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La rabbia di Deliperi: «Via dalla Torres perché troppo tifoso e faccio il capitano»
Il portiere: Io sto dalla parte dei miei compagni

La rabbia di Deliperi: «Via dalla Torres perché troppo tifoso e faccio il capitano»

«Non gioco più nella Torres perché sono troppo tifoso e faccio il capitano». Simone Deliperi sintetizza così il suo addio ai colori rossoblù che ha rivestito negli ultimi due anni con la fascetta al braccio nel campionato dei record appena stravinto che ha riportato il club sassarese in un campionato nazionale dopo il fallimento del 2008.

Simone, perché sei andato via?

«Non sono andato via, bensì mi hanno messo nella condizione di non accettare compromessi con la società. Tengo a precisare che non c'è stato nessun problema di tipo economico, nonostante mi abbiano proposto il dimezzamento del rimborso spese che prendevo in Eccellenza. Quello che più mi ha fatto male è sentire che sono diventato un peso per chi gestisce la società»

Un peso in che senso?

«Sono stato accusato di fare troppo il tifoso e di prendere spesso le loro difese. Ma io sono orgoglioso di essere stato il portiere che ha rappresentato il popolo torresino, che ha sempre sostenuto la squadra anche quando è ripartita dalla Promozione e al quale gli è stato spesso impedito di seguirci in trasferta. E poi ho pagato il fatto di aver appoggiato i miei compagni che sono andati via (Manzini, Tedde, Sanna e Piras, ndr) per le scuse poco plausibili del presidente Lorenzoni per l'ultima mensilità non data. La società voleva che l'appoggiassi ma io da capitano non ho mai fatto interessi personali né della dirigenza e sto dalla parte del gruppo, come ho fatto quando sono stati mandati via giocatori come Puggioni e Cadau oppure gli allenatori esonerati in un modo poco elegante. Non sarei stato corretto se avessi voltato le spalle verso i miei compagni che hanno dato tutto per la maglia della Torres»

Un addio doloroso quindi

«È tutto paradossale, sto vivendo un’estate da retrocesso quando invece ho vinto un campionato e alzato due trofei come la Coppa Italia e la Supercoppa regionale. Non si è fatto nulla per recuperare la situazione e si faceva solo finta di ricucire, io che due anni fa ho accettato di tornare a Sassari dalla serie C per fare l’Eccellenza, senza alcuna pretesa economica, e con la promessa che se fossimo saliti in serie D avrei avuto maggiori gratificazioni.

Perché è stata smantellata la squadra dei record?

«Non so dare una spiegazione ancora, anche perché leggo che stanno contattando giocatori che in Eccellenza erano in squadre finite molto indietro rispetto alla Torres. Il presidente Lorenzoni è un dirigente che vive alla giornata e non programma, la squadra era già pronta per fare la serie D e, con dei rinforzi di categoria, si sarebbe potuto fare grandi cose. Tra l'altro sarebbe costata poco, proprio lui che si lamenta di essere solo in società sa di aver vinto un campionato con in rosa solo 7-8 anziani che, fortunatamente, non hanno avuto grossi incidenti di gioco»

A te piace ricordare sempre la scalata del Trapani

«Ma sì, nel 2008 era in Eccellenza e un mese fa ha perso la finale playoff per salire in serie B. La forza maggiore sta nello zoccolo duro della squadra che poi trasmette situazioni positive ai nuovi arrivati con la voglia di vincere, ci sono esempi di squadre che hanno vinto in serie come il Trapani. Penso al Gallipoli o al Carpi ma è lì che si vede la programmazione»

Cosa ti porti appresso di questi due anni in rossoblù

«La gioia finale della promozione, avevo promesso che tornando alla Torres avrei contribuito a tornare in serie D. Ma a parole è facile, si è realizzato un sogno dopo tanto soffrire visto che ero il giocatore simbolo e quello più bersagliato dalle tifoserie avversarie specie quando si giocava nel Cagliaritano oppure contro l'Olbia. Mi rattrista, alla fine, non esser stato tutelato dalla società come si fa coi propri capitani»

E cosa vuol dire essere capitano della Torres?

«Solo quest’anno lo sono stato anche se mi sentivo di esserlo due stagioni fa. Ringrazio il mister Giorico che mi ha dato questa possibilità visto che nello spogliatoio c’erano tanti capitani e tutti mi hanno dato una mano. Sono stato orgoglioso di guidare un gruppo vincente che non si è mai risparmiato, compagni che hanno sempre cercato di non saltare le partite rischiando infortuni più seri. Vedere questo attaccamento alla maglia ti fa piacere così come aver dato una gioia ai tifosi che, in questi anni, hanno sofferto tanto»

La vera ricchezza della Torres sono i tifosi?

«La Torres è dei tifosi, di quelli che non l’hanno mai abbandonata. Loro chiedono che ci sia una società che programmi, che curi di più il settore giovanile, hanno bisogno di vedere persone che si innamorino della Torres perché vengono da anni di delusione e Sassari non è certo una piazza inferiore a Sassuolo o Lanciano che fanno la serie B»

Deliperi è un innamorato della Torres?

«Io mi sono tatuato lo stemma della Torres sul braccio perché sono un tifoso della Torres e ne vado orgoglioso anche ora che cambierò maglia. L’ho fatto l’estate scorsa dopo la delusione per non essere andati in serie D, è stato come uno stimolo, una spinta che ricevo quando lo guardo nei momenti di difficoltà»

Da dove riparti

«Oggi ho uno stato d’animo di chi non sta a guardare molto avanti. La delusione è tanta. Ora chiedo solo di poter trovare una società tranquilla, costituita da persone serie, con le quali avere un rapporto umano che non ho avuto con Lorenzoni perché mai ho avuto la felicità di vedere il mio presidente entrare nello spogliatoio in tanti momenti di gioia passati in questo campionato»

C'è qualche persona da ringraziare in modo particolare?

«Sicuramente Giancarlo Peana, il mio preparatore, che è tornato per me rinunciando a ciò che prendeva l’anno prima e togliendo tempo alla sua famiglia per dedicarlo ad allenare me. E poi ringrazio compagni e allenatore che mi hanno permesso di centrare l’obiettivo di vincere il campionato perché ero andato via in sordina e, tornando alla Torres, non avevo valutato categoria o soldi ma volevo solo dimostrare che se non sono stato uno dei più forti giocatori della Torres perlomeno non sarò mai secondo a nessuno per attaccamento alla maglia»

Ricucire il rapporto è impossibile?

«Io mi sono reso disponibile fino al 25 giugno e non potevo esser io a fare il primo passo. So già che è stato chiamato un altro portiere al mio posto e mi è dispiaciuto che quel giocatore non mi abbia fatto una chiamata, così come hanno fatto altri portieri contattati o come ho fatto io stesso due anni fa con Solimeno quando venni contattato dalla Torres. Ognuno è libero di fare le proprie scelte ma si è mancato di rispetto verso chi ha dato tanto per questa maglia»

In questo articolo
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2011/2012
Tags:
Sardegna
Intervista