L'esplosione dell'argentino del Cagliari
Larrivey, Inferno-Paradiso solo andata
Un soprannome che pesa, una concorrenza spietata, una nuova vita. Joaquin Larrivey, 25 anni compiuti il 20 agosto scorso, tre gol nelle ultime tre uscite al Sant'Elia, ha iniziato il nuovo anno nel Cagliari così come aveva lasciato il 2009: esultando. Lo faceva spesso e volentieri in Argentina, nell'Huracan (Guarda l'intervista a Larrivey) 30 gol in tre stagioni, tanto da stregare il presidente Massimo Cellino che, nell'estate 2007, lo aveva portato in Sardegna dopo aver ceduto David Suazo all'Inter.
Forza fisica, abililtà nel colpo di testa, un destro potente e un sinistro preciso, stesse movenze di Batistuta. Da lì il soprannome di "El Bati" che, soprattutto in Italia dove Gabriel ha segnato 200 gol tra Fiorentina, Roma e Inter, aveva creato tante aspettative. Il mare e il sole d'Argentina (è nato a El Palomar che fa parte del grande agglomerato di Buenos Aires) in valigia, Cagliari non è Baires ma la voglia di sfondare in serie A di Joaquin è tanta. L'inizio tutt'altro che facile, un transfert che tarda ad arrivare per via di alcuni creditori dell'Huracan che reputano troppo bassa la cifra per la sua cessione (800mila dollari) e l'esordio contro la Juventus appena risorta dalle ceneri di Calciopoli alla 2ª giornata: 2-3 per i bianconeri, una beffa. Larrivey gioca subito titolare, Giampaolo crede nel corazziere argentino, e in Matri che aveva fatto gol all'esordio a Napoli. Joaquin si impegna, crea scompiglio, "El Bati" piace. Ma i tifosi vogliono i gol. Quelli non arrivano. Il perché è un mix di aspetti negativi: lo scotto dell'ambientamento, la sfortuna, una porta che si rimpicciolisce, la sfiducia che avanza e i risultati negativi di squadra che portano all'esonero di Giampaolo e poi a quello di Sonetti. Con Ballardini in panchina i rossoblù risorgono, ma nel frattempo è esploso Acquafresca, è arrivato Jeda, Cossu ha scalzato Foggia e Matri i suoi golletti continua a farli. Larry arranca ma non molla, arriverà a collezionare 27 presenze e a trovare la sua prima rete in serie A proprio all'ultima giornata, al minuto 18 di un Cagliari-Reggina finito 2-2.
Il 2008 si apre benissimo per lui. C'è Allegri in panchina, Acquafresca è in ritardo perché ha disputato le Olimpiadi con l'Italia, e l'argentino parte titolare: subito un gol all'esordio contro la Lazio. L'1-0, il Cagliari gioca a meraviglia fino al 60', i tifosi finalmente possono dire: "Ecco Larrivey". Poi il black-out, complice l'espulsione di Lopez, e al 90' il tabellone segna 4-1 per i biancocelesti. Arriveranno altre quattro sconfitte, El Bati gioca ed è sfortunato: i pali della porta avversaria non sono suoi amici. Il pari col Milan e via la risalita ma con i gol di Acquafresca che torna prepotentemente titolare, Jeda è inamovibile e Matri è sempre pronto all'uso. Larrivey retrocede nelle gerarchie, l'inverno italiano lo intristisce come la panchina e la tribuna. A gennaio 2009 decide di tornare in Argentina, lì c'è l'estate e il Velez Sarsfield che lo aspetta. Lui risponde presente, anche con i gol: due nelle prime due gare con la nuova squadra che lo ha preso in prestito, un terzo alla settima giornata. A Cagliari seguono con attenzione le gesta di Larry che però non segnerà più. In compenso vince il torneo di Clausura, breve vacanza e altro biglietto Buenos Aires-Cagliari per volontà del presidente Cellino che vuole vincere assolutamente la scommessa. Acquafresca è andato via, c'è il brasiliano Nenè: 20 gol in Portogallo ma non si sa che farà in Italia.
Joaquin si aggrega subito ai compagni ad Assemini, durante la preparazione è uno dei più in forma. I compagni lo vedono, i tifosi sperano: "Larry, facci vedere chi sei". Sceglie la maglia numero 23, gli ricorda il giorno in cui si sposarono i suoi genitori e poi è quella che usava Michael Jordan, il suo idolo Nba. Allegri ci ritenta: titolare nelle prime gare dove il Cagliari però puntualmente stenta, il legno delle porte di mezzo e l'attacco non gira. La storia sembra ripetersi, Larrivey è testardo e vuole sfondare ma nel frattempo segna Jeda, esplode Nenè e Matri diventa un cecchino infallibile. In panchina c'è posto, in tribuna ancor di più. Ma guai a mollare, vedere gli allenamenti per crederci.
Ma la storia può essere cambiata. Come? Il 12 dicembre al Sant'Elia, il Cagliari è alle corde contro il Napoli avanti 2-0. Allegri al 57' butta dentro El Bati per il nuovo idolo di casa, Nenè. Sembra la mossa della disperazione, lo stadio mugugna e poi fischia. Larry è carico, sente che è il suo turno. Si batte e si sbatte finché trova il gol al 75', sinistro d'incontro su cross di Matri, che fa scattare in tribuna il presidente Cellino a zittire tutti i detrattori. Il numero 23, il 2+3 che ama il patron ha dato la scossa. Partita riaperta, rete di Matri che porta sulle spalle il 32 (3+2) e poi gol di Jeda venti secondi dopo il suo ingresso; l'impossibile sta accadendo ma Bogliacino firma il 3-3. Non fa niente, Larrivey c'è. In sala stampa è raggiante, si prende i complimenti dei compagni (Jeda su tutti) e del tecnico Allegri. Lui parla di rinascita, di averci sempre creduto e di non curarsi dei fischi. D'altronde a Cagliari in questa situazione ci sono passati altri che hanno fatto la storia rossoblù, vedi Suazo e Conti. Il 20 dicembre a Udine non si gioca, ci sono le vacanze di Natale e qualcuno pensa che l'incantesimo possa rompersi per l'argentino con l'arrivo del 2010. Contro la Roma in casa e poi a Bologna sembra così: gare appena sufficienti, così come le prestazioni della squadra. Contro i giallorossi non c'è più nella rimonta finale targata Lopez-Conti, in Emilia è vittoria grazie al gol di Matri, ancora lui.
Sabato scorso, però, contro il Livorno la definitiva esplosione: fantastica doppietta. Al 3' del primo tempo, di testa, e al 5' della ripresa (5 meno 3 fa 2, tanto per stare ai numeri di Cellino) con un incredibile pallonetto da 40 metri. I due gol nel 3-0 finale hanno portato tre punti, il numero 23 ha regalato a Cellino una vincita di 35mila sterline in virtù di una giocata al casinò di Londra (per l'affare West Ham) puntando sul suo numero preferito. I fischi sono dimenticati, così come la sofferenza di queste stagioni. «Speriamo di iniziare una nuova strada, non so cos'è cambiato - ha detto l'argentino al termine della partita contro i toscani - Di sicuro sono maturato a livello calcistico e come persona. Sono felice perché in campo ora faccio vedere quello che ho sempre dimostrato negli allenamenti. Questi gol sono un punto di partenza per me, e li ho già dimenticati. Penso solo alla prossima gara contro il Siena». Ben tornato Larry, il Cagliari ha scoperto il suo Batigol.