Il portiere sassarese: «Australia e Spagna mi hanno fatto crescere, alla Ferrini accolto come un figlio»
Ferrini, il giramondo Canalis tra esodi, studio e calcio
Giro del mondo in quattro anni, sempre con il pallone tra i piedi. Anzi, tra le mani. Umberto Canalis incarna la figura del "cervello in fuga". Ha girato per due continenti alla ricerca di un futuro senza mai mettere i guantoni da parte, perchè al cuor non si comanda. E dopo un lungo girovagare, il portiere classe '92 (quest'anno in forza alla Ferrini) sta riuscendo a crearsi il suo domani a sole 2 ore e mezzo da casa sua.
Sassarese doc, muove i primi passi calcistici nelle giovanili della Torres per poi arrivare tra i grandi con la maglia del Latte Dolce. «L'esperienza con i biancoblu è stata fantastica, anche perchè mi ha permesso di arrivare in Serie D – esordisce Canalis – Con loro ho iniziato da giovanissimo, con la squadra in Promozione. E in pochi anni siamo riusciti nel doppio salto. Fino all'Eccellenza sono stato sempre titolare, poi in D ho avuto meno spazio. Non ero più fuoriquota e davanti avevo un gigante come Pierpaolo Garau, ho imparato tantissimo da lui.»
Poi, il primo esodo. «Dopo il diploma, a dirla tutta, non avevo tanta voglia di studiare. Il calcio non mi dava più stimoli positivi, quindi ho deciso di fare un'esperienza che mi facesse crescere come persona». Una scelta importante, sicuramente difficile. Chiude le valigie, saluta la famiglia e vola oltreoceano. «Sono stato a Sydney per un anno, lavorando come barista. È stata un'avventura unica, che mi ha fatto maturare tantissimo. E mi ha anche aiutato a schiarirmi le idee: sono tornato dall'Australia con la convinzione di volermi iscrivere all'Università». Senza mai perdere di vista l'amico pallone. «Quando mi si presentava l'occasione ero sempre pronto a infilarmi di nuovo i guanti. Anche lì ho avuto modo di giocare, anche se il livello non è di certo paragonabile al nostro».
Il ritorno in patria coincide con una nuova avventura nel massimo campionato regionale, con la maglia del Castelsardo. «Nell'estate del 2015 ho fatto il test d'ingresso all'Università di Cagliari, per la facoltà di Scienze Motorie. In un primo momento non sono stato ammesso, quindi ho iniziato il campionato con i rossoblu. A dicembre sono stato ripescato, quindi mi sono trasferito a Cagliari e ho iniziato a studiare.» Nella finestra estiva del 2016 sono tante le occasioni per tornare in campo, ma Umberto sceglie per la seconda volta di partire. «Mi si è presentata la possibilità di partire in Erasmus per 6 mesi, a Barcellona. E non ci ho pensato due volte. Sono maturato ulteriormente, anche se la pausa dal calcio mi è pesata parecchio».
L'ultima estate finalmente torna a difendere i pali, questa volta il rossoblu è quello della Ferrini. «Avevo già avuto contatti con la società la passata stagione, che non sono andati in porto a causa della mia partenza. Quest'anno invece non ci sono stati impedimenti, e a posteriori sono davvero felice della mia scelta. Sono stato accolto come un figlio, ho trovato un gruppo fantastico e una dirigenza solida alle spalle». E anche i risultati dati dal campo sono stati soddisfacenti. «Ci siamo salvati, anche se con qualche sofferenza di troppo. L'ultima parte della stagione sono stato fuori per infortunio, mi è dispiaciuto molto. Nonostante tutto è stata una bella annata, e devo ringraziare di cuore Marco Cinus e Andrea Tronci. Marco era alla prima esperienza come preparatore dei portieri ed è stato grande, ci ha dato una grossissima mano. Andrea è fortissimo, è del '98 e ha ancora un anno da fuoriquota. Entrambi abbiamo avuto spazio, è stato molto importante».
Senza mai mettere da parte l'Università. «Dovrei laurearmi a ottobre, adesso mi sto concentrando sui libri. Organizzarsi non è facile, ma con la passione riesce tutto più facilmente. Poi continuerò a studiare, voglio specializzarmi in riabilitazione post- infortuni. Magari a Milano, oppure potrei tornare in Australia». Sempre con una certezza, solida. «Ovunque vada, cercherò sempre una via per continuare a giocare a calcio».