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Il salto nei professionisti di Alessandro Franco, sbarca in Oman all'Al Oruba di Fabio Lopez: «Un treno che non potevo perdere, grazie a Multineddu, al Muravera e ai portieri che ho allenato»
«Esperienza che mi arricchirà dal lato umano»

Il salto nei professionisti di Alessandro Franco, sbarca in Oman all'Al Oruba di Fabio Lopez: «Un treno che non potevo perdere, grazie a Multineddu, al Muravera e ai portieri che ho allenato»

Un viaggio lungo 7mila chilometri, tre aerei da prendere che non sono nulla per chi, come Alessandro Franco, ha svolto per diversi anni la professione di assistente di volo. Ma, dopo un Cagliari-Roma, Roma-Zurigo e Zurigo-Muscat, il trasferimento prosegue ancora con un'ora e un quarto di macchina per passare dalla capitale dell'Oman alla città di Sur, quelle dove gioca l'Al Oruba, terzo club più importante dello stato arabico che ha riservato un contratto da professionista al 35enne di Cagliari ex preparatore dei portieri al Muravera (Eccellenza e metà stagione in serie D). Una scelta fatta dal tecnico italiano Fabio Lopez tra una serie di curriculum e un'opportunità nata grazie a Gianfranco Multineddu, lo scorso anno ex diesse di Grosseto (fino a dicembre) e Castiadas (da gennaio in poi). «Ho conosciuto il direttore due anni fa alla Sturtup Soccer fatta a Sassari (quella in cui parteciparono i tecnici Cuccureddu, Sanna, Scotto, oltre a Luigi Corino vice di Arrigoni a Cagliari, ndr). Durante lo scorso campionato, prima di un Muravera-Grosseto, è venuto ad osservare gli allenamenti e visto il rendimento del portiere Alessandro Arrus che in quella partita andò anche molto bene, compresi i progressi fatti da Enrico Galasso. Poi mi ha contattato dicendomi che l'aveva colpito la mia umiltà e il modo che avevo di rapportarmi coi ragazzi, prospettandomi questa possibile esperienza in Oman e se fossi stato disposto ad accettare un'eventale offerta. Io pensavo di stare su scherzi a parte, invece ha voluto il curriculum, che poi ha girato all'allenatore Lopez insieme a tanti altri che il mister aveva salvo poi decidere di scegliere proprio me».  Ed ecco quindi che la decisione di cambiare nazione e continente, per inseguire il sogno di diventare preparatore dei portieri di una squadra di serie A italiana, andava presa in brevissimo tempo, e non da solo. Ma con Francesca, fidanzata da 8 anni, cioè da quando Alessandro Franco è rientrato nella sua Sardegna lasciata nel 1999 dopo il diploma (all'Istituto Tecnico per Attività Sociali Grazia Deledda di Cagliari) per trasferirsi a Roma, laurearsi nella Capitale mentre lavorava per la compagnia Airone (poi inglobata da Alitalia), giocava in alcune squadre di Promozione ed Eccellenza romane e allenava pure i portierini della scuola calcio Francesco Totti (dal 2005 al 2007). «Francesca è un'insegnante di sostegno e non puo spostarsi - dice l'ex preparatore dei portieri di Progetto Sant'Elia e Sant'Elena Quartu - conviviamo da 5 anni, abbiamo deciso che questa era la strada da intraprendere perché è un treno che non ricapiterà più e un treno quando passa è giusto salirci. In trenta secondi ho detto di sì, avendo l'appoggio della mia compagna. Il contratto mi è stato spedito, l'ho firmato e rispedito ricevendolo controfirmato dal club col timbro e il deposito nella federazione. Un domani vorrei allenare in serie A e, da buon sardo, magari al Cagliari. Se non ci poniamo obiettivi diventa tutto più complicato fare scelte». Come in ogni cambio di sede, vicino o lontano che sia, ci sono i pro e contro. In questo caso si tratta di vivere un anno in una città portuale nella parte nord-occidentale dell'Oman, che si affaccia sul tratto di mare dove il Golfo Persico finisce ed inizia quello dell'Oman sempre di fronte all'Iran, dove il sole picchia ad altissime temperature (40° di media). «Non sono mai andato in Oman, neanche come assistente di volo, ho toccato l'Africa e attraversato l'Oceano Atlantico ma mai atterrato nei paesi arabi. Le termperature sono elevatissime anche a dicembre, mi sposto dal caldo al caldo, anche qui in Sardegna quando picchia il sole si sente, lì però è un clima secco ma Sur è una città di mare e probabilmente si può respirare di più. Vuol dire che ritornerò bello abbronzato».

 

Alessandro Franco con il portiere del Muravera ArrusCosa sai dell'Al Oruba, squadra di serie A in un campionato diventato oramai professionistico

«Fa parte dei tre club più importanti del paese, due anni fa ha vinto il campionato e ora vorrebbero vincere il quinto della loro storia. La squadra è composta da soli omaniti con la possibilità di tesserare appena tre extarcomunitari. Vogliono crescere com'è giusto che sia e ben venga quest'opportunità, sarà un'esperienza che mi arricchirà molto»

Chi ringraziare per questa opportunità oltre al direttore Multineddu e al tecnico Lopez?

«Senz'altro il Muravera e il suo presidente Giampaolo Aresu. L'esperienza di una stagione e mezzo, con la vittoria del campionato di Eccellenza e quella porzione fatta in serie D mi ha aperto le porte. Ero nel posto giusto al momento giusto, se non avessi avuto la fortuna grazia di stare in questa società non ci sarebbe stato chi mi avrebbe chiesto di compilare un curriculum e chi l'avrebbe preso in considerazione»

Cosa è stato scritto in questo curriculum? 

«Le esperienze fatte da preparatore dei portieri, nel Quartu 2000 in Eccellenza e Promozione dal 2007 al 2009 poi al Muravera in Eccellenza nel 2009-10, al Progetto Sant'Elia nel 2010-11, due stagioni al Sant'Elena in Promozione, il ritorno al Progetto Sant'Elia nel 2013-14 in Eccellenza e poi al Muravera di nuovo, con la fortuna che nel giro di 4 anni sono stato in due squadre che hanno vinto il campionato di Eccellenza e coi portieri che sono andati bene, da Fabio Toro e Rassu nel Progetto Sant'Elia, da Arrus e Goio più una piccola parentesi con Manis nel primo anno di Muravera e poi con l'arrivo anche di Galasso successivamente. Grazie ai portieri, alla loro disponibilità e capacità di esprimersi in campo che poi viene valorizzato il lavoro di un preparatore» 

Una figura un po' snobbata nel calcio dilettantistico quando parliamo di un ruolo particolare e di giocatori spesso avulsi dal gioco di squadra in allenamento e la domenica

«Coi portieri bisogna instaurare un rapporto di fiducia ed essere umili, bisogna entrare in punta di piedi senza mettere subito il proprio lavoro davanti a tutto. Il lavoro psicologico è molto importante, a volte è meglio stare sulla testa del giocatore più che soffermarsi sulla tecnica, ci sono atleti bloccati che non esprimono le proprie qualità, perciò dico che è meglio farsi una sana chiacchierata che un duro allenamento. Il preparatore deve essere abile e capace nel captare le sensazioni e le emozioni del portiere, se non c'è con la testa non renderà mai. Il confronto dev'essere continuo, ho avuto la fortuna di allenare Alessandro Arrus ed Enrico Galasso coi quali è nata un'amicizia, si può creare un rapporto che vada oltre il calcio e questo dipende dal modo in cui ti approcci ai giocatori»

Si dice sempre che un portiere dev'essere un po' matto per emergere

«L'essere esuberante aiuta ma entro le linee e dentro i valori e principi di rispetto verso società, tecnico, compagni e avversari. Ma non sempre vale quell'equazione perché Arrus è euforico e Toro e Manis sono più calmi, tutti hanno avuto un percorso di crescita nel calcio regionale, e non solo, importante»

Cosa portarsi in Oman come bagaglio di esperienza?

«L'umiltà, l'essere tranquilli e sereni stando coi piedi per terra. Poi dovrò mettere in pratica quelle che sono le mie competenze sula preparazione dei portieri, sulla cultura dell'allenamento, sapendo che ci saranno tante diverse problematiche da affrontare come quella della lingua e dello stile di vita»

Cosa pensi riporterai indietro come bagaglio di esperienza?

«Di crescere senz'altro da un punto di vista umano e intellettuale, di essere riuscito ad adattarmi alla realta di uno dei paesi più stabili della penisola arabica, insieme con gli Emirati Arabi, che professa la religione islamica e ha usi e costumi diversi da quelli cui sono abituato. Spero poi che i sacrifici e il lavoro vengano ripagati con i risultati positivi»

Aiuterà il fatto di avere al fianco un tecnico italiano come Fabio Lopez, che arriva dalle esperienze in Lituania, Malesia, Indonesia e Bangladesh

«Ci sarà pure Angelo Pavia, il preparatore atletico proveniente dalla Lazio che collaborava col mister anche nell'ultima esperienza alla guida della Nazionale del Bangladesh. Ho conosciuto Lopez due settimane fa, quando sono andato a Roma, abbiamo fatto una lunga chiacchierata tra piazza Navona e il Pantheon, è una persona allegra che tiene molto al rapporto umano e alla sincerità. Faceva parecchie battute e mi ha messo subito a mio agio. È molto competente, un allenatore senza frontiere e che ha fatto sempre bene dovunque è stato, utilizza il 4-1-4-1 e considera il portiere elemento determinante per la partecipazione al gioco. Non tutti la vedono così»

I rapporti con gli allenatori in Sardegna?

«Con tutti ho avuto sempre buoni rapporti. I più "pazzi" sono stati Max Pani, che ha vinto il campionato al Sant'Elia, e Roberto Mascia, col quale ho lavorato due stagioni al Sant'Elena. È bravo ma negli ultimi due anni non ha trovato le giuste soddisfazioni, è giovane e saprà riscattarsi, crea il gruppo e fa allenare sempre con la palla, come Stefano Senigagliesi a Muravera»

In questo articolo
Campionato:
Stagione:
2015/2016
Tags:
Sardegna