Il difensore: «Club e mister Muroni impeccabili»
L'Atletico Uri imbattibile con Silvetti: «Per me 17 gare e 17 vittorie, in Eccellenza qualche ritocco e ci divertiremo»
Portafortuna sarebbe riduttivo, semplicemente è un vincente. A prescindere dal risultato sportivo ottenuto da Giuseppe Silvetti, salito in Eccellenza con l'Atletico Uri giocando 17 gare in campionato e vincendole tutte, chi ha la testa del professionista e dà il massimo in allenamento e la domenica sarà sempre un vincente. E la scelta fatta dal 30enne di Sassari di scendere di categoria lo scorso dicembre l'ha premiato ampiamente: «È stata una scelta azzeccata dopo 10 anni di Eccellenza, perché ho reputato importante aver trovato una società che crede nel valore del giocatore dal punto di vista tecnico e umano. Poi mister Muroni mi ha convinto dicendomi: "Sappi che se vieni con noi per me una fetta di campionato sei tu". So che mi ha sempre seguito in questi anni e mi ha voluto fortemente, perché credeva in me e ha avuto parole ottime sul mio conto da un grando amico come Sandro Cherchi».
La stagione era iniziata a Ploaghe, l'avventura si è bruscamente interrotta ma l'hai raddrizzata riconquistando l'Eccellenza a Uri
«Col Ploaghe non ho mai perso, non ho giocato a Lanusei quando arrivò la prima sconfitta ma ormai non c'era più feeling. Andando all'Atletico ho trovato una società sana, uno staff tecnico e dirigenziale impeccabile e dei tifosi fedelissimi che hanno dimostrato continuità nel seguirci in casa e fuori. La società è sempre stata presente e ha portato morale ed entusiasmo in un gruppo comunque sano e con giocatori affermati. Con l'arrivo mio, di Cirina e Tedde, unito agli altri giocatori importanti che già c'erano come Borrotzu, Puddu, Piras, Delogu non si poteva non vincere il campionato, l'Eccellenza era solo nelle nostre mani. Arrivando primo mi sono tolto un sassolino, ho pensato fosse un bene scendere di categoria e giocare con chi ha creduto in me»
Mai una sconfitta da quando sei arrivato ma, soprattutto, 17 gare vinte perché nelle uniche 2 pareggiate dall'Atletico nel girone di ritorno eri assente
«Sono statistiche che fanno piacere, specie quando poi ottieni la promozione ma questo non vuol dire che non valesse chi ha giocato al mio posto in quelle due gare nelle quali ero squalificato. Il presidente Tore Ardu, il dirigente Gavino Satta e mister Giovanni Muroni, all'ultima giornata mi hanno ricordato proprio questo dato. Nello spogliatoio mi vedevano come porta-fortuna e io che sono molto scaramantico ho notato questo quando sono mancato ad Aritzo, poi ho sperato che contro il Tonara arrivasse la vittoria perché mancavo. In ogni caso questi due pareggi, per fortuna, non hanno condizionato la nostra corsa alla vittoria del campionato»
Nello scegliere l'Uri hai anche preceduto l'arrivo di Tedde e Cirina e, al tuo esordio, eravate a -5 dalla Dorgalese
«Ho giocato e vinto 2-0 contro il Tempio, il mister aveva fatto un po' di rivoluzione rispetto alla precedente gara pareggiata a Tonara e si doveva vincere per forza contro una squadra forte, con Frau e Marras davanti, che voleva rifarsi dopo una partenza al di sotto delle aspettative. Per me era una situazione nuova, avevo fatto la prima settimana di allenamenti e mi sono messo subito in gioco, ma non ho calvalcato l'onda perché ancora la dovevamo creare questa onda»
Dalla vittoria col Tempio è nato l'allungo impressionante di 41 punti fatti su 45 a disposizione e gli altri rinforzi hanno completato una squadra già ottima
«La Dorgalese sembrava che dovesse stravincere, erano sicuri di questo, poi hanno pareggiato con la Fanum e siamo passati a -3. Io avevo già vinto un campionato di Promozione col Ghilarza, vedevo che noi eravamo i più forti, ci mancava solo più convinzione in determinati giocatori, alcuni giovani non riuscivano a togliere il massimo del loro potenziale, tutti noi grandi ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che dovevamo arrivare primi. Siamo stati alcune giornate tre punti sotto poi è arrivato lo scontro diretto e dissi: "Se perdiamo, la Dorgalese va via". Li abbiamo battuti 6-1 e agganciati in classifica ma soprattutto li abbiamo ammazzati mentalmente e allora ho capito che potevano farcela»
Qual è l'elisir di lunga vita per un allenatore come Muroni?
«Lui è mosso da uno spirito e una voglia di fare incredibile nonostante alleni da tantissimi anni. Non è facile alla sua età (78 anni, ndr) gestire un gruppo formato da 30enni e 18enni ma ci ha fatto respirare aria buona, ci ha fatto divertire e lavorare bene con un prof come Gianni Madeddu e un allenatore dei portieri come Franco Gallucciu che ha fatto crescere tanto il '96 Frau. È difficile trovare un allenatore che ti dà una spinta caratteriale e tecnica come solo lui sa fare, è pronto a togliere ogni possibile malumore con umiltà e sempre col sorriso. Questo insieme di cose ha fatto crescere il gruppo all'interno di una società unita, dove il presidente Tore Ardu è sempre presente e un dirigente come Gavino Satta sa trattare bene tutti»
Guardando i numeri, 102 gol fatti è una roba impressionante di cui 60 nel ritorno, il che vuol dire che partivate con 4 reti ogni gara
«Quando entravi in campo avevi la certezza di avere due risultati su tre e di fare sempre gol. Con attaccanti come Tedde, Borrotzu e Puddu, ma anche Cuccu, e con Delogu e Piras a centrocampo era tosta non segnare. Poi da difensore dico che mi avrebbe fatto piacere chiudere in testa anche come gol subiti ma nel girone di ritorno abbiamo registrato le cose e siamo finiti al terzo posto dietro Tonara e Lauras»
Abbiamo ricordato i due pareggi nel girone di ritorno, quello col Tonara vice-capolista ci sta, ma con l'Aritzo che poi è retrocesso che è successo?
«Un 4-4 da pazzi. Siamo andati lì con le condizioni meteo disastrose, c'era più acqua che erba, per una squadra tecnica e veloce come la nostra quella situazione ci ha condizionato tanto e penalizzato fortemente»
Nell'ultima gara contro la Montalbo il 10-1 si spiega anche con la "vendetta" per l'eliminazione in semifinale di Coppa Italia?
«È stata una partita giocata come tutte le altre che abbiamo fatto. Noi volevamo chiudere con una vittoria, il risultato è stato esagerato contro una grande Montalbo guidata dall'ottimo mister Peddio. Al primo tempo eravamo già 5-0, se poi ti fermi non è bello per il pubblico che ha pagato e vuole divertirsi. Può essere brutto fare 10 gol ma può succedere anche a noi un domani subirli. Poi certo, l'eliminazione dalla Coppa Italia ci bruciava, ci bastava un pareggio o una sconfitta di misura, invece abbiamo perso 5-1 con una squadra tutta rivoluzionata e con 11 giocatori che poco avevano giocato assieme»
Silvetti resta all'Atletico Uri? E se sì che campionato farete?
«Io sono stato confermato e dobbiamo solo accordarci, da parte mia c'è tutta la volontà di farlo. Questa squadra può stare in alto perché ha l'appoggio di una società sana che vuole crescere ancora dopo l'exploit pazzesco fatto passando in tre anni dalla Seconda categoria all'Eccellenza. Io dico che con due o tre rinforzi mirati ci possiamo divertire»
Nel prossimo campionato ritrovi le ultime due squadre nelle quali hai giocato: Taloro e Ploaghe. Come giudichi il loro campionato?
«Il lavoro di Pippo Zani è stato superlativo ma non avevo dubbi su una prestazione del genere dei miei ex compagni, a livello societario sono perfetti dimostrando grande continuità da 10 anni a questa parte. Sono fiero di aver giocato a Gavoi e sarà un onore ritrovare il Taloro sul campo, per me saranno brividi ed emozioni particolari. Per il Ploaghe sono contento per i risultati ottenuti da mister Cirinà, dal prof Mossa e per alcuni giocatori, poi aggiungo che sono davvero contento l'anno prossimo di rincrociare la mia strada con quella del mio ex club...»