Il portiere: «Tre anni meravigliosi vado a Thiesi»
Taloro, l'addio malinconico di Zani: «Mi dispiace per Gavoi ma non potrei mantenere gli impegni, dirigenti e tifosi unici. Calcio in crisi non solo per mancanza di soldi ma anche di progetti e persone»
Tre anni belli, intensi e indimenticabili. Tre campionati diversi l'uno dall'altro ma ognuno da conservare gelosamente nella mente di Pippo Zani, intramontabile portiere cresciuto nell'Atalanta (1 presenza in serie A grazie a Mondonico) che ha deciso di lasciare il Taloro e un pezzetto di cuore a Gavoi. Il 41enne di Sarnico (in provincia di Bergamo) ma ormai sardo d'adozione dal 1999, cioè da quando si trasferì alla Torres per vestire la maglia rossoblù per sette campionati di fila, spiega i motivi dell'addio: «Mi devo riavvicianare a casa, per motivi di lavoro non potrei assolutamente mantenere gli impegni e non potrei perdonarmelo verso una società, un paese e la gente di Gavoi che con me è stata esemplare fin dal primo giorno. Mi dispiace molto dover lasciare il popolo barbaricino, non nego che sono un po' giù, un altro anno di sacrifici l'avrei fatto se fossi stato certo di poter rispettare la parola data, perciò è stato doveroso aver stretto le mani a tutti i dirigenti e tifosi gavoesi e dato loro un arrivederci perché calcio o non calcio ci si rivede sempre».
Tre anni di Taloro, cosa si porta dentro un giocatore come Pippo Zani
«Un'esperienza fantastica, custodisco gelosamente il fatto di aver conosciuto delle persone straordinarie, degli amici, e abbiamo fatto pure del bel calcio, sono stati gli anni in cui mi sono divertito di più»
Prima stagione con Ivan Cirinà in panchina, un pullmino da 8 posti che viaggiava da Sassari e playoff storici
«Ricordo che a Gavoi dicevano che quella squadra, con Mattiello, Silvetti, Mura, Cherchi, Fadda, Sanna, più Mele, Pinna, Corona e così via, è stato la migliore di tutti i tempi. Meritavamo la serie D, peccato per la semifinale a Villaputzu, il Porto Corallo giocava in casa e aveva due risultati su tre ed era forte. Quell'anno lì, con la Nuorese vincitrice e il Fertilia finalista playoff è stato il campionato di Eccellenza che ha espresso il suo massimo, anche le ultime in classifica ti mettevano in difficoltà. Quell'annata è stata la più bella e meno sofferta, con grandi giocatori e un grande staff tecnico»
La seconda stagione arriva l'incarico di tecnico insieme con Franco Cottu, un bellissimo settimo posto
«La stagione doveva iniziare con Marco Marchi tecnico che però poi non accetta l'incarico per sopraggiunti problemi personali. La società chiede a me e a Franco di prendere in mano la squadra alla vigilia dell'inizio del campionato, senza titubanze ho detto di sì, c'era un ottimo gruppo, una squadra meno tecnica della stagione precedente ma di grande cuore. Faticavamo però a portare qualche giocatore a Gavoi, non riesco ancora a caprire perché si dica di no a questa società e a questo paese, può incidere la lontananza per alcuni giocatori ma per la parola data al Taloro sono davvero unici. Facemmo comunque un grandissimo campionato lanciando tanti giovani come è nella filosofia del Taloro. Il doppio ruolo mi diede una grande soddsfazione»
Ultima stagione dai due volti, la prima parte in grande difficoltà, la seconda con 33 punti dietro solo al Latte Dolce
«Pensavamo di aver messo nel gruppo maggior tecnica ma non venivano i risultati, subivamo troppi gol e spesso iniziavamo le gare sotto 2-0. Alla fine del girone d'andata è successo che la società ha deciso di togliermi l'incarico di allenatore e di pensare esclusivamente al ruolo di portiere, mi ha messo a disposizione un preparatore dei portieri bravissimo come Bastiano Sanna, che mi ha rigenerato, da lì abbiamo cominciato a lavorare il doppio e triplo, ottenendo una meritata salvezza. Sono stati bravi i dirigenti nel prendere questa decisione, non era facile e potevano perdermi definitivamente. Il girone di ritorno è stato ad alti livelli ma non so se la squadra era da playoff, abbiamo sofferto tanto, a dicembre, gennaio e febbraio stavamo pensando solo alla salvezza, la serenità l'abbiamo ritrovata più avanti quando abbiamo capito che c'eravamo tolti dai guai. È stata una stagione travagliata ma ci siamo ripresi, coi giocatori bravi è chiaro che ti salvi ma è stato importante il lavoro psicologico. Ma ripeto abbiamo una società unica, ce ne sono pochi dirigenti così, a Gavoi si è mosso il paese, tutti uniti nell'intento di salvare il Taloro. Ogni anno prima di passare alle conferme, vedono se le casse sono a posto e le cose in ordine perché poi non rischiano la faccia»
Ora invece si vedono società che progetto fino a dicembre, poi rivedono tutto e in certi casi non continuano nemmeno il campionato
«Per me bisogna rivedere tutto quanto il sistema, è molto facile promettere ma più difficile mantenere. È vero che c'è crisi e in certe zone della Sardegna si è evidenziata maggiormente, ma le situazioni che si sono viste col Porto Corallo, Sanluri, Porto Torres, Alghero sono state piazze cui è mancato un progetto, le squadre che vanno avanti hanno dei progetti e delle persone che li realizzano. In questo senso il Latte Dolce è unico, io lavoro a Sassari e mi capita spesso di vedere il lavoro che fanno durante la settimana, hanno passione e persone preparate, staff organizzati che fanno crescere i giovani per la prima squadra, hanno la progettualità, cioè una società, e le persone che mettono in pratica gli obiettivi da raggiungere. Per fare grandi cose non servono tanti soldi ma le persone, il Latte Dolce ha speso poco e vinto il campionato di Eccellenza. come Taloro, valoro che non ci sono più»
Hai lasciato l'Alghero salvo in Eccellenza e ora si ritrova in Prima insieme con il Fertilia
«Per me è stata una bell'esperienza che però mi ha lasciato l'amaro in bocca. Grazie a Dio è arrivata la proposta del Taloro e sono rinato. Ad Alghero c'è una crisi di persone che investono nel calcio, col susseguirsi di stagioni stagnanti è normale e fisiologico che arrivi il declassamento. Ma c'è una crisi delle società in generale, vedo che hanno problemi a pagare il solo rimborso benzina»
Un'altra ex società come la Torres è fortemente indebitata e non riuscirà a far fruttare il lavoro di Sanna
«Marco è stato un mio ex compagno di squadra e l'ho sentito spesso durante la stagione. Ha fatto un grandissimo lavoro, ridando un senso alla stagione e una spinta enorme al gruppo, è arrivato con 100 tifosi allo stadio e ha fatto la finale playoff contro l'Olbia, con 6 giovani in campo e di fronte a 4mila spettatori. Non si è mai pianto addosso e né ha mai detto niente sui problemi di stipendi o che andavano al campo senza trovare nemmeno l'acqua da bere, ancora oggi non hanno preso ciò che hanno meritato sul campo e per di più non è stato nemmeno riconfermato. Lui è un grande professionista e una persona molto amata, nessuno ha fatto quello che ha fatto Marco, con uno o due ritocchi quella squadra avrebbe vinto il campionato il prossimo anno»
Chiudiamo sul futuro di Zani, a 41 anni farà ancora il portiere o smette?
«Non lo so, ogni anno dico che è l'ultimo. Devo vedere come sto fisicamente, io vorrei ancora giocare ma se il fisico mi rallenta e un giovane è più bravo perché non lasciargli spazio? Ho parlato con il Thiesi, da quattro anni il presidente Ignazio Sanna mi corteggia, ci siamo seduti a parlare e mi convincono tanti dei suoi pensieri, avrei tutto quello che voglio e sarei vicino casa mia. Stanno pensando di fare domanda di ripescaggio ma, al di là della categoria, punteranno sui giovani e a rispettare gli impegni, a Thiesi non hanno difficoltà a dare un pallone a testa, a fare una cena»