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Un pezzo di storia del calcio a 5 sardo
Intervista a Gian Franco Puddu

Un pezzo di storia del calcio a 5 sardo

C'è una caratteristica che accomuna gli sportivi, quelli vincenti bene inteso. Che siano giocatori o allenatori, di una cosa potete star certi: odiano perdere. Gian Franco Puddu ha giocato ed allenato squadre di calcio, calcio femminile, calcio a 5; ne ha viste tante e ce ne sarebbe per il consumo totale dello spirito di competizione. Ma basta sfidarlo a biliardino per capire che non è così: alla prima pallina gettata in campo vi ritroverete di fronte un giocatore in trance agonistica.
Oggi di nuovo in pista, come dirigente del settore giovanile del Futsal Cagliari, Puddu ha attraversato la storia del calcio a 5 isolano come Soldini fa con l’oceano: incapace di starne lontano. Come allenatore della Delfino (e non solo), come tecnico della Rappresentativa regionale (per sei anni), come dirigente. Ed è per noi tutti una preziosissima risorsa, la memoria storica di questo sport.


La prima domanda è d'obbligo: come è avvenuto l'incontro con il calcio a 5 (visto che lei proveniva dal mondo del calcio a 11)?
Il primo incontro col calcio a 5 (allora calcetto) è stato nel lontano 1983, io allenavo la squadra femminile della società Delfino Cagliari di calcio (presidente Paola Cacciuto), mentre la Delfino maschile partecipò al primo campionato nazionale di "calcetto" (dopo essere arrivata prima in classifica nel campionato regionale, nel quale le partecipanti erano quattro squadre: Delfino, Nuoro, Oristano e Carbonia). Il presidente era Pinetto Cacciuto (fratello di Paola).  L'allenatore il compianto Tonino Ragno. I giocatori di allora, tesserati con le società di calcio, potevano giocare con il “nulla osta” della squadra di provenienza (una sorta di prestito)...


Tempi epici! Quali persone, giocatori e dirigenti ricorda con più piacere?
Ricordo con molta simpatia i veterani del calcio a 5: Vito e Otello Ragno, Bebi Lai, Sandro Usai (zio Sandro), Massimo Medinas, Massimo Pace, Andrea Congiu, Davide Mura, Gianni Melis, Mimmo Demontis, Franco Mura, Sergio Melis (coscione), Gianfranco Antonazzo, Floriano Congiu. Solo per citarne alcuni…

Ed entrò in questo mondo…
Sì, in realtà in quel periodo mi dividevo tra calcio maschile (Sestu e Serrenti) e calcio femminile (Delfino e Primule Rosse), sempre come allenatore, ma seguivo con passione anche il calcio a 5, e, nell'anno 1990, il presidente Pinetto Cacciuto mi convinse a partecipare al corso di tecnico calcio a 5 a Coverciano. Da lì il passo fu breve verso una panchina: prima esperienza con una squadra di Cagliari (Manunza Calcetto) nel campionato regionale serie C. Quell’anno lo vinse la Mario Siddi (dopo divenuta Cagliari Calcetto), con alla dirigenza nomi illustri come Gianni Cadoni e Marco Vacca (ricordo alcuni giocatori: Guido Accardi, Marco Dasara, Mario Frongia, Nicola Barbieri).


La Delfino di Cacciuto è stato l’ariete che ha sfondato la porta di questo mondo?
Proprio sì. Basta fare alcuni nomi per capirlo: come allenatori si sono susseguiti alla guida della squadra Tonino Ragno, Ninni Maffa, Gianni Quartieri, Beppe Stasio, Gianni Melis, Andrea Congiu, il sottoscritto e Nicola Barbieri. Altri giocatori arrivati dopo i primi anni ma ugualmente importanti per questa disciplina: Massimo Fronteddu, Diego Podda, Alessandro Usai, Mario Mura, Alberto Carta (attuale responsabile del comitato Sardegna FIGC, settore Calcio a 5) e vorrei citare altri 2 nomi che hanno contribuito alla crescita del movimento: il massaggiatore Umberto Busetto e il fac totum Sandro Maxia. Allora il gioco del calcio a 5 era puro dilettantismo, gli unici professionisti che seguivano con passione questa disciplina erano due giornalisti che con la loro competenza davano qualcosa di speciale nella cronaca delle gare di campionato: Luigi Alfonso (Nuova Sardegna e Sardegna Uno) e Carlo Alberto Melis (Unione Sarda e Videolina).

Sembra passata una vita. Quali sono a suo parere le differenze maggiori tra quegli anni e i “tempi moderni” del calcio a 5?
Ne evidenzierei tre macroscopiche.
Partiamo dall'attrezzo di gioco, il pallone: anni fa si giocava col pallone da calcio (n° 5), poi negli anni ‘90 la venuta dei primi brasiliani e le norme FIFA hanno imposto che si giocasse con la palla (n° 4), e successivamente con quella delle stesse dimensioni ma a rimbalzo controllato.
Poi  i campi. Prima erano quasi tutti in cemento verniciato o gommato oppure i primi campi in erba sintetica, sempre all’aperto. Oggi dominano parquet e taraflex al chiuso (obbligatori dalla C1 in su).
Infine gli allenamenti settimanali: prima erano massimo tre giorni alla settimana e senza il preparatore atletico (faceva tutto l'allenatore). Oggi il gioco è  scienza ed organizzazione; gli allenatori studiano, si applicano nuove strategie, si sviluppano movimenti ben precisi da compiere al massimo della velocità e sollecitando la massima prestazione di ogni singolo giocatore in campo. Riguardo a questo posso citare (con piacere) i tecnici del Cagliari Futsal Diego Podda, che io chiamo "il professionista",  perché cura con attenzione maniacale tutte le fasi di gioco e di preparazione negli allenamenti ed attualmente è certo il più preparato in Sardegna (e non solo),  e il veterano Gianni Melis (il Trapattoni del calcio a cinque) che dopo 23 anni di attività ininterrotta di allenatore (ha guidato le squadre più blasonate della Sardegna e per un breve periodo è emigrato ad allenare nella penisola) ha ancora tanta energia per guidare i giocatori del settore giovanile rossoblù, che cura con tanta passione e competenza.

Meglio il calcio a 5 di oggi, dunque?
Senz'altro è meglio oggi di ieri. Oggi il movimento (almeno quello regionale) è in forte crescita, tra qualche anno (come il calcio) ogni città ed ogni paese avranno una o più squadre in questa disciplina, anche perché bastano pochi giocatori e un campetto per iniziare. Mentre in campo nazionale si sta giocando (finalmente) col freno a mano tirato dopo tante spese folli per portare in Italia stranieri bravi (ma anche tanti brocchi), trascurando per molti anni i settori giovanili. Ora, con la crisi economica che attualmente attanaglia l’Italia, le società di calcio a 5 stanno tagliando gli stipendi di quasi tutti i giocatori (stranieri in primis) e questo, paradossalmente, costringe a stare più attenti ai tanti talenti nostrani. Non ultimo il calcio a 5 sta crescendo anche a livello femminile.
Secondo me sarà la disciplina sportiva del futuro (strutture di gioco permettendo).

Grazie mister!

In questo articolo
Allenatori:
Stagione:
2013/2014
Tags:
Serie A2
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