Salta al contenuto principale
Promozione
Il tecnico del Lanusei a 360 gradi

Fiorenzo Pilia pedala verso l'Eccellenza

Fiorenzo Pilia, guida del Lanusei secondo in classifica nel Girone A di Promozione, racconta presente, passato e futuro della sua carriera, hobby e passioni, sogni e realtà stagionali. 30 domande per scoprire chi è l'artefice della corazzata ogliastrina.

Quando e in che modo è iniziata la sua carriera di allenatore?

E’ iniziata prima che smettessi l’attività di calciatore. Era il 1981 ed io avevo 25 anni; ero il portiere titolare del Triei, che disputava uno dei suoi primi campionati di Terza categoria. Essendo una società giovane, c’era bisogno di organizzare tutta la struttura, con occhio di riguardo al settore giovanile. La dirigenza mi chiese una collaborazione tecnica e accettai con entusiasmo. In quegli anni mi occupai un po’ di tutto, persino di tracciare il campo. E nonostante andai per qualche anno a giocare nella Baunese, rimasi allenatore delle giovanili del Triei.

Ci pare di capire che ha trascorso una giovinezza calcisticamente intensa…

Smisi di giocare a 33 anni, esattamente un anno dopo la nascita del mio primo figlio. Da quel momento assunsi la guida tecnica della prima squadra del Triei.

Quali risultati ottenne con il Triei?

Vincemmo il campionato di Terza categoria e in seguito in Seconda, arrivammo alle spalle del Bari Sardo, che fu promosso direttamente in Prima. Noi li raggiungemmo perché ripescati come miglior seconda.

Che ricordi ha di quegli anni?

Belli ed emozionanti. La soddisfazione più grande è stata la doppia promozione con la prima squadra. Ottenemmo quei successi con tanti calciatori del posto e per un centro piccolissimo come Triei (poco più di 1.100 abitanti, ndr), fu davvero un risultato di notevole importanza. Tra l’altro, lo zoccolo duro del gruppo, era formato da quei ragazzi con cui iniziai a lavorare nel 1981. Abbiamo avuto una società costantemente presente e pronta ad ogni evenienza, con in testa il giovane presidente Cosimo Monni, che dedica tuttora diverso tempo alla vita del club; cito anche Antonio Tangianu, un dirigente esemplare. Entrambi hanno fatto veramente tanto per lo sviluppo del calcio a Triei, ed inoltre hanno contribuito alla crescita professionale del sottoscritto. Mi sento in dovere di ringraziarli pubblicamente.

Una società modello insomma…

Senza dubbio si. In quegli anni a Triei si è sviluppata una nuova cultura calcistica, perlomeno per l’Ogliastra. Con la dedizione di tutti, è stato possibile portare avanti un progetto all’avanguardia. La squadra esprimeva, inoltre, un gioco ragionato, piacevole e divertente, sulla falsariga del calcio spagnolo.

Poi, l’addio…

Poi, come nella vita quotidiana, si va alla ricerca di nuovi stimoli. Dopo 15 anni consecutivi, mi accorsi che il ciclo era terminato ed il mio desiderio era quello di scoprire e confrontarmi con nuove realtà.

Dopo il Triei, quali squadre ha allenato?

La Baunese, il Lotzorai, il Tancau, il Tortolì e oggi la realtà si chiama Lanusei.

Per un periodo aveva abbandonato il calcio…

Si, dopo l’esperienza di Lotzorai, decisi di prendermi il classico anno sabbatico. Che poi diventarono tre! Lo feci per tirare il fiato, ma forse anche per mancanza di stimoli importanti. Rientrai con il Tancau, in Terza categoria, poi accettai di allenare la Juniores del Tortolì. Proprio a Tortolì, ebbi la possibilità di sedermi sulla panchina della prima squadra, che militava in Eccellenza.

Da Tortolì a Lanusei, due ambienti che in molti considerano diversi. Cosa c’è di vero?

Probabilmente è una considerazione riferita al pubblico. Tortolì ed i tortolìesi, vivono le questioni della loro squadra in maniera quasi viscerale. La gente partecipa numerosa a tutti gli incontri casalinghi e talvolta segue la squadra anche in trasferta. A Lanusei, invece, il calcio lo si vive diversamente; magari non con la stessa passione sfrenata, però la gente vuole bene alla squadra e ne segue l’andamento.

Attualmente siete secondi in classifica, era tutto previsto?

Sì (ride…)! Beh, abbiamo fatto un’ottima preparazione e con questa rosa saremo competitivi al massimo. Certo, ci sono avversari di tutto rispetto, ma conosco il valore del gruppo che ho a disposizione.

La rosa attuale, a parte qualche innesto, è la stessa dello scorso campionato.

E’ stato importante confermare quasi tutta la rosa della scorsa stagione; oggi possiamo contare su 24 elementi più qualche juniores. Ci sono stati dei ritorni eccellenti, come Daniele Salerno, Davide Pistis e Mauro Arras. Tutti con esperienze importanti; basti pensare che Pistis, dopo esser andato via, ha giocato con Budoni e Nuorese. Inoltre sono arrivati Mario Nieddu, Juan Rosa e Manuel Osini. Abbiamo tre fuoriquota davvero interessanti, che in quest’inizio di campionato hanno ben figurato. Si tratta di Giuseppe Pistis, Simone Deplano e Daniele Stochino, tutti classe ’93. E poi tutti attendiamo l’esplosione definitiva di Pato, attaccante argentino che finora non è riuscito ad esprimere tutto il suo potenziale.

La società ha quindi fatto un lavoro eccellente durante l’estate…

Sono pienamente soddisfatto della realtà in cui alleno. Una società forte e sempre presente è la base di successi importanti. Dal presidente Donato Marongiu, passando per Gianluigi Chidolu, Roberto Bambino, Enirco Lai e tutti gli altri dirigenti, tutte persone di alta competenza e serietà.

Ha uno staff su cui poter contare ciecamente?

Il feeling tra me ed i miei collaboratori è veramente splendido. Fabrizio D’Elia, il preparatore atletico, è il collaboratore che tutti i tecnici vorrebbero al proprio fianco. Posso tranquillamente dire che Fabrizio è uno dei migliori in tutta la Sardegna. Il nostro preparatore dei portieri è Massimiliano Pisu, un vero maniaco del lavoro e grande motivatore.

Che tipo di lavoro svolgete durante la settimana?

Ci alleniamo quattro volte; il martedì, prima dell’allenamento, è prevista la consueta chiacchierata dove tutti hanno il diritto di esprimere considerazioni e pareri. Al termine del faccia a faccia, eseguiamo un lavoro aerobico. Il mercoledì è dedicato alla forza, mentre il giovedì è in programma la classica partitella con squadre dei centri vicini. Infine, il venerdì si lavora su rapidità e velocità.

Per il tipo di lavoro tattico da svolgere durante la settimana, da cosa prende spunto?

Intanto mi affascina l’idea di far praticare alla squadra un gioco che principi basati sulla coralità delle azioni, sulla velocità di esecuzione, sui cambi di gioco, sulla dinamica, sulla corsa e sul rispetto degli equilibri. Finora abbiamo sempre giocato con il 4-4-2, per cui, tatticamente parlando, l’obiettivo è quello di lavorare su un nuovo sistema, che prevede l’uso del tridente.

In quale percentuale è presente il pallone durante le sedute di allenamento?

Il pallone è lo strumento principale dell’allenamento; dovendo proprio fare una proporzione, dico che il pallone viene utilizzato per ¾ dell’allenamento.

Qual è il segreto per motivare i suoi ragazzi prima della partita?

Intanto manifestare tranquillità, poi trasmettere sicurezza e dare ai giocatori quel senso di bravura che c’è in loro, renderli partecipi delle scelte tecniche e richiamarli alla concentrazione esclusivamente sulla partita. Tenere uno spirito di gruppo per tutti i novanta minuti, senza mai mollare un secondo.

Che rapporto ha con il gruppo?

La condizione principale per farsi accettare da un gruppo è quella di far rispettare alcune regole fondamentali: la disponibilità a remare tutti dalla stessa parte, la disponibilità (anche dolorosa) di rispettare le mie scelte domenicali e saper aspettare il proprio turno. Saper essere professionali insomma, il che non significa essere professionisti, ma dilettanti seri. Ho bisogni di tutti e tutti verranno presi in considerazione durante la stagione. Quest’anno il gruppo è ben affiatato; faccio presente che ogni giovedì, dopo l’allenamento, quasi tutti i ragazzi si ritrovano in pizzeria per trascorrere insieme una serata all’insegna del buonumore.

Mister, Salerno capitano è stata una sua decisione?

E’ stata una decisione presa dalla società, che ha così voluto premiare un ragazzo serio che da anni indossa questi colori e tanto ha fatto per la causa. Ho apprezzato tale decisione, perché Daniele è veramente un ragazzo in gamba. Leggi l'intervista a Salerno

Domenica vi aspetta il Capoterra, mentre nel turno successivo riceverete il Pula. Temete Falco & C.?

Rispettiamo tutti, ma non temiamo nessuno. Certo, tutti conosciamo il valore dei vari Falco, Concas, Placentino, Antinori e via dicendo, ma siamo consci delle nostre potenzialità. Affronteremo Capoterra prima e Pula poi, con la stessa mentalità e determinazione.

A cosa può puntare il gruppo di giocatori che allena quest’anno?

A me piace lavorare per raggiungere grandi risultati, nessuno ci regala niente, e non mi sento di fare promesse a priori. Però sono convinto che se i ragazzi mi seguono e acquisiscono il senso della responsabilità, si possa raggiungere quel miglioramento di classifica rispetto al settimo posto della scorsa stagione.

Nel corso della sua carriera di allenatore, ha avuto giocatori che avrebbero potuto ben figurare in categorie superiori?

Si, quattro nomi su tutti: Davide Cucca a Triei, Adriano Mereu, Stefano Orrù e Federico Contu a Baunei.

Le soddisfazioni più grandi raccolte in 24 anni…

Nel calcio si vive di fortune alterne, si vince e si perde allo stesso tempo. Ho vinto diversi campionati, ma ho conosciuto anche l’amarezza delle retrocessioni. Credo che essere riconfermati dopo una retrocessione sia la soddisfazione più bella, poiché significa che hai lavorato bene e seriamente, a prescindere. Questo è avvenuto sia a Baunei che a Lotzorai.

Esiste il doping nel calcio dilettantistico?

Assolutamente no. A Lanusei, l’indicazione del preparatore D’Elia, è quella di non assumere nemmeno sali minerali. Il nostro doping è il lavoro. Lo sport non ha bisogno di sostanze proibite.

Che rapporto ha con Dio?

Sono credente e praticante. La fede è un aspetto fondamentale della mia vita, un qualcosa che vivo con piacere ed intensità. Tra l’altro, quando giochiamo in casa, con la squadra riusciamo a prender parte alla Santa Messa; è un invito che ho rivolto ai miei ragazzi e tanti di loro hanno accettato con entusiasmo.

Lei è un grande appassionato di ciclismo, proprio come due suoi illustri colleghi, Malesani e Guidolin. Come e quando è nata questa passione?

È nata circa sei anni fa, quando decisi di prendere una pausa dal calcio; lo feci principalmente per tenermi in forma, ma poi con il passare del tempo, è nata una vera e propria passione.

Da buon juventino, preferisce Lippi o Capello?

Sono un lippiano convinto.

Baggio o Del Piero?

Baggio tutta la vita.

Difesa a tre o a quattro?

Mai a tre, è troppo rischiosa.

Il Pula vincerà il campionato?

Sì, dopo di noi (ride…).

Audaces fortuna juvat.

Roberto Secci

In questo articolo
Allenatori:
Campionato:
Stagione:
2010/2011
Tags:
Sardegna
5 Andata
Girone A