«Peccato, potevamo puntare al salto; mi auguro che il club risolva i suoi problemi»
Caos Tempio, la versione di Cassitta: «Esonerato con una telefonata dopo che i giocatori avevano abbandonato la squadra; dispiace, ma ora mi sento più sereno»
Termina nel peggiore dei modi l'avventura di mister Amedeo Cassitta sulla panchina del Tempio: il tecnico è stato sollevato dal suo incarico esattamente sette giorni fa dal presidente Marco Pallotta, dopo che gran parte dei giocatori avevano deciso di abbandonare il progetto. Le difficoltà del club erano ormai note, una situazione difficile che andava avanti da diverso tempo, ma nonostante tutto l'allenatore, in piena sintonia con i suoi ragazzi, stava comunque cercando di onorare la stagione, incominciata con ben altri propositi ma che con il passare delle settimane ha dovuto subire una netta ridimensionata.
L'accesso alla semifinale di Coppa Italia di Promozione, con il match di andata perso contro la forte Dorgalese per 3 a 0, e una classifica relativamente tranquilla non sono bastate per far proseguire il sodalizio: per i galletti ora inizia un periodo caratterizzato da grandissima incertezza, la batosta per dieci a zero rimediata in casa del Bonorva nell'ultima uscita rappresenta più di un campanello d'allarme; la zona calda dista dodici punti, un vantaggio importante ma che risulta comunque precario, soprattutto perché alla fine del torneo mancano ancora otto partite.
«Onestamente non mi aspettavo un epilogo del genere – dichiara Cassitta – anche perché non percepivo nessun rimborso, al pari dei giocatori, quindi non gravavo sicuramente sulle spalle del presidente Pallotta. Non me l'aspettavo, dopo tutte le energie spese sino a questo momento: ci stavamo gestendo gli incassi settimanali per coprire le spese di coloro che arrivavano da più lontano, Calangianus, Oschiri, Ozieri, Sassari, e per far fronte alle esigenze primarie della squadra, ma in realtà mi sento sollevato dal punto di vista psicologico».
Il tecnico racconta nel dettaglio lo svolgersi degli eventi che hanno portato alla clamorosa rottura.
«Martedì scorso mi sono presentato al campo per dirigere, come al solito, l'allenamento, ma i ragazzi avevano preso autonomamente la decisione di appendere le scarpe al chiodo, a causa di una situazione che ormai reputavano inaccettabile; si sentivano presi in giro, ed io non me la sono sentita di chiedere sforzi ulteriori, anche perché si sono sempre dimostrati assolutamente disponibili. Sono andati via tutti i gli elementi che avevamo convinto a venire a giocare qui a Tempio, proprio per questo non sono deluso, in realtà è venuta a mancare la squadra».
La scelta del numero uno del club è stata un fulmine a ciel sereno. «Probabilmente ha voluto lanciare un messaggio all'ambiente, attribuendomi però colpe che ritengo infondate. La motivazione dell'esonero? Me l'ha comunicata durante un colloquio telefonico: secondo lui non avevo più in mano il gruppo, ma attualmente abita a Roma, quindi non può seguire in prima persona le vicende della squadra, qualcuno gli avrà fornito delle informazioni in questo senso».
L'allenatore invece ha ricevuto tante manifestazioni di solidarietà. «Da parte dei tifosi, dei miei colleghi e di altre persone che orbitano attorno a questo mondo, una cosa che mi ha particolarmente sorpreso. Se fosse dipeso da me avrei rispettato il mio contratto sino alla fine, ma in queste condizioni era impossibile: non è accettabile dover raccattare dei ragazzini ed esporli a bruttissime figure, sarei stato ancora più amareggiato, una grave mancanza di rispetto anche nei confronti dei genitori».
Cassitta tira le somme al termine della sua avventura. «Guidare il Tempio è stato un onore: si tratta di una delle società più blasonate di tutta la Sardegna, una delle panchine più ambite. Sicuramente mi porterò nel cuore questa bella esperienza, l'affetto della gente è stato meraviglioso, nonostante la diffidenza iniziale: ci può stare, considerando che non ero della città, ma ho ripagato la loro fiducia dando il massimo». E i risultati stavano dando ragione. «Abbiamo chiuso il 2016 al primo posto e con le semifinali di Coppa Italia in tasca, contando su molti Juniores e parte dei giocatori più esperti. Questa squadra era stata costruita per stravincere il campionato, probabilmente non avremmo avuto rivali, lo dico e lo sottoscrivo, ed in questo senso mi danno forza le testimonianze degli altri allenatori. C'erano insomma tutte le premesse per puntare al salto».
Ora la situazione appare decisamente complessa. «La classifica non è critica, ma considerando come sono andate le cose domenica, non possono ritenersi nemmeno tranquilli. Non avrebbero difficoltà a trovare degli elementi per chiudere dignitosamente la stagione, ma la lacuna più grande è a livello dirigenziale: non so quante persone abbiano voglia di imbarcarsi con Pallotta, molti non lo considerano un referente valido, non essendo fisicamente presente, rischia di lottare contro i mulini a vento. Non so proprio come andrà a finire, ma mi auguro possano risolvere al più presto i tanti problemi, magari con l'intervento dell'amministrazione comunale o di altri privati che hanno a cuore le sorti della società. I tifosi non si meritano un trattamento del genere, dimostrano una passione e un attaccamento rari da trovare nel resto della Sardegna».
La storia di Cassitta è molto simile a quella vissuta, alcune settimane fa, da Tonio Madau al Quartu 2000, con l'intero gruppo che si è schierato con il tecnico. «L'allenatore è la prima persona verso cui si punta l'indice, chiunque voglia intraprendere questa strada deve mettere in preventivo di incappare in brutti episodi; il calcio spesso si trasforma in un tritacarne, ci si dimentica in fretta del passato e il rispetto svanisce nel nulla».
Proprio per questo la categoria dovrebbe essere più protetta. «Un discorso che vale anche per i giocatori e per i vari componenti dello staff tecnico: massaggiatori, preparatori atletici e dei portieri. Si fanno tanti sacrifici, anche a livello personale, familiare e lavorativo, poi basta la decisione di un singolo per mandare all'aria tutto. Una situazione abbastanza deprimente. La Federazione dovrebbe effettuare controlli più rigidi, soprattutto nei confronti delle squadre più blasonate, per verificare che ci siano i presupposti per affrontare la stagione».
Il rischio è che l'intero torneo ora risulti falsato. «Ci saranno grosse ripercussioni sulla corsa ai play-out e ai play-off: chi incontrerà il Tempio d'ora in poi si troverà di fronte una squadra molto più debole, mentre altre in precedenza hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie, perdendo magari punti preziosi. Stiamo giocando con i sacrifici e le spese di tutti gli altri club, che mettono in gioco cifre importanti in questo periodo di crisi. Sarebbe preferibile che certi individui venissero radiati, per evitare che facciano ulteriori danni».