«Al di là dei soldi manca un gruppo dirigenziale con motivazioni»
Calangianus, dal sogno serie D alla Promozione, Addis: «Chi costituisce le società non può partire e poi lasciare tutti a metà strada, i ragazzi hanno onorato la maglia»
Un anno fa giocava la finale playoff regionale rispolverando la parola serie D, oggi si ritrova in Promozione dopo il playout perso 4-0 sul campo del Monastir. Che è successo al Calangianus nel frattempo? È cambiata dirigenza, è cambiata tanto la squadra ed arrivato il tecnico Gianni Addis che ha cercato il "miracolo" predicando nel deserto. Al termine dell'ultima gara stagionale che ha decretato la retrocessione, l'allenatore gallurese plaude la squadra e spiega le difficoltà affrontate: «Al di là del risultato, arrivare a giocarci il playout all'ultima giornata credo sia un motivo di soddisfazione per i ragazzi perché ci hanno creduto sino in fondo, in condizioni particolarmente difficili, senza una solida società dietro ma con pochi dirigenti appassionati che sono rimasti con noi condividendo un'avventura che si chiude in maniera negativa con la retrocessione. Io spero che da qui il Calangianus possa risollevarsi quanto prima ma, soprattutto, che questo campionato sia da monito verso chi ha la responsabilità di costituire le società e trovare i dirigenti. Per fare le cose in un certo modo occorre programmare e non partire lasciando tutti a metà strada perché poi continuino da soli». Il senso di responsabilità ha guidato tecnico e giocatori. «Noi e i ragazzi siamo stati da soli - continua Addis - onorando il calcio e la maglia al di là dei risultati. C'era il rischio di mollare tutto e far scomparire il club, merito dei ragazzi che hanno dimostrato grande professionalità e attaccamento, volendo seguirmi in questa avventura. Nonostante ci siano a livello economico grandi difficoltà, hanno messo davanti a tutto la voglia di giocare e di difendere una categoria che Calangianus dovrà riconquistare quanto prima».
Nella sfida a Monastir non è bastato fare bene nei primi 45', il crollo è arrivato nella ripresa: «Nel primo tempo credo sia stato dalla nostra parte non solo in termini e in ragione di situazioni create ma per come si è tenuto il campo con una certa padronanza e con buone trame di gioco sviluppate e sulle quali doveva articolarsi la nostra partita. Nel secondo tempo è stata un'altra storia, a seguito di una amnesia difensiva come spesso ci è capitato durante il campionato, abbiamo subito il primo e il secondo gol, lì abbiamo avuto un crollo psicologico, ci siamo persi subendo altre due reti che danno alla partita un segno negativo troppo vistoso. Non ci sono 4 gol di differenza tra noi e il Monastir, perlomeno per quanto si è visto. I ragazzi hanno dimostrato di saper stare in campo in un certo modo, di cercare di essere propositivi attraverso il gioco, poi è chiaro che abbiamo dei limiti tecnici e di organico ai quali abbiamo cercato di sopperire sino a questo punto». La retrocessione del Calangianus arriva un anno dopo la sparizione del Tempio (ripartito dalla Seconda), un brutto segnale per il calcio nell'alta Gallura: «C'è una crisi economica e dirigenziale, i soldi sono importanti ma anche la voglia di dedicare tempo a questo sport e ai ragazzi, probabilmente è un periodo in cui è difficile allestire un gruppo dirigenziale che abbia motivazioni di questo tipo. Spero che Calangianus e Tempio possano rinverdire i fastidi di una volta e di giocare in categorie che competono al blasone e tradizione delle rispettive società».