutto speciale.
«Sono di Pozzomaggiore, è bello condividere questa vittoria con i miei compaesani, con il resto del paese: è un motivo di orgoglio aver vinto in casa. Dedico questa impresa alla società, che ha creduto in me, e ovviamente al mio collega e grandissimo amico Oppes: allenare con lui è stata la cosa più bella di questo campionato».

In questo articolo
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2014/2015
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Sardegna
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