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Luci puntate sulla compagine di Urzulei

'Ho visto giocare le Gruthas': quando il calcio a 5 si tinge di rosa

«Credo che il calcio femminile, e lo sport femminile in genere, debba avere più considerazione. Lo sport non ha sesso secondo me, neppure un gioco "maschio" come il calcio».
Sono queste le parole che Maurizio Lepori, giovane scrittore sardo, sceglie per presentare un suo articolo dedicato all'A.C.F Gruthas, splendida e sorprendente realtà del mondo del calcio a 5 a tinte rosa.





«Quando qualche anno fa Teresa Piredda a Videolina annunciò che la Torres aveva vinto scudetto e Coppa Italia ci rimasi un po' male. Ci rimasi male perché la notizia fu piazzata in coda alle news sportive e perché ad essa non fu allegato nemmeno un brevissimo servizio di immagini. Fu una cosa fulminea, data senza un minimo di enfasi. Nella mia ingenuità pensavo che per un TG regionale fosse doveroso dedicare almeno un paio di minuti alla squadra più forte d'Italia (la più titolata in assoluto..la Juventus in rosa), pensavo che fosse un motivo d'orgoglio per la nostra terra, un po' come il grande Cagliari di“Giggirriva” negli anni che furono, ma evidentemente mi sbagliavo: in fondo si trattava pur sempre di calcio femminile, calcio “minore”, calcio di “serie B”.

Che poi le femmine non sono “geneticamente portate per il calcio”, sul manto erboso sono“sgraziate”, e poi “quelle che giocano a calcio sono pure brutte”. Tali affermazioni di uso comune, il più delle volte, fuoriescono dalla cavità orale di ominidi di sesso maschile dall'aspetto poco gradevole, del tutto privi di grazia sia all'interno che all'esterno di un manto erboso, che magari non hanno mai visto giocare l'immensa Angel Jemenez Parejo... 566 gol in carriera, la maggior parte dei quali segnati proprio con la maglia della Torres.

Se per voi il calcio è quello della Champions League, dei capelli impomatati di Cristiano Ronaldo, dei tunnel di Messi e le veroniche di Iniesta, delle parate eleganti di Buffon, se per voi il calcio è tattica esasperata, calcio mercato tutto l'anno, se avete il palato troppo fine allora il calcio femminile non è per voi.

Per me il calcio è anche altro. Per me il calcio è rincorrere un pallone anche quando sai che non lo prenderai mai, è il silenzio dello spogliatoio prima del discorso del mister, è il mister che urla rabbioso cosa devi fare o cosa avresti dovuto fare, è la stretta di mano all'avversario quando va a terra per un contrasto di gioco, è l'arbitro che non ne azzecca mai una giusta, è l'allegria sotto la doccia che vien fuori a prescindere dal risultato, è il pubblico avversario che ti insulta per futili motivi (un taglio di capelli stravagante, la pelle un po' più abbronzata del solito, il fatto di essere nato nel tuo paese).... per me il calcio è soprattutto amicizia, condivisione di un esperienza che magari dura solo qualche anno ma che ti porti dietro per sempre, il calcio è impegno, determinazione, volontà... e se penso ad un termine che possa riassumere tutte queste caratteristiche mi viene subito in mente Gruthas.A.C.F Gruthas - La montagna sullo sfondo è il monte Gruthas, dal quale la squadra prende il nome

L'A.C.F. Gruthas  è la squadra di calcetto femminile di Urzulei, un pugno di irriducibili ragazze che milita nel campionato regionale di serie C1. Solitamente mi capita di adoperare i termini del vocabolario con molta leggerezza, ma non in questo caso, perché quando parlo di pugno di irriducibili intendo proprio la seconda definizione che lo Zingarelli dà di irriducibile...”che non si può piegare”. E anche quando scrivo “pugno” non vado molto lontano, poiché attualmente la rosa delle Gruthas è composta da sole sei giocatrici e tale situazione comporta che in caso di assenze spesso si trovino ad affrontare le partite con soli cinque elementi (proprio come il pugno di una mano), senza avere cambi a disposizione.

È una cosa che ho notato la prima volta che sono andato a vedere una loro partita, lo scorso 21 dicembre. Appena messo piede nello splendido palazzetto di Maracalagonis il mio sguardo è stato catturato da una muraglia gialla di notevoli dimensioni, avvicinandomi ho capito che si trattava della foltissima panchina della Jasnagora, le avversarie delle Gruthas...erano talmente tante che alcune di loro restavano in piedi.

La nostra panchina fortunatamente era più comoda e spaziosa, ed era composta da soli tre elementi. Uno è il mister Nico, un tipo che non usufruisce della panchina nemmeno per un minuto, in quanto segue tutte le azioni muovendosi in continuazione, sgolandosi nel tentativo di far comprendere ad ogni singolo elemento cosa vuole da esso. La passione per questo sport è lampante nei suoi occhi, le innumerevoli operazioni al ginocchio lo hanno costretto ad abbandonare il calcio giocato prima del tempo, perciò sente in modo particolare le partite, le vive come se in campo ci fosse anche lui: è un mistero come riesca a concludere le partite con le corde vocali intatte.

Accanto al mister ci sta Alessandra, la veterana di tante battaglie, anche lei ha avuto problemi al ginocchio e si è di recente sottoposta a un'operazione, ma sta vicina alla squadra, non perde mai una partita che sia Alghero, Sassari, Cagliari o Iglesias (ebbene sì, le Gruthas affrontano squadre di grandi città, mica se la prendono con i piccoli ... i piccoli sono loro)... il resto della panchina è occupato da Fabiana, che approfitta dello spazio per fare un pisolino.

Al mio arrivo la partita è già iniziata da qualche minuto e naturalmente è la Jasnagora a segnare la prima rete. Neanche il tempo di sospettare di portare sfiga che le Gruthas pareggiano. Il bomber Francesca (25 reti all'attivo) ruba palla a un difensore e trafigge il portiere avversario con un bel tiro angolato. Non mi aspettavo che Francesca giocasse in questo modo, immaginavo che fosse il tipico attaccante che attende che l'azione passi dalle sue parti, che si"appostata" al limite dell'aria di rigore avversaria e inganna l'attesa di palloni giocabili limandosi le unghie. Niente di tutto questo, oltre a fare tre gol dimostra grande generosità pressando i portatori di palla avversari, ingaggiando duelli spalla a spalla con avversarie dalla stazza importante e arretrando fino alla propria area per difendere il risultato. Ho capito subito che era in giornata positiva, infatti è riuscita a perdere un pallone a rimbalzo controllato anche all'interno del Palazzetto, con un tiro lo ha spedito altissimo, facendolo incastrare nel tabellone segnapunti.

Il primo tempo si chiude sull'uno a uno, con Alessandra di Baunei (unica “straniera” delle Gruthas, anche se straniera non è, poiché a vederla giocare si percepisce che sente come sua quella maglia) che compie almeno quattro parate decisive che tengono le ragazze in partita. Il destino delle Gruthas pare comunque segnato. C'è comunque qualcosa che non mi quadra, non capisco perché dopo il gol del pareggio le ragazze non rallentino il ritmo, lasciando scorrere il tempo in occasione dei falli laterali o delle rimesse dal fondo. Continuano a corre come ossesse, come se  stessero perdendo la partita e ho come l'impressione che da un momento all'altro possano crollare fisicamente e cedere spazio alle avversarie che, come ho già scritto, hanno a disposizione forze fresche a volontà.

 In fondo un pareggio fuori casa con una compagine di alta classifica è una buona cosa, soprattutto per una squadra che nel girone di andata ha perso tutte le partite tranne una (perdevano 5-0 e hanno rimontato fino al 6-5... ecco di che pasta son fatte le Gruthas).

La cosa che mi sfugge è che le Gruthas “scendono in campo non per vincere le partite, ma per cercare di vincere le partite” (lo scrive una persona che le conosce molto bene), perciò non gli frega niente di difendere un pareggio, anche a costo di perdere la partita. Nell'intervallo scambio due parole con mister Nico e anche lui è del mio stesso parere, cerca di mettere un freno alla furia scriteriata delle sue ragazze ma è impresa davvero difficile. Con piacere scopriamo entrambi di esserci sbagliati.

Nel secondo tempo, quando sembrava che la Jasnagora dovesse prendere il sopravvento, le Gruthas a sorpresa passano in vantaggio, con pieno merito. In quel frangente mi trovavo nel bagno del palazzetto, ne rimiravo lo splendore delle mattonelle assorto in profondissimi ragionamenti: cercavo di escogitare una trovata tattica da suggerire al mister Nico per dare una svolta alla partita, quando sento in sottofondo delle grida confuse provenire dagli spalti. Il mio innato ottimismo mi porta a pensare che abbiamo preso gol. Quando vengo allo scoperto scopro invece che eravamo stati noi a segnare, esulto in cuor mio e trascorro il resto del tempo a guardare le lancette dell'orologio, che sembrano improvvisamente essersi fermate.

Le ragazze continuano a correre con buona intensità e le avversarie sembrano smarrite... probabilmente si aspettavano una squadra più arrendevole (termine sconosciuto in quel di Urzulei). Nel secondo tempo Fabiana si risveglia dal pisolino e fa il suo ingresso in campo al posto di Stefania, il capitano. Il capitano non è in gran giornata ma è pur sempre un punto di riferimento per le compagne, gioca semplice, scarica il pallone di prima e fa sentire il suo contributo soprattutto in fase difensiva, con la sua altezza poi, è sempre la prima a vedere i pericoli che arrivano dalle magliette gialle.
Fabiana presidia con diligenza la zona sinistra dell'attacco, attenta a non rovinare la coda e a dar sostegno al bomber Francesca. Alle loro spalle bazzicano due faccine d'angelo che nascondono due Gattuso nella versione femminile, sono Paola e Sofia, brutti clienti per chiunque passi dalle loro parti. Di loro mi hanno impressionato la grinta, la corsa e la personalità.... è stato uno spettacolo nello spettacolo vedere con quanta decisione entravano sulla palla: due tipe toste, che non mollano mai.

Non voglio dilungarmi con una descrizione minuziosa della gara perché le Gruthas sono belle da vedere, non da leggere, perciò la farò breve. Dirò solo che le Gruthas vengono raggiunte sul 2-2, che si riportano sul 3-2 e vengono riprese negli ultimi minuti: la partita finisce 3-3.
A tempo quasi scaduto Francesca ha l'occasione di fare il 4-3, la palla esce di un soffio, ma al triplice fischio esultano comunque. Che vincano o che perdano (come spesso accade negli ultimi tempi) fa lo stesso, le Gruthas riportano sempre a casa la dignità e l'orgoglio di rappresentare la loro piccola comunità».

 

 Maurizio Lepori

 

 

“Ai tempi della Torres c'era soprattutto un clima di grande familiarità, certe spaghettate sono difficili da dimenticare, anche più delle vittorie.”
Angeles Jimenez Parejo

In questo articolo
Stagione:
2013/2014
Tags:
Serie C1 Femminile
Sardegna