L'ex tecnico: «Da un mese subivo pressioni»
Monteponi, Murru e i perché dell'esonero: «Il ko con l'Arbus è un pretesto, non facevo giocare il figlio del presidente»
Esonerato e dispiaciuto, senza panchina ma sollevato. Dopo il ko interno contro l'Arbus, Giampaolo Murru non è più l'allenatore della Monteponi Iglesias ma il numero delle sconfitte, tre nelle prime cinque giornate, hanno mascherato altri problemi sorti tra il tecnico e il presidente del club minerario Sandro Foti. «L'esonero? Il presidente mi ha tolto un peso che mi portavo appresso da un mese - dice Murru - ma la sconfitta con l'Arbus è un pretesto, la verità è che non mi faccio imporre da lui i giocatori che devo mandare in campo, questo non lo accetto». Per capire meglio l'epilogo dell'avventura dell'ex bomber dei rossoblù sulla panchina iglesiente bisogna tornare indietro fino alla sua nomina all'inizio di luglio, dopo che fu scongiurata la fusione con il Carbonia e la società di Sandro Foti si era rinforzata con l'ingresso di imprenditori ed ex dirigenti come Giorgio Ciccu, Carlo Lixi e Mario Boi, legati a Giampaolo Murru da un rapporto di amicizia. «Ho accettato la proposta - ricorda Murru - solo perché erano entrati loro in società e mi avevano coinvolto in questo progetto di rilancio del club, non certo per il presidente Foti». Che ha due figli, Mattia (centrocampista, classe 1994), rimasto nella Monteponi mentre l'altro Marco (attaccante, classe 1986), durante il mercato estivo ha scelto di giocare nel Carbonia. Da lì i primi scontri tra Murru e il presidente Foti: «Mi disse che il figlio Marco non restava per colpa mia, ossia perché non gli confermavo la fascia di capitano. Io ho sempre giocato titolare in carriera ma, ad esempio, ho fatto il capitano a trent'anni, perché per farlo devi avere certe caratteristiche che vengono individuate dall'allenatore all'interno della propria rosa di giocatori». Inizia la stagione e i primi impegni ufficiali di Coppa Italia, la Monteponi batte due volte l'Atletico Narcao ma viene estromessa dalla competizione per aver fatto giocare Davide Puddu con ancora una giornata di squalifica da scontare. «Mi ha dato le colpe anche in questo caso - continua Murru - quando io chiesi al segretario di controllare la situazione degli squalificati una decina di giorni prima della gara d'andata e ricevetti risposta che tra gli squalificati c'era solo Cotza e, infatti, Cotza non giocò l'andata. Al segretario gli è sfuggito il nome di Puddu nel controllo online dei comunicati, dispiace essere usciti così dalla Coppa ma una svista può capitare».
L'esordio in campionato non ha aiutato a migliorare la situazione, subito il ko contro l'Orrolese
«Facemmo male nel primo tempo chiuso sotto di due gol presi nei primi 15', ma la ripresa fu importante, gli avversari non uscirono dalla loro metà campo, segnammo due gol ma loro uno in più e fu sconfitta. Ma nelle successive due gare, tra l'altro vinte, si sono incrinati del tutto i rapporti. Col Carbonia abbiamo vinto il derby in trasferta ma il presidente ha sbottato perché avevo fatto entrare in campo altri giocatori e non il figlio. Nella gara dopo, contro il Siliqua e vinta 4-0, scese dalla tribuna, venne nel corridoio degli spogliatoi e fece una scenata dicendo che mi avrebbe mandato via. Al che chiesi al dirigente Ciccu un immediato incontro a tre nel quale gli dissi che mi aveva offeso e che non sottostavo alle sue pressioni per far giocare o entrare nessuno della rosa, ribadendo che se non si era chiari su questo punto mi sarei dimesso»
Si va avanti però arriva la sconfitta in casa della Tharros
«Giunta al 93' dopo aver disputato un partitone. E già lì voleva la mia testa»
Domenica, contro l'Arbus, al ko si è aggiunta pure una prova incolore della squadra
«Non capivo come mai i giocatori, che in ogni gara avevano sempre fatto un passo in avanti sul piano del gioco, erano mancati del tutto. Nel dopogara, però, ho capito il perché. Giovedì, a mia insaputa, i giocatori hanno invitato negli spogliatoi il presidente per un confronto e fargli sapere che speravano si ricomponessero i rapporti; lui non ha accettato di incontrarli, salvo poi il giorno dopo parlare con i giocatori più rappresentativi per dire che si sentiva tradito dalla loro azione. Con quale spirito poteva scendere in campo la squadra in un match così importante?»
Tre sconfitte in 5 gare non sono comunque troppe per una squadra come la Monteponi?
«Verissimo, ma bisogna analizzarle tutte queste gare, sia quelle vinte che perse. Senza contare l'ultima contro l'Arbus per i motivi appena esposti, la squadra ha prodotto 39 palle-gol e segnato 10 reti in 4 gare ma 21 occasioni sono state a tu per tu col portiere avversario. Purtroppo non si trovava la via del gol e non do le colpe agli attaccanti perché io lo sono stato e so bene che a volte tiri bene e te le parano in altre segni quando magari sbagli anche l'impatto con la palla. Abbiamo avuto sfortuna sottoporta e perso due gare in modo immeritato»
Cosa rimproverare alla squadra?
«Niente. Dei giocatori posso soltanto parlarne bene, hanno affrontato mille difficoltà, finalmente avevamo il Monteponi anche per allenarci e stavamo facendo un lavoro splendido, ricevendo i compliementi anche da parte degli avversari. Io non posso che ringraziarli e mi dispiace che si sia interrotto con loro una processo di crescita inziato tre mesi fa»
E alla società cosa dire?
«A Foti ciò che dovevo dirgli nell'incontro che avemmo un mese fa gliel'ho detto. Io avevo accettato di allenare la Monteponi non perché c'era lui ma per la presenza di altri dirigenti coi quali avrò modo di confrontarmi nei prossimi giorni. Dico solo che i progetti devono avere un medio-lungo termine sennò basta chiarire subito che si vive alla giornata»
In una precedente intervista dicesti che a fare la differenza sono i dettagli, ad esempio, "una dirigenza che sappia stare vicina all'allenatore nei momenti delicati"
«Perché c'erano le avvisaglie prima ricordate. Lo dissi per far mandare un segnale preciso nel momento in cui facemmo due vittorie di fila, volevo far capire a chi mi aveva portato che avrebbe dovuto stare più vicino al sottoscritto e alla squadra per ricondurre il tutto in un clima più sereno»
C'è un qualcosa che mister Murru si rimprovera in questa avventura?
«Si può fare sempre meglio e sul campo uno può dare di più. Non mi rimprovero certo il fatto se ho pagato con l'esonero perché non facevo giocare il figlio del presidente, ho sempre fatto le scelte in base a quello che vedevo durante la settimana. Sul piano dei rapporti non mi rimprovero niente, nel mondo del calcio per me possono parlare i fatti e il mio passato da giocatore»
Questo stop cosa comporta nella carriera da allenatore?
«Sono alle prime esperienze ma credo che questo esonero non influirà in futuro. Quando prendono un allenatore normalmente c'è sempre il parere positivo dei giocatori, così come un allenatore può consigliare o meno un giocatore sulla base delle proprie esperienze. Il parere della società vale tanto quanto, di me parleranno bene o male i giocatori, sono loro che vivono il quotidiano di una squadra e a loro andrebbe chiesto se stavamo facendo o meno un bel lavoro»