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Seconda categoria
Il tecnico: «Abbiamo riportato la gente al campo»

Virtus Villamar, un successo che sa di impresa; Casula: «Questo secondo posto vale quanto la vittoria del campionato»

Il secondo posto alle spalle dei marziani del Samassi, che si sono aggiudicati la vittoria finale a mani basse come da pronostico, rappresenta una vera e propria impresa per la Virtus Villamar, capace di confermarsi ad altissimi livelli, dopo il salto dalla Terza, sia sul piano tecnico-tattico che su quello, ancora più importante, della personalità, in un girone tutt'altro che facile, considerando la forza, il carisma e l'esperienza delle rivali, Siddi, Mandas e Perdasdefogu tra le principali.
La matricola terribile guidata egregiamente da mister Fabio 'Bibi' Casula si è resa subito protagonista di un avvio scoppiettante che ha lasciato a bocca aperta gli addetti ai lavori e soprattutto gli avversari; la seconda parte di stagione è stata, se si vuole, ancora più brillante: con il passare delle giornate cresceva infatti la pressione per un traguardo che appariva progressivamente sempre più alla portata e che i ragazzi del presidente Daniele Porcedda hanno saputo conquistare con la caparbietà e la lucidità delle grandi squadre: un biglietto da visita di tutto rispetto in vista del prossimo, probabilissimo, campionato di Prima Categoria, per il ripescaggio manca infatti soltanto l'ufficialità, ennesimo step di un vero e proprio sogno ad occhi aperti che coinvolge un paese intero.

 

«Quest'anno è stato fatto, senza ombra di dubbio, qualcosa di straordinario; per noi equivale praticamente alla vittoria del campionato, considerando che la compagine allenata da mister Agus era costruita per competere in ben altre categorie.
Come neo promossa, avevamo l'obbiettivo primario della salvezza, ma pian piano è stato possibile sollevare l'asticella delle nostre ambizioni: in un primo tempo puntavamo ad arrivare tra le prime cinque, ma sono stato io a dire ai miei giocatori che non dovevamo assolutamente metterci limiti; soltanto alla fine, infatti, avremmo tirato le somme.
Così siamo scesi in campo ogni domenica per provare a strappare il massimo, riuscendo a sbaragliare la concorrenza: questo secondo posto è assolutamente meritato».

 

Le premesse per fare bene, d'altronde, c'erano tutte.
«Mi aspettavo di fare un campionato importante – ammette Casula -: per me si tratta del terzo anno alla guida di questa squadra, che si è resa protagonista di un percorso di crescita costante.
La prima stagione siamo arrivati terzi, nonostante tutti ci dicessero che esprimevamo di gran lunga il miglior gioco del torneo; nella seconda abbiamo incominciato a raccogliere i frutti del nostro lavoro, centrando il salto di categoria; in questa stagione invece siamo riusciti a dare continuità al progetto, una cosa tutt'altro che scontata».

 

Claudio Zedda è stato uno dei valori aggiunti di questo Villamar, ma il tecnico estende ovviamente il discorso:
«Gli artefici di questa promozione sono stati diversi; uno ovviamente è proprio Zedda, arrivato da noi senza aver svolto la preparazione ma descritto come un vero e proprio fenomeno per la categoria. Io non ho mai preso le mie decisioni basandomi su questi aspetti: non mi interessa dove hai giocato prima o quanto hai segnato, tant'è che ha fatto le prime 4 gare in tribuna, sino a quando non ha trovato la condizione giusta.
Da quel momento, una volta inserito in squadra, è diventato insostituibile, uno dei nostri titolarissimi, il tassello che ha fatto la differenza.
Oltre a Zedda
– continua – va comunque ovviamente elogiato tutto il gruppo: nessuno ha abbandonato il progetto a stagione in corso; io ho cercato di coinvolgere tutti, di far sentire la mia fiducia a ciascuno di loro, anche se capita che qualche ragazzo giochi meno.
Ci tengo comunque a citare Stefano Porcedda, Davide Muscas, Sau, Simone Lai, Pilloni, oltre al nostro portiere, un elemento davvero determinante per questa cavalcata fantastica che si è conclusa con la promozione».

Per voi una prima parte di stagione da incorniciare, con ben 30 punti; nella seconda però, avete letteralmente fatto il botto, realizzandone addirittura 38: il segno più chiaro della vostra crescita in termini di personalità.
«Ci siamo tuffati in questa avventura – spiega  – sulle ali del grande entusiasmo che avevamo in dote dalla stagione precedente; attorno a novembre abbiamo accusato un piccolo calo, tutto sommato fisiologico, che ci può peraltro stare alla prima esperienza in una categoria nuova.
Siamo stati bravi a rimetterci in carreggiata e arrivare alla sfida con il Samassi, dopo la sosta, con il piglio giusto: penso che in quell'occasione è stato raggiunto l'apice di tutti questi tre anni di lavoro, una partita tecnicamente e tatticamente perfetta; peccato per il risultato, che forse ci sta stretto, ma contro una corazzata di quel tipo era difficile chiedere di più».

 

Paradossalmente, quella sfida ha sancito l'inizio del momento più delicato della stagione, con le sconfitte incassate a sorpresa in casa di Gergei e Furtei e il pari interno al cospetto della Monreale.
«Probabilmente, ci siamo sentiti all'improvviso troppo bravi e belli, dimenticandoci di quale doveva essere il comportamento da mantenere.
Ci siamo guardati in faccia, abbiamo fatto quadrato e così siamo ripartiti; al giro di boa è arrivata la consapevolezza di non essere inferiori a nessuno; anche noi avevamo le carte in regola per poter centrare qualcosa di importante, e così è stato: nelle ultime quattordici partite sono arrivate dodici vittorie ed un pareggio».

 

Centrare un traguardo così prestigioso in una comunità piccola e genuina come Villamar rende il tutto, se possibile, ancora più soddisfacente.
«E' stato bellissimo: come si dice, essere profeta in patria è difficilissimo, e a me è capitato addirittura di vincere per due anni di seguito.
Il fatto che un gruppo di amici sia riuscito a portare nel giro di tre anni una squadra dalla Terza alla Prima ci rende fieri e orgogliosi; un successo che va condiviso assolutamente con i nostri tifosi, a cui facciamo un applauso: quando sono arrivato sulla panchina del club, al campo si vedevano pochissime persone.
La situazione è cambiata diametralmente; non può che farci enormemente piacere vedere gli spalti affollati, ma il calore della nostra gente ci ha accompagnato anche in trasferte difficili come Perdas o Armungia. Penso sia meraviglioso riuscire a coinvolgere anche le altre persone in quello che fai».

 

Il Perdas è stato, tra le altre, una delle avversarie più toste.
«Onore anche a loro, si sono battuti sino alla fine, tenendo il nostro passo con ostinazione e determinazione. Abbiamo perso il match di andata soltanto nel finale, su una punizione, nonostante non fossimo sicuramente al top dal punto di vista della condizione, anzi.
Al ritorno invece, ci siamo presentati con diverse assenze, anche piuttosto pesanti, mala squadra è uscita indenne da quel confronto in cui avevamo tutto da perdere».

 

Con la promozione in tasca, è già tempo di pianificare il futuro:
«Per fare un campionato tranquillo e ottenere la salvezza con un po' di anticipo, ci mancano diversi elementi, almeno uno per reparto, oltre ai fuori quota. Sarà un problema trovare giovani validi, vedremo come andranno le cose nei prossimi mesi».

 

Il finale è riservato, come al solito, a dediche e ringraziamenti.
«In primis alla mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto anche nei momenti più bui di questa avventura; un pensiero particolare va al presidente, un carissimo amico, che si è confrontato con me ogni qualvolta ne avessi bisogno, diventando un assoluto punto fermo, non mi ha mai fatto mancare la sua fiducia.
Ci tengo a ringraziare la società, soprattutto Valerio Porcu; il mio secondo allenatore, una spalla importantissima, e tutta la squadra, i miei amici e i tifosi».

In questo articolo
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2014/2015
Tags:
Sardegna
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