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Eccellenza
Il tecnico: «Devo stare accanto a mia moglie»

Senigagliesi spiega l'addio: «Ho lasciato il Muravera per problemi familiari ma è solo un arrivederci»

La battaglia più importante deve vincerla la moglie che ha intrapreso una lotta contro una malattia che necessita di cure particolari, quella sul rettangolo di gioco è stata abbandonata da Stefano Senigagliesi, tecnico marchigiano del Muravera, che ha deciso di lasciare la panchina dei sarrabesi, settimi in classifica in Eccellenza, per stare vicino alla donna della sua vita e sostenerla in questo difficile momento. «Fosse stato per lei starei ancora allenando il Muravera - dice Senigagliesi da Osimo nelle Marche - credo ci sia solo da fare i complimenti a mia moglie ma per me era impossibile al livello psicologico continuare a svolgere il mio lavoro. Non finirò mai di ringraziarla per l’appoggio che mi ha dato nel permettermi di fare l’allenatore ma stava esagerando e con la vita non ci si può scherzare. Ora deve iniziare delle cure abbastanza importanti ed è giusto che io sia presente».

 

Due settimane fa l'ultima - La vittoria di due domenica fa per 1-0 contro il Tavolara è stata l’ultima gara di Stefano Senigagliesi: «Ho lasciato la Sardegna, mi dispiace tanto perché sono sempre stato trattato bene ma il mio è solo un arrivederci, ora l’obiettivo primario è che mia moglie possa recuperare la salute». Per il 48enne tecnico marchigiano la Sardegna è la sua seconda casa visto che ha allenato i Giovanissimi del Cagliari, l'Ilvamaddalena, la Villacidrese e il Tortolì. Da due anni era alla guida del Muravera, voluto dal neo-presidente Antonello Carta, entrambi legati da rapporti lavorativi. L’anno scorso il quarto posto e la qualificazione ai playoff, quest’anno una stagione travagliata. «È stata l’annata più difficile e importante della mia carriera di allenatore - osserva Senigagliesi - sin dalla prima giornata ho perso un giocatore come Martella che sottolineo essere il più vincente avendo perso una sola gara, non ho potuto disporre del bomber Nieddu, ho spesso giocato con 5 fuoriquota, non era affatto facile risolvere una situazione così deficitaria». E, infatti, accade che il Muravera raccoglie appena un punto in 8 partite, tra la 6ª e la 13ª giornata, collezionando 6 sconfitte di fila. Normalmente paga l’allenatore, a Muravera no, il presidente Carta sfrutta il mercato di dicembre per ridisegnare la squadra: svincolati Cherchi, Nieddu, Dettori e Mastio, presi giocatori di categoria superiore come Emiliano Melis, Nuvoli e Chessa. «Io sono lo stesso allenatore del girone di andata e ritorno - osserva Senigagliesi - sono cambiati i giocatori».

 

Un girone da playoff - E, grazie ai nuovi innesti e al recupero di Martella, inizia la scalata dal terzultimo al settimo posto. «Abbiamo conquistato 30 punti in 17 partite - evidenzia il tecnico - perdendo solo tre gare in quattro mesi, sbagliando forse solo quella col Sanluri perché le altre due sconfitte sono state contro Torres e Olbia, le regine del campionato. Il tutto, facendo a meno di Martinez, Cadelano e Vacca». Con 39 punti la salvezza era acquisita, la vittoria a Calangianus con Oliveira in panchina ha chiuso i conti: «Il Muravera avrebbe dovuto perdere le ultime 4 gare per rischiare, conosco bene i giocatori e sapevo che non sarebbe successo, questa è una squadra che se avesse iniziato così il campionato avrebbe centrato i playoff». E qui spunta fuori l’orgoglio del tecnico che sa di avere qualità: «Ci sono tanti meriti miei in questi risultati ed è la prima volta che mi vanto e mi faccio i complimenti. In quella situazione di estrema difficoltà tecnico-tattica, con infortuni e sfortune varie, un altro allenatore avrebbe perso lucidità». Il tutto mentre apprendeva della malattia della moglie: «L’abbiamo tenuta nascosta per un po’ di tempo ma poi non c‘era più logica, il calcio è solo la cosa più importante fra le meno importanti». Domenica 18 marzo l’ha reso pubblico alla stampa, salutando la squadra al termine della vittoria gara contro il Tavolara, nei giorni seguenti tanti gli attestati di stima e soliderietà: «Ringraziato tutti, io e mia moglie ne andiamo orgogliosi». Infine, ci tiene che il suo sia un arrivederci perché «vuol dire aver risolto i problemi di salute di mia moglie e perché amiamo la Sardegna».

In questo articolo
Campionato:
Stagione:
2011/2012
Tags:
Sardegna
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Intervista