Sul torneo: Pula 3° dietro P.Corallo e Quartu 2000
Mister Loi accende il derby: «Il Bari Sardo ha più pressioni, vince il Cardedu»
Un passato importante a difendere i pali di squadre barbaricine e ogliastrine nei vari campionati regionali, oltre ad un’esperienza in serie D. I suoi ricordi sono legati principalmente all’avventura con la maglia della Nuorese, club con la quale ha raggiunto l’Interregionale, ma sono altrettanto indelebili le memorie che riconducono alle stagioni vissute con Corrasi, Taloro Gavoi e Ovodda. Poi l’Ogliastra, la sua terra natia (Loceri è il suo paese d’origine) prima da giocatore con Lanusei, Idolo Arzana e Bari Sardo (allora come adesso allenato dal tecnico di Jerzu Marco Orrù), poi da allenatore, partendo da Villagrande per arrivare a Cardedu, con l’intermezzo del biennio alla Castor. Emozioni e sensazioni legate al passato e al presente raccontate da Francesco Loi, 35 anni, attuale guida tecnica del Cardedu che domenica affronterà nel derby il Bari Sardo del suo ex allenatore. Una sfida nella sfida, in cui l’allievo si misurerà con il maestro.
Mister, in vista del derby sta studiando soluzioni tattiche particolari?
«Nessuna variante rispetto alle precedenti uscite. Stiamo giocando un bel calcio e non vedo motivo per attuare modifiche in vista di una partita importante»
Temete la voglia di riscatto del Bari Sardo, uscito sconfitto dalle ultime tre sfide?
«Nessuna paura, crediamo nei nostri mezzi e vogliamo vincere per conquistare i tre punti e regalare una bella soddisfazione ai nostri tifosi. Scenderemo in campo con l’obiettivo di bissare il successo conquistato nel derby con il Lanusei (1-0 al “Lixius”, gol di Patteri, ndr) e perché no, difendere l’imbattibilità della porta, giunta a 270’. Loro dovranno vincere per evitare la quarta sconfitta consecutiva, per cui immagino avranno una certa pressione addosso. Noi dovremo esser bravi a mantenere altissima la concentrazione»
Che sensazione prova ad affrontare colui che è stato il suo allenatore a Bari Sardo?
«È un aspetto molto stimolante della gara. Siamo due allenatori che hanno due correnti di pensiero diverse riguardo alla gestione del gruppo, ma questo va in secondo piano di fronte all’importanza della partita. La parola in campo passa ai 22 giocatori»
State conducendo un campionato importante. Si ritiene soddisfatto dei 32 punti ottenuti finora o a questo punto della stagione sperava di averne qualcuno in più?
«È chiaro che speravo di averne qualcuno in più, ma questo è dovuto alle ambizioni che ognuno di noi ha quando inizia un’avventura come quella di allenatore. Certo, avrei voluto vincere qualche partita in più, ma il nostro campionato è stato finora eccezionale. Non dimentichiamo che siamo una matricola e dopo una partenza lanciata abbiamo pagato lo scotto della categoria. Inoltre, metà della rosa non aveva mai disputato il campionato di Promozione eppure siamo lì, al sesto posto. Durante l’anno poi, non abbiamo mai avuto a disposizione tutti gli elementi contemporaneamente, ma nonostante ciò non sono mai state versate lacrime»
Avete il terzo miglior attacco con 36 gol, un risultato auspicabile ad inizio stagione?
«Di cui 35 su azione e uno solo su rigore. Questo è un dettaglio non da poco. Noi giochiamo col tridente per cui nel corso della partita capita sovente che si entri in area e realisticamente mi sembra impossibile che dopo venti giornate ci sia stato accordato un solo rigore. Il Pula ne ha ricevuto ben 13 e sinceramente la differenza mi fa riflettere. A chi troppo, a chi niente…»
Cosa risponde a coloro che contestano i suoi metodi di allenamento?
«Ognuno ha il diritto di vedere il calcio come meglio crede. A livello dilettantistico, ritengo non si possano sostenere tre o addirittura quattro allenamenti settimanali, poiché ognuno di noi svolge altri lavori e non riuscirebbe a tenere alta la concentrazione e di conseguenza perderebbe gli stimoli già a febbraio. In sette anni di carriera, il mio metodo mi ha consentito di raggiungere sempre i play-off, eccezion fatta per l’unica volta che ho apportato una variazione, passando da due a tre sedute settimanali, in cui sono retrocesso. Perciò le chiacchiere lasciano il tempo che trovano e vado avanti con le mie convinzioni. Ad oggi, qualcuno che parla tanto dovrebbe avere almeno 10 punti in più di noi, ma classifica alla mano, vedo che non è così»
Con questo vorrebbe dire che l’allenamento non è importante?
«L’allenamento è molto importante, ma il calcio dilettantistico è più che altro divertimento. Certo, lo si deve praticare con la massima serietà, ma resta comunque uno svago dal lavoro quotidiano. Ripeto, ognuno ha le sue teorie e sono il primo a rispettare quelle altrui»
Qual è il giocatore ideale da allenare?
«A Cardedu ho un giocatore di 35 anni che corre più di sedicenne. Lui è Antonello Lai (ex goleador della Nuorese, ndr) e a mio parere è il più forte che abbia conosciuto tra i dilettanti. Conoscendolo da vent’anni, in questi giorni ho tentato di contare tutti i suoi gol, ma dopo pochi istanti ho dovuto rinunciare avendo perso il contro quando avevo già superato quota 300. Antonello è un esempio per chiunque giochi a calcio»
Lei di portieri se ne intende, come valuta la crescita del suo secondo Federico Bonicelli, di cui si dice un gran bene?
«Bonicelli ha tutte le carte in regola per affermarsi nel ruolo. Pur essendo giovanissimo (classe 1993, ndr), quest’anno ha disputato ottime prestazioni al suo debutto in Promozione. Continuando così avrà un futuro roseo tra i pali»
Lei come mai ha smesso di giocare a 28 anni? Il fascino della panchina era troppo forte?
«Ho dovuto smettere a causa di un bruttissimo infortunio alla gamba, ma tanto era forte la passione per il calcio, che a 28 anni, conseguito il patentino, mi accomodai sulla panchina del Villagrande in Prima categoria, saltando quindi tutta la trafila delle giovanili»
Qual è l’anno della sua carriera da giocatore che ricorda con particolare piacere?
«La stagione disputata a Gavoi è stata fantastica. In quell’anno si verificarono due episodi, uno in particolare, che mi cambiarono la vita. Proprio in quel periodo nacque la passione per la panchina e soprattutto conobbi Laura, la donna che diventò mia moglie dopo appena un anno»
Quali sono i colleghi per i quali nutre profonda ammirazione?
«Ninni Corda su tutti, a cui sono legato, oltretutto, da una profonda amicizia dapprima che diventasse allenatore. Fuori dall’Ogliastra, inoltre, stimo Vincenzo Fadda del Taloro Gavoi e Franco Dessolis della Dorgalese, mentre dei colleghi di zona apprezzo tanto Fiorenzo Pilia, Marco Sasso e Marcello Guerriero»
Per concludere torniamo ai discorsi dell’attuale campionato, ci dia la classifica finale dei primi tre posti del girone A di Promozione
«Come sempre vado controcorrente, ma non ho difficoltà ad affermare che il Porto Corallo vincerà il campionato, visto che pratica il gioco migliore ed è ben allenato da Marco Cossu, tecnico molto preparato. Al secondo posto il Quartu 2000 di Marco Piras, altrettanto bravo, mentre al terzo il Pula. La squadra di Zaccheddu ha l’organico più forte, ma credo che alla lunga le squadre citate in precedenza possano prevalere»
Roberto Secci