«Sfortunati a Tonara, volevamo i playout in casa»
Selargius, a Pier Paolo Piras non riesce la missione-salvezza: «Coi giocatori siamo rimasti soli ma abbiamo fatto il massimo, da tifoso e bandiera granata mi dispiace vederlo in Promozione»
A dieci giorni dalla sconfitta di Tonara non ha ancora smaltito la delusione Pier Paolo Piras, tecnico del Selargius retrocesso in Promozione al termine di un playout perso 3-2 al 95'. La sua squadra era stata per due volte in vantaggio, è stata raggiunta a metà ripresa e, quando stava preparandosi mentalmente ai supplementari, ha subito il gol all'ultima azione della partita. «Ero convinto di salvarmi - dice l'allenatore selargino - ci credevo molto, la squadra era viva e aveva voglia di fare. Ci sono rimasto male, volevo lasciare la squadra in Eccellenza perché ne sono prima di tutto un tifoso e poi perché in carriera sono stato capocannoniere, capitano e bandiera del Selargius. Avevo gasato l'ambiente e i giocatori ci credevano». I granata erano sfavoriti dal fatto di giocarsi la salvezza in trasferta e col pareggio nei 120' che li avrebbe condannati: «Peccato perché giocare a Tonara è frutto di tutto quello che è successo prima in campionato, noi sapevamo che la salvezza sarebbe passata dai playout però potevamo disputarli noi in casa nostra. A qualcuno probabilmente davamo fastidio, anche il giorno avevamo la gara in mano, hanno regalato il rigore del pareggio inesistente, ci hanno buttato fuori Maccioni per doppia ammonizione sbagliando il giocatore che aveva fatto il fallo. Noi abbiamo fatto tutto bene, arrivando al match decisivo con la squalifica di Diop e con due o tre giocatori non al massimo, infatti li ho dovuti sostituire».
Il rammarico è nel non essere riusciti ad andare ai supplementari
«Assolutamente sì perché loro non ne avevano più. Avendo messo alla pari il livello numerico di giocatori in campo con l'espulsione loro di Peppe Atzori, in dieci contro dieci qualche speranza in più l'avevo. La delusione è troppa, perché già con l'uomo in meno stavamo giocando meglio ma anche prima perché il 2-2 è frutto di un caso con il pallone che è passato tra piedi di Berlucchi e la mano del portiere Atzeni prima che Calaresu lo spingesse dentro a porta vuota. Per non parlare del gol decisivo, all'ultima azione: avevamo la palla per fare un tre contro tre, Alberto Atzori poteva partire in mezzo ma ha sbagliato il passaggio, rubato palla hanno fatto una verticalizzazione, la difesa non era schierata bene e Mariano era in ritardo nell'uscita, non si è accorto dell'arrivo di Calaresu che l'ha anticipato con un colpo di punta»
Ti rimproveri di un qualcosa?
«L'unica cosa che mi rimprovero è nel non aver fatto capire alla società l'importanza di essere partecipi col gruppo, alla fine ero io da solo col mio staff e i giocatori, più lo sponsor Lello Maccioni, che ha garantito la trasferta a Tonara pagando pullman e ristorante, gli altri dirigenti non erano neanche presenti in tribuna»
Cosa da salvare in questa stagione?
«I giovani sicuramente. Nello spareggio di Oristano contro il Castelsardo avevamo tre '98 in campo. Li abbiamo fatti crescere molto, peccato solo che non li abbiamo potuti far crescere meglio, costretti a farli giocare perché senza alternative. Molti non erano pronti, per crescere un giovane deve anche guardare gli altri giocare, fuori si impara molto anziché pensare di essere già bravi quando non lo sei. Questo è il problema di chi si sente sicuro del posto, perché te lo impone una regola, invece non deve mai mancare l'impegno, il sacrificio e il rispetto dei ruoli»
Dove il Selargius è retrocesso?
«In casa purtroppo, la nostra svolta è stata quando da gennaio ci hanno fatto giocare fuori dal Virgilio Porcu per 5 gare. Non è scusante ma una cosa è giocare in un campo grande e in erba naturale e un altro è farlo in un sintetico per giunta stretto e corto. In quel caso bisognava avere la tecnica che non avevano, la mia squadra invece sfruttava le fasce e la velocità. Avevamo chiuso l'anno in crescendo ed è mancato il passo successivo, le gare per noi decisive e significative contro Taloro, Calangianus e Tortolì le abbiamo fatte tra Ferrini e Progetto Sant'Elia, su nove punti a disposizione ne abbiamo preso solo uno, per quelle gare importanti ci serviva il nostro campo»
Forse si è perso del tempo nella costruzione di una squadra all'altezza dell'Eccellenza
«Il nostro problema numero uno è stato aver perso Recano che, per i fatti accaduti a Tortolì, ha preso un Daspo. Non avevo un altro centrale difensivo e ho arretrato Damiano ma così si creava un buco a centrocampo, allora mi sono dovuto inventare un '97 in difesa, Alessandro Mura, che per quanto bravo sia è pur sempre un ragazzino che in Eccellenza trova attaccanti smaliziati che lo sovrastavano. Lui si è comportato bene ed è cresciuto ma non era pronto, ho passato quasi un girone a ritrovare gli equilibri, a dicembre è arrivato Cibelli che ho provato da esterno e infine al centro con Berlucchi, quando abbiamo trovato i giusti equilibri il campionato era già passato. A dicembre mi hanno tagliato Damiano ed è arrivato Farci, Simone è bravissimo ma non era quello che serviva a noi, cercavamo un giocatore più dinamico e di corsa. Sin dall'inizio è mancata una prima punta, ho provato con Suella, poi è arrivato Omar Floris, ci ha dato una grande mano ma con lui serviva anche un centavanti. I conti però bisogna farli con la società, se non ha le risorse per poter fare un campionato del genere allora ti devi impegnare con il materiale che ti dà. Io e il mio staff, insieme con i giocatori, tutti eccezionali, abbiamo fatto il massimo per salvare il Selargius, all'ultimo allenamento avevo 25 giocatori e questo la dice tutta. Il gruppo era unito e, fino alla fine, ha lottato ma non puoi pensare di salvarti se non hai i numeri giusti, l'Eccellenza è un campionato importante, un conto è giudicarlo dal di fuori e un conto è stare in campo, ci sono giocatori bravi ed esperti, che arrivano dalla serie D per la regola dei fuoriquota o perché lavorano»
Quanto ha inciso l'esonero poi rientrato dopo un turno?
«Sicuramente ha disturbato il gruppo e non lo ha aiutato, la società doveva stare vicino alla squadra e non intralciarla così, tra l'altro è stato un esonero per il quale non c'è stato mai un chiarimento sul come e perché fosse avvenuto»
Come spiegare una diffusa contentezza all'esterno per la retrocessione del Selargius?
«Quando tu ti crei molte antipatie, crei solo problemi e ti fai voler male non puoi che subire risentimento e astio. Nel calcio, specie in Sardegna, siamo sempre gli stessi. C'è chi ha esultato e goduto per la retrocessione e magari tifa e simpatizza per il Selargius, questo perché negli anni passati si sono fatti solo danni»
In due anni il Selargius è passato dalla serie D alla Promozione che non frequentava dalla fine degli anni Novanta?
«L'ultimo anno del Selargius in Promozione è stato nel 1989-90, il capocannoniere di quella squadra era il sottoscritto. Poi sono stati fatti undici campionati di serie D, altri otto di Eccellenza prima della nuova promozione con Virgilio Perra nel 2008-09. Di questo passo all'indietro sono molto dispiaciuto, il Selargius ha un blasone a livello regionale e non merita di stare in Promozione, nel calcio i giocatori, gli allenatori e i dirigenti cambiano ma la società rimane, spero che costruiscano qualcosa di serio per la storia che ha questo club. A Selargius sono nati tanti giocatori che hanno fatto il professionismo, mi fa male vedere che molti di loro sono in altre squadre a far gioie altre società e altri paesi, tutto questo per gli strascichi che si portano da precedenti esperienze negative»
Quale futuro per Pier Paolo Piras e per il Selargius?
«Per me mi auguro buono, ho lavorato molto bene nella difficoltà, non credo di aver fatto male anche se quando retrocedi dal di fuori non si vedono le cose buone fatte. Per quando riguarda la società non saprei dire, ci sono voci che dicono che non si iscrive, altre che verrà fatto lo squadrone perché in arrivo dei rinforzi societari, non si capisce tanto ma spero che il Selargius torni in altre categorie»
Un pensiero per il vice Ivan Mancosu
«Ivan è il mio braccio destro, una persona squisita, di lui ti puoi fidare a occhi chiusi. È volenteroso, si impegna e collabora molto con me, mi sono sempre confrontato e aperto in tutto e per tutto, ci conosciamo da tanto tempo, una spalla ideale»
Una grande soddisfazione in casa Piras la sta dando Mario con la Primavera del Cagliari
«Mio figlio mi sta dando una felicità enorme, sta crescendo bene e creandosi i suoi spazi, il mister Canzi lo sta stimolando e migliorando. Il Cagliari è ben organizzato, lavora per reparti e David Suazo gli sta insegnando i trucchi del mestiere. Sta acquisendo quel coraggio e quella personalità che gli mancava. Sabato a Torino giocheranno i playoff, salvo imprevisti sarà allo stadio a vederlo»