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Il progetto Olbia va, il ds Carta: «Il legame col Cagliari è forte, le scelte societarie tutte efficaci, presi giocatori di valore e bravi nel fare gruppo, mister Mignani determinante, Cossu elemento trainante»
«Gli acquisti più soddisfacenti? Dametto e Geroni»

Il progetto Olbia va, il ds Carta: «Il legame col Cagliari è forte, le scelte societarie tutte efficaci, presi giocatori di valore e bravi nel fare gruppo, mister Mignani determinante, Cossu elemento trainante»

Una lunga rincorsa conclusa con l'ingresso nei playoff e due grandi vittorie esterne a Grosseto e Sassari che inseriscono l'Olbia nell'elenco delle ripescabili in Lega Pro e lo proiettano verso la terza serie. C'è grande entusiasmo nel club di Alessandro Marino per aver centrato l'obiettivo minimo, ma anche massimo visto il distacco che c'era dalla prima posizione quando la nuova proprietà aveva rilevato la società di Pino Scanu. Sin dall'inizio, in casa gallurese, non sono state nascoste le ambizioni avendo alle spalle l'appoggio del Cagliari, molto interessato a replicare un secondo polo calcistico in Gallura. In questo ingranaggio è stato inserito Pierluigi Carta, che nel club rossoblù ha maturato un'esperienza manageriale importante dopo aver collaborato per anni al fianco di Francesco Marroccu e che la serie D la conosceva avendo fatto il direttore sportivo nel Sanluri sia ambizioso (playoff nel 2009-10) che a budget ridotto (playout nel 2010-11). E nel dirigente cagliaritano c'è grande soddisfazione nell'aver portato a casa un risultato che dall'esterno veniva dato per scontato solo perché al fianco dell'Olbia ha corso il club di Giulini. «Ho lavorato tanti anni al Cagliari - dice Pierluigi Carta - e il progetto Olbia con Alessandro Marino nasce perché nel momento in cui si è creata nella società rossoblù l'iniziativa delle Academy, dei centri di formazione sparsi in Sardegna e si è rivisitato il settore giovanile andavamo ad avere molti più giocatori di quanto potessero bastare al Cagliari stesso, perciò c'era l'esigenza di creare nuove opportunità in un'altra realtà che avesse lo stesso modus operandi del club rossoblù. Si è allora creato un modello e un legame fortissimo che va al dà dei travasi dei giocatori dalla Primavera e che speriamo sia servito a riportare l'Olbia in Lega Pro al primo colpo».

 

Pierluigi Carta, il ds dell'Olbia ha lavorato per il CagliariQuanto siete distanti dalla Lega Pro?

«Con il ritorno del format da 54 a 60 squadre, col fatto di aver vinto due gare di playoff e di essere messi bene nel rankng dei ripescaggi mi sento di dire che sono molto fiducioso e che sia una cosa fattibile. Siamo tra le prime sei-sette, è vero che si pescherà anche tra le retrocesse dalla Lego Pro ma l'Olbia ha un passato glorioso, ha uno stadio a norma e dietro c'è una città con servizi che credo aumentino i punteggi. L'anno prossimo conto di vedere un'Olbia nei professionisti»

Torniamo alla gara con la Torres, una vittoria meritata che conferma come la squadra si esalti nelle difficoltà

«Assolutamente sì perché oltre all'organizzazione di gioco che si è vista anche nella gara di Sassari e ai valori individuali dei giocatori scesi in campo, siamo stati una squadra sempre, anche quando siamo rimasti in nove contro dieci, altrimenti non si vincono queste gare. Nella costruzione della squadra abbiamo cercato il giocatore che avesse sete di vittoria, con un valore dentro al campo ma anche al di fuori, adatto a cementare il gruppo e che sposasse il progetto della società. La gara di domenica ha confermato che, al di là del presupposto tecnico, c'è stato un gruppo che ha vinto, noi siamo stati bravi a creare un gruppo che avesse un'unità di intenti»

Per l'Olbia sono stati dei playoff trionfali con due vittorie in casa della seconda e terza squadra della stagione regolare?

«Siamo arrivati nelle ultime due gare al top e al massimo della maturità. Da gennaio a maggio è stato un crescendo continuo, i playoff hanno dimostrato che il gruppo è maturato e ha raggiunto livelli importanti di gioco e di coesione; abbiamo incontrato delle difficoltà normali perché non si poteva creare subito la solidità senza un'adeguata conoscenza tra tecnico e giocatori e tra giocatori stessi. Contro le squadre che puntavano alla salvezza abbiamo sempre sofferto perché impostavano la gara per non farci giocare mentre le prestazioni migliori sono arrivate con Viterbese, Rieti, Grosseto e Torres, quasi tutte battute in gare che hanno certificato la forza di una squadra che aveva raggiunto la massima performance»

L'infortunio di Coloritti in un periodo in cui avevate raggiunto una stabilità tattica con il tridente "senior" Cossu-Mastinu-Molino ha creato degli intoppi

«Con Matheus in campo si erano creati ottimi equilibri in quel momento perché aveva ritmo partita e si inseriva bene nell'organizzazione di gioco, abbiamo patito la sua assenza e il mister è stato costretto a riniziare un po' da zero. Dopo il contraccolpo iniziale, Mignani ha inserito Doddo interno di centrocampo e la scelta ci ha dato ragione, il tutto poi è coinciso con le partite più importanti della stagione»

Mancando il '96 a centrocampo è stato inserito in attacco un giovane come Aloia in un reparto che stava andando bene

«Aloia conosce la categoria, due anni fa ha segnato 9 gol e ha fatto il suo, quando ha giocato è stata una scelta azzeccatissima perché ci ha permesso di schierare un centrocampo "maturo" che ha dato i suoi frutti. Con la Viterbese è stata una grande gara, pareggiata ma rischiando anche di vincere, con l'Albalonga dovevamo vincere e siamo stati beffati su punizione a 4' dalla fine. È normale che arrivati alle ultime partite si dovesse puntare su un blocco per dare continuità, senza nulla togliere a chi aveva un minor minutaggio, con Alessandro in campo restavano fuori Molino e Caboni; Aloia ha svolto il suo compito al meglio e col fuoriquota davanti avevamo un centrocampo importante che ha dato i suoi buoni risultati»

Quanto ha inciso nel traguardo raggiunto dall'Olbia il lavoro di mister Mignani?

«Sotto il profilo del gioco tantissimo, ha portato con sé l'esperienza maturata nei professionisti come collaboratore di Mario Beretta nel Siena e nel Latina, la sua precisione e cura dei dettagli ha permesso di abbinare le prestazioni ai risultati, durante la settimana oltre che lavorare in funzione dell'analisi dell'avversario attraverso un'azione di scouting fatta in precedenza, c'era una ricerca continua nella cura dei particolari. Il mister e il suo staff è stato un tassello importante nel raggiungere l'obiettivo prefissato a dicembre»

In cosa è stata invece brava la società?

«Innanzitutto nel creare un ambiente sereno, lasciando all'atleta l'unico pensiero di giocare, il presidente Marino ha subito creato uno staff tecnico e sanitario all'altezza di un club professionistico, figure giuste e idee chiare nello scegliere chi tenere in funzione del progetto di squadra giovane e di prospettiva, e chi non tenere per una questione anagrafica ma anche tecnica. Sono arrivati giocatori che potessero dare, in campo e nello spogliatoio, un qualcosa in più per centrare l'obiettivo, ma nel rimodellare la squadra la società ha tenuto indubbiamente presente che il gruppo era la cosa primaria, perciò si è lavorato tanto anche negli aspetti che possono sembrare più banali e ininfluenti come può essere una cena in più, nel partire in trasferta un giorno prima e nel creare quei momenti sociali e aggregativi come portare più ragazzi in albergo insieme con lo staff tecnico per creare più coesione. Ma il presidente Marino ha curato altri aspetti gestionali, infatti sono stati fatti interventi importanti nello stadio, con il rifacimento del manto erboso, e implementato il centro sportivo a La Basa. Ha voluto che assumesse un peso importante l'aspetto marketing e dei social, si sono così instaurati nuovi rapporti con le aziende locali, si sono fatte iniziative come il biglietto delle gare interne a 1 euro, coinvolgere gratutitamente le scuole calcio della Gallura o partecipare all'invito dell'Ilvamaddalena per la festa della loro promozione in Eccellenza; tutte operazioni simpatia per far conoscere la nuova proprietà in città e nel territorio»  

Per il direttore sportivo, invece, sarà stato impegnativo il lavoro di ricostruzione della squadra

«Mi ritengo soddisfatto per aver raggiunto l'obiettivo, con un gruppo disponibile di ragazzi di prospettiva che volevamo, e il risultato ne è testimone. Ma, a prescindere dal risultato, abbiamo lavorato tanto e bene, riavvicinando la città e i tifosi allo stadio, prova ne sia di questo lavoro il fatto che nelle due gare dei playoff abbiamo avuto tanti sostenitori giunti a Grosseto e Sassari facendo tanti sacrifici per stare vicini alla squadra e darci forza. Per noi società è stata un grande vittoria e un indice che tutti ci siamo adoperati nel modo giusto, così come aver creato un gruppo di giocatori solido che ha lavorato duramente e in modo professionale in questi 5 mesi per raggiungere l'importante obiettivo»

Quanto impegno c'è voluto per portare a Olbia un giocatore come Andrea Cossu?

«Al di là del rapporto che da tanti anni ci lega, Andrea aveva molte richieste da squadre professionistiche del continente ma il fatto che non volesse varcare il Tirreno a me ha agevolato il compito. Poi lui è legato a Cagliari e al Cagliari e aver già giocato nell'Olbia ad inizio carriera e sentirsi utile alla causa ha inciso tanto, sennò avrebbe preferito non prendere l'impegno. Ha trovato stimolante il progetto, in sede di presentazione disse che avrebbe fatto di tutto per riportare l'Olbia in Lega Pro, questo è avvenuto perché ne era convinto. La mia presenza può aver facilitato le cose ma il fattore scatenante è stato l'essere al centro del progetto. lo voglio ringraziarlo pubblicamente perché ha dato una grande mano alla costruzione del gruppo, all'inizio è stato seguito in quanto giocatore che arrivava dalla serie A ma poi Cossu è stato un elemento trainante per ciò che ha dimostrato come persona, un esempio per i giovani, si è calato nella realtà e ha messo la sua esperienza al servizio del gruppo»

C'è uno o più acquisti che hanno dato soddisfazioni maggiori rispetto ad altri?

«Ce ne sono due in particolare, quelli di Paolo Dametto ed Enrico Geroni. Paolo veniva dal professionismo e da tre anni importanti in Lega Pro e non so perché fosse ancora svincolato, non è stato facile fargli capire che per il progetto lui era importante e un punto fermo per il futuro. Lo conoscevo e sapevo che per la serie D era un lusso, insuperabile in difesa, ha chiuso la stagione alla grande. Di Enrico avevo tutti i report positivi e non mi sono mai distratto su altri profili, ha una tecnica superiore alla media per la categoria, abbina carisma e personalità e ha contributo in modo importante al salto di categoria. Sono state due operazioni difficili, su entrambi i giocatori ci sono stato un mese, avevano richieste in serie B e Lega Pro ma il corteggiamento continuo ha ripagato e la soddisfazione più grande è stata quella che in sede di saluti entrambi abbiano detto che la loro scelta è stata azzeccata e che le mie parole si sono poi concretizzate in fatti come l'epilogo della stagione ha dimostrato»

Del progetto Olbia è piaciuta l'idea di puntare concretamente sui giovani sardi di valore con voglia di affermarsi

«Crediamo molto nel settore giovanile, in prospettiva vogliamo creare nuove opportunità, perché se l'Uruguay è uno stato con neanche 3,5 milioni di abitanti ma ha fatto finali Mondiali, perché la Sardegna che ha la metà degli abitanti non riesce ad avere una squadra di sardi? Il progetto Olbia non nasce solo per travasare i Primavera dal Cagliari in Gallura, in Sardegna non ci sono giocatori più scarsi che in altre regioni ma altri Sau, Zola, Cossu, Murru magari si sono persi per mancanza di opportunità che una squadra in Lega Pro può invece offrire con la speranza poi di poter finire nuovamente al Cagliari dopo un'esperienza fatta in serie C. Crescere con le squadre giovanili che andranno a confrontarsi con avversari del calibro di Napoli, Milan, Sampdoria e così via, disputando gare che richiamerebbero l'interesse di tifosi, dirigenti, tecnici, darebbe stimoli in più. Dagli Academy e dai centri di formazione, compreso il settore giovanile, il Cagliari può sfornare un numero superiore di giocatori che annovera tra le proprie fila e per non disperdere questo patrimonio tecnico diventa fondamentale poter contare su un club come l'Olbia che avrà le squadre impegnate in campionati nazionali»  

Che serie D è adesso rispetto a quando l'hai fatta col Sanluri?

«Io mancavo da questa categoria da sei anni, un campionato non con grandi differenze se non la presenza di qualche nobile decaduta in più come Viterbese e Grosseto, ma resta sempre importante, duro, di grande sofferenza e appassionante. Sono tornato a provare tante emozioni non solo per le vittorie, gli stessi fischi sono sinomino di emozioni, vuol dire che l'avversario ti teme e che rappresenti un valore. Quest'anno la classifica si è spezzata in due tronconi tra chi lottava per vincere e chi per salvarsi, ho ritrovato le stesse difficoltà che trovavo anni fa quando incontravo squadre come il Morolo, che non ti facevano giocare e potevano anche batterti. Il tasso tecnico un po' più elevato ed è per questo che diventa fondamentale la cura dei dettagli, non bisogna mai lasciare niente al caso»

Proprio contro Muravera e Lanusei, che si sono salvate, ma anche con le due retrocesse Castiadas e Budoni avete vinto soffrendo

«A Muravera segnammo il gol-vittoria nel finale, loro avevano preparato la gara per limitarci e ripartire colpendoci così come hanno fatto in occasione del pareggio; a Lanusei abbiamo chiuso la gara in otto contro undici. Due squadre che avevano organizzazione di gioco, costruite con risorse limitate e dovendo fare un mercato con poca scelta o stando in una zona geografica nella quale è difficile fare calcio; ci hanno messo tanto cuore e un forte spirito di gruppo per rimanere nella categoria, non è facile salvarsi direttamente o con un playout avendo rose non nutritissime. Io sono retrocesso per un gol segnato in meno negli spareggi ma non cambia il concetto, so che quando perdi è difficile tenere il gruppo e quando vinci che è più facile farlo, il plauso va fatto perciò alle società, agli staff tecnici e alle squadra capaci di gestire le difficoltà, facendo un campionato di lacrime e sangue e avendo il merito di crederci sempre senza mai mollare. Ma anche chi è retrocesso l'ha fatto con onore e ha combattuto fino alla fine, faccio i complimenti al Castiadas perché aveva pochissimi punti e con Mereu è risalito trovando poi degli intoppi nella rimonta figli del grande dispendio psico-fisico»

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2015/2016
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Sardegna
17 Ritorno
Girone G
Pierluigi Carta