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Muravera, il "novizio" Piras si gode l'impresa: «La mia sfida più difficile ma la scommessa l'ha vinta la società, ha scelto me e non il grande nome, dovevo ripagare tutti con la salvezza»
Il tecnico: «Ho guidato un gruppo eccezionale»

Muravera, il "novizio" Piras si gode l'impresa: «La mia sfida più difficile ma la scommessa l'ha vinta la società, ha scelto me e non il grande nome, dovevo ripagare tutti con la salvezza»

Le tre "emme" che accompagneranno l'estate di Marco Piras: il Miracolo del Mister del Muravera. Il tecnico cagliaritano è stato l'artefice principale della salvezza della squadra sarrabese, a Pasqua sull'orlo del precipizio e ad inizio maggio già in vacanza con lo stemma della Lega Nazionale Dilettanti ancora appuntato sulle maglie. Chiamato dal club gialloblù ad inizio novembre, con la squadra reduce da tre sconfitte di fila e dentro i playout, l'ex tecnico di Castiadas e Siliqua, ha compiuto la sua più grande impresa di una carriera passata esclusivamente tra Eccellenza e Promozione: «Non finirò mai di ringraziare il presidente Giampaolo Aresu per l'opportunità che mi ha concesso - dice Marco Piras - Ha scelto la strada più incerta nel puntare su un tecnico che non aveva mai fatto la serie D, un illustre sconosciuto della categoria. In quella situazione ha voluto dare una scossa all'ambiente e, probabilmente, sarebbe stato più semplice affidarsi al grosso nome, invece ha trovato in me la persona che aveva le caratteristiche da lui ritenute giuste per arrivare alla salvezza e io non ho fatto altro che contraccambiare la fiducia, penso di esserci riuscito».

 

Marco Piras, 27 punti in 24 partite alla guida del MuraveraChi dei due ha vinto più la scommessa?

«L'abbiamo vinta entrambi anche se la scommessa l'ha fatta più la società. Io ho cercato di mettere, in un campionato a me nuovo, il mio modo di essere allenatore che ho affinato nei 9 anni passati tra Eccellenza e Promozione, non con squadre di vertice assoluto e spesso entrando in corsa migliorandone il rendimento. Penso di aver fatto la gavetta e di aver meritato questa chance dopo aver portato in Eccellenza il San Gavino, aver fatto i playoff di Promozione col Siliqua e Quartu 2000, di aver portato l'Asseminese dai bassifondi al quarto posto, sfiorato i playoff di Eccellenza a Castiadas o lasciando il Muravera in scia della capolista Porto Torres sempre in Eccellenza. Ogni volta ti metti sempre alla prova, ti vuoi misurare e migliorare, non c'era certezza di far bene ma volevo centrare l'obiettivo come nelle nove precedenti sfide, questa l'ho presa troppo a cuore, perché una piazza così non meritava di retrocedere ed essendone io diventato il timoniere ho sentito il dovere di dare ancor di più»

La soddisfzione più grande di questo campionato

«Aver conquistato il gruppo, non era facile entrare in uno spogliatoio consolidato ed essere subito credibile nei confronti dei giocatori, li ho portati tutti dalla mia parte mostrandomi schietto e leale con ognuno di loro. La cosa più bella è che, a livello umano, mi sento arricchito da questa esperienza, ho incontrato persone speciali, di quelle vere che parlano in faccia, con le quali affrontare i problemi insieme e superarli senza che nessuno remasse contro» 

Che cosa ha di diverso la serie D dai campionati regionali e cosa ha di uguale?

«Di diverso è che quando partecipi ad un campionato nazionale ti scontri con società blasonate, che hanno fatto la serie C e la B come Viterbese, Grosseto, Rieti, Torres, Olbia, Nuorese, con allenatori e giocatori che arrivano dal professionismo e giochi in stadi con 3mila persone sugli spalti. È un campionato semiprofessionistico, ti misuri con chi si allena sette volte alla settimana e tu ne fai 4 e per giunta di sera. A Viterbo ci hanno detto: "Pensavamo scoppiavate e invece avete corso tutta la gara". Un'esperienza che ho potuto comunque fare perché sono in cassa integrazione, sarebbe stato impossibile se avessi anche lavorato; sei impegnato tutti i giorni, tra allenamenti, trasferte e gare, il lunedì che è libero devi organizzarti la settimana e questo porta via tempo ed energie. La serie D è molto impegnativa ma molto gratificante, allo stesso tempo dico però che il calcio è uguale a tutti i livelli, chi pensa di volerlo cambiare è matto. Io l'ho sempre fatto seriamente, la riprova è che tra gli attestati di stima ricevuti ci sono chiamate e messaggi di ex dirigenti e giocatori di Barisardo, Carloforte, Quartu 2000, Siliqua o di avversari di quest'anno come l'Arzachena nella figura del suo direttore sportivo Zucchi, un vero piacere»

A cosa equiparare la salvezza in serie D in una realtà come Muravera

«Equivale a più di una vittoria del campionato e infatti la dedico a mio suocero Carmine che non c'è più. Adesso sembra facile poter dire: "Ci ho sempre creduto". Ma è stata la sfida più difficile delle altre 9 nelle quali avevo sempre raggiunto gli obiettivi. Mi dispiace dirlo ma ho preso un gruppo che si stava sfaldando, ci siamo dati una nostra organizzazione, siamo stati anche ad un passo dalla zona retrocessione, molti ci ricamavano sopra e avevano pure organizzato il nostro funerale. Tutti aspetti che mi caricavano ancora di più, come le parole dette da qualcuno che diceva di faticare nel trovare sei squadre più scarse del Muravera, i ragazzi queste cose le sapevano e hanno voluto smentire tutti» 

Il momento più nero della stagione?

«La sconfitta di Sassari, quell'8-0 per come è maturato mi rimarrà sempre dentro, ma devo dire che la serie D come non ti porta mai a gioire per troppo tempo perché la domenica dopo ci sta che possa perdere, ti fa dimenticare un ko bruciante come quello con la Torres, infatti la squadra reagì immediatamente battendo il Trastevere. Diciamo che le tre sconfitte di fila di fine febbraio e inizio marzo, dopo i pareggi con Nuorese e Lanusei, potevano far pensare alla catastrofe mentre proprio lì capivamo che in questo campionato ci potevamo stare anche noi, viste le prestazioni fatte. Col Grosseto abbiamo fallito il 2-2 nel recupero e ricevuto i complimenti dagli avversari, col Rieti eravamo senza Vignati e Nurchi e abbiamo giocato alla pari per oltre un'ora, con l'Olbia avrei voluto vedere il finale di gara se ci avessero dato il rigore su Nurchi quando eravamo sull'1-1»

Al centro Marco Nibbio, tra Arrus e Vignati, ai lati la festa negli spogliatoi di Ostia della squadra

Quando avete capito che c'era lo spazio per la salvezza diretta?

«La svolta si è avuto con l'Astrea perché siamo tornati alla vittoria e da lì è iniziato il filotto di 12 punti nelle ultime 7 giornate, affrontando avversari con obiettivi importanti da raggiungere eccetto domenica scorsa ad Ostia. La vittoria di Genzano ci ha permesso di scavalcare il Budoni, da lì in poi abbiamo sempre tenuto la posizione fuori dalla zona playout, anche a Viterbo la sconfitta è stata indolore perché nell'anticipo il Budoni aveva perso con il Lanusei»

In cosa siete stati bravi?

«È stata brava la società, col presidente Aresu in testa. Dopo la gara di Sassari poteva cogliere la palla al balzo, minacciare di bloccare gli stipendi come accade in altre società, invece il venerdì ha pagato dopo aver rinnovato la fiducia e il sostegno alla squadra e allo staff tecnico il martedì alla ripresa degli allenamenti. Questi sono segnali positivi, che hanno avuto l'effetto di far dare a tutti un qualcosa in più per ripagare delle persone che a Muravera meritano tanto. Questo è stato possibile perché la squadra è stata un gruppo in campo e non nelle cene. Poi per me è stato molto bravo il fisioterapista Marco Nibbio, un professionista che mi ha dato una grande mano nel recuperare gli infortunati, ma soprattutto è una persona eccezionale sulla quale fare affidamento anche fuori dal calcio»

Parliamo di qualche singolo: Luca Concas, prima un ex compagno di squadra, poi un vice e, infine, un centrocampista. Poi cos'altro?

«Luca è una persona straordinaria, abbiamo giocato insieme quando ho vestito la maglia del Muravera, ho avuto la fortuna di rincontrarlo come mio collaboratore e mi ha dato un grandissimo aiuto perché persona capace, intelligente e credibile nello spogliatoio. Sono stato bravo a convincerlo nel rimettersi le scarpette ai piedi, nelle partitelle vedevo che avrebbe potuto darci una mano anche dentro il campo dopo aver perso per infortunio Maccioni e Muratore. Ne ha giovato la squadra perché è intelligente calcisticamente, grazie anche al suo apporto abbiamo raggiunto la salvezza»

La vecchia guardia è sempre il valore aggiunto del Muravera?

«Assolutamente sì, ho trovato degli uomini veri, che nel momento di difficoltà si sono rimboccati le maniche e hanno trascinato anche i ragazzini. Giacomo Chessa l'ho sempre affrontato da avversario e lo stimavo, una volta che l'ho potuto allenare ho capito la grandezza della persona e l'importanza per il gruppo, un vero capitano. Fabio Vignati era reduce da un brutto infortunio e ha vinto la sua scommessa, migliorando di gara in gara, alla fine era insuperabile, con Giacomo ha formato una delle migliori coppie di centrali della serie D, la sua forza è l'umiltà potrebbe far pesare il curriculum ma non lo fa, si è messo a completa disposizione mia e del gruppo. Nicola Sogus ha dimostrato perché ha fatto certe categorie e perché potrebbe ancora giocare in serie C, è stato tra i migliori centrocampisti del girone, abbina la qualità alla quantità, è professioniale al massimo, mai una parola fuori luogo, un esempio per tutti, il primo che arriva e l'ultimo ad andar via. Nurchi e Dessena sono tecnicamente fortissimi e meriterebbero un'altra carriera, si completano, in campo si cercano e si trovano ad occhi chiusi, insieme fanno una bella coppia. Il difetto di Sergio è che non va mai a terra anche quando subisce fallo, però nel 4-3-3 ha fatto la prima punta, non adattissimo alle sue caratterstiche ma l'ha fatto benissimo, Marco non ha mai sbagliato una gara, lo metti esterno d'attacco, prima punta, esterno di centrocampo e fa la differenza. Andrea Massessi è stato sempre pronto ogni qual volta è stato chiamato in causa, dal 1' o a gara in corso, nel sostituire Chessa o Vignati ma anche giocando insieme a loro, col Budoni si è pure tolto la soddisfazione della prima rete in serie D»

Che è successo al bomber Mesina?

«Quando sono arrivato gli ho dato fiducia e ho cercato di risollevarlo, dispiace che non abbia segnato quanto lui avrebbe voluto e quanto noi ci aspettassimo da lui ma è stato anche sfortunato, probabilmente il fatto che la palla non entrasse ha pesato e gli ha creato scoramento ma ci sono annate dove tocchi una mezza palla e segni ed altre dove non va proprio dentro. Per me resta un bravissimo attaccante, ogni volta che ha giocato ha sempre dato il massimo e i gol che ha segnato sono stati pesanti»

Capitolo portieri, tutte le altre squadre hanno almeno un fuoriquota o titolare o secondo, da voi due senior come Arrus e Galasso

«Di loro mi ha colpito la sana competizione, faceva una parata l'uno e il primo a complimentarsi con l'altro era quello che non giocava, sono molto amici e quando dicono che parano a quattro mani è proprio vero. Alessandro Arrus è stato decisivo in tante gare e determinante nello spogliatoio, sempre col sorriso sulla bocca, un ragazzo vero e a me piacciono le persone così. Enrico Galasso ha saputo aspettare il suo momento ed è stato premiato, a Grosserto ha fatto una grande gara, col Budoni è stato strepitoso e questa salvezza porta anche la sua firma. I complimenti vanno poi estesi al loro preparatore, Carlo Cirina, con me da tanti anni perché fa il suo lavoro con serietà e professionalità, mi ha seguito anche in questa dura avventura e lo ringrazio perché non era facile anche per lui inserirsi in corsa e ha fatto un grosso lavoro»

Il Muravera festeggia la salvezza con il taglio della barba a mister Piras, a destra il portiere Arrus col presidente Aresu

Galasso e Arrus sono stati anche gli artefici del taglio della barba al mister e degli scatti di foto che hanno immortalato lo scioglimento del voto 

«Qualcuno ha pensato che non glielo avrei permesso ma sono stato ben felice di questa sorpresa, mi hanno fatto un grande regalo sul campo cogliendo la salvezza e un grande favore perché la barba cominciava a darmi fastidio, sapevano anche che non avrei resistito altre due settimane senza dovermi radere...»

Grandi soddisfazioni anche dai giovani 

«Sono stati tutti all'altezza, da chi ha giocato con un po' più di continuità come Cotza, Baone, Satta, Contu e Tamba, e da chi è stato è arrivato all'ultimo momento come Sillah o è stato chiamato in causa con un minor minutaggio come Porru, Cappai e Vercelli che mi hanno permesso di avere le giuste alternative in ogni momento. Ho fatto ruotare un po' tutti, meno Monni perché reduce da un grave infortunio e Zugliani che è un '98 e troverà più spazio in futuro»

Dopo aver raggiunto il traguardo, il mister si aspetta la riconferma?

«In questo momento fatico ancora a rendermi conto che abbiamo raggiunto una salvezza miracolosa. Ora voglio staccare un po' col calcio perché solo chi ha vissuto l'anno sa le difficoltà che abbiamo avuto, le sofferenze patite, ognuno coinvolgendo le proprie famiglie. Più avanti vedremo, di sicuro resto un tifoso del Muravera, del quale sono stato giocatore prima e allenatore poi in Eccellenza sei anni fa. Non penso alle valutazioni che farà la società, so solo di essermi impegnato al massimo, di aver tutto quello che potevo dare e di aver regalato una bella soddisfazione al presidente Aresu e alla società. Sono felice di questo risultato che non deve essere legato ad una riconferma. Per Muravera è importante che lui resti alla presidenza, ha portato il club nel punto massimo della sua storia vincendo prima una Coppa Italia di Eccellenza, poi un campionato di Eccellenza e ora confermando la serie D da matricola. Ha fatto tanti sacrifici ed è stimato e ben voluto dai giocatori che in lui non vedono solo chi paga loro i rimborsi spese»

Che dire delle sfide playout Lanusei-Castiadas e Budoni-Cynthia?

«Meglio essere spettatori che non doverli vivere in prima persona. Sono partite complicate per le quali si rischia di sbagliare ogni tipo di pronostico, non sempre prevale la più forte, il doppio risultato ha una sua valenza e sono favorite le squadre che giocano in casa, però Lanusei e Budoni non possono cullarsi perché Castiadas e Cynthia sono capaci di annullare il gap vincendo anche nei 120'. Poi si gioca fra due settimane, ci saranno probabilmente 30 gradi e allora dipende da come ci arrivi all'appuntamento sia fisicamente che di testa, vincerà chi non affronterà il playout come una delusione per una salvezza non ancora raggiunta. Questo era un girone che gli addetti ai lavori hanno equiparato quasi ad una Lega Pro, è retrocessa l'Astrea che questa categoria l'ha onorata per anni e in rosa aveva nomi eccellenti per curriculum ed esperienza, il San Cesareo si è rinforzato cammin facendo e quello del girone di ritorno si sarebbe salvato ma ha pagato un inizio difficile con troppi giovani in campo. Perciò è già stato importante che non ci sia stata una squadra sarda coinvolta nelle retrocessioni dirette come da diversi anni non capitava, dispiace che ne perderemo sicuro al termine di questi playout e mi auguro che il numero non vada oltre, più siamo e meglio è, ne giova il calcio sardo in attesa che, oltre al Cagliari, ci sia nei professionisti un altro club isolano»

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2015/2016
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Sardegna
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