«Qualcuno remava contro, eravamo sotto ricatto»
Usinese, via anche il tecnico Salaris: «Accordi economici non rispettati, ho difeso la squadra a costo di perderci il posto»
I malumori, con divorzio anticipato, di due elementi cardine come Fabrizio Serra e Paolo Congiu rappresentavano soltanto la punta dell'iceberg, perché in casa Usinese, nelle ultime ore, si sta vivendo una situazione ancora più delicata rispetto a quanto si poteva lontanamente immaginare neanche una settimana fa dopo la vittoria nel derby contro l'Uri. La lista dei divorzi si allunga con l'inserimento del nome del tecnico Giuseppe Salaris, che getta il club nel bel mezzo di una gravissima crisi tecnica in vista della delicatissima trasferta di Tergu. Con l'avvicinarsi di dicembre e della riapertura del mercato, il tema economico dei rimborsi è diventato l'argomento principale nello spogliatoio rossoblù. L'allenatore della vice-capolista perde la panchina per essersi schierato al fianco dei giocatori e ora parte all'attacco: «Non penso che le condizioni di classifica fossero tali da giustificare un epilogo tale; forse qualcuno, soprattutto nell'ultimo mese, stava remando contro la squadra e il sottoscritto, sperando che le cose andassero proprio in questa maniera. Io ho solo difeso a spada tratta le posizioni di quei giocatori che hanno espresso il loro disappunto per il mancato pagamento dei compensi pattuiti, una condizione che andava avanti da diversi mesi e che stava diventando, ovviamente, intollerabile. La squadra era costantemente sotto pressione e sotto ricatto: gli impegni concordati ad inizio stagione non sono stati rispettati; questo disagio è stato esternato, anche dal sottoscritto, al presidente Gianni Cappiali: io sono abituato a dire le cose in faccia, a costo di rimetterci il posto, come è successo».
L'amarezza è tantissima, ma l'allenatore si toglie un altro sassolino dalla scarpa
«Ho i miei valori e la mia dignità, che mi sono portato appresso in tutti questi anni di calcio: non tollero la mancanza di rispetto; in questo senso, i presupposti e la fiducia per andare avanti non c'erano più, rimpiazzati da troppa malafede. I problemi si risolvono, questa è, in sostanza, la mia filosofia, ma cercare alibi, alla lunga, non serve a nulla»
Un avventura terminata nel momento più entusiasmante della stagione, con la squadra al secondo posto in classifica, ad una lunghezza dalla vetta
«Stavamo facendo piuttosto bene, considerando poi che tre dei quattro pareggi rimediati sino ad ora sono maturati, in maniera decisamente rocambolesca, negli ultimi secondi, come è successo peraltro domenica contro la Fanum. All'appello mancano diversi punti, se ne avessimo avuto 28, anziché i 22 attuali, non ci sarebbe stato niente da dire, anzi»
Salaris difende orgogliosamente il suo lavoro
«Sono riuscito a creare un bel gruppo, la considero la vittoria più importante, nonostante molti elementi del direttivo, presidente compreso, non fossero vicini alla squadra come invece ci aspettavamo.
Ci tengo invece a ringraziare pubblicamente i dirigenti locali, che ci hanno dimostrato sempre il loro affetto e il loro supporto»
Che non sono bastati, però, ad evitare una rottura che, dati alla mano, sembra incomprensibile
«Ci sono tante squadre organizzate e competitive, penso ad esempio al Tempio, o all'Ilva, che stanno raccogliendo molto meno di quanto preventivato, eppure non mi sembra che ne abbiano fatto un dramma, anzi. Le vere sorprese quest'anno sono Dorgalese e Tonara, ma noi eravamo in piena corsa; alla lunga avremmo detto sicuramente la nostra in questo torneo»
Ora che è uscito dai giochi, il tecnico può sbilanciarsi in un pronostico per quanto riguarda la vittoria finale
«Due nomi su tutti, Dorgalese e Atletico Uri: i primi offrono puntualmente un ottimo calcio, i secondi hanno grandissime potenzialità, soprattutto per quanto riguarda la fase offensiva, ma devono credere maggiormente nei loro mezzi»
L'ultimo pensiero è dedicato ai giocatori
«Ci tengo a ringraziare tutti i miei ragazzi per l'impegno e la professionalità con cui si sono messi a disposizione in questi quattro mesi. Se anche la società avesse avuto lo stesso entusiasmo e la medesima serietà, in questo momento staremmo parlando di altro, ma purtroppo il calcio è anche questo»