Allegri saluta il 2009: «Bello battere due volte la Juve, col Milan la gara perfetta»
Massimiliano Allegri saluta il 2009 pensando al 2008. Al 5 ottobre di quattordici mesi fa quando al 90' Pato spedisce fuori il colpo di testa in Cagliari-Milan 0-0: «Se la palla fosse finita in rete forse niente di tutto questo sarebbe accaduto». E cioè di un allenatore rimasto alla guida di un Cagliari che, dopo quelle 5 sconfitte iniziali, cominciò una fantastica rimonta continuata per tutto il 2009. Due campionati diversi che però hanno un denominatore comune. «Questo è un gruppo eccezionale sotto ogni profilo, sia sportivo che umano». I giocatori prima di tutto. Allegri lo sa, le fortune di un allenatore passano dalle giocate, dai gol, dalle parate di coloro che scendono in campo. Ma c'è un qualcuno che li gestisce e li fa crescere. Max lo fa talmente bene che anche un maestro come Fabio Capello gli ha dispensato complimenti. «Quegli apprezzamenti fanno piacere - dice soddisfatto Allegri - arrivano da uno dei tecnici più grandi al mondo che ora sta facendo un lavoro straordinario con l'Inghilterra».
Poi apre la scatola dei ricordi, quella con la scritta 2009. Sulle partite ne inchioda due, entrambe con la Juventus: «Bellissima quella del 3-2 a Torino, fondamentale il 2-0 al Sant'Elia perché eravamo reduci dalla sconfitta immeritata di San Siro». Quella contro il Milan per Allegri è stata la partita perfetta o quasi: «C'è stato un momento della gara che eravamo davvero belli da vedere». Merito dei suoi giocatori, bravi tutti anche se per Lazzari spende due parole: «Mi ha sorpeso molto, complimenti a lui». E Matri che segna da sette partite di fila? «Attraversa un'ottima condizione psicologica ma non deve accontentarsi. Se si ferma non fa più gol». Ma non dimentica gli altri attaccanti: «Nenè è stato subito protagonista all'esordio in Italia. Jeda non è in calo, ha fatto quattro gol. Larrivey si è sbloccato contro il Napoli ma anche lui non deve abbassare la guardia». A centrocampo c'è la fila: «Ne ho otto e più di tre cambi non se ne possono fare». E i giovani aspettando la loro occasione: «Non facciamoli crescere troppo in fretta, con loro ci vuole pazienza. Sivakov è un '88, Ragatzu è del '91 e Brkljaca ha avuto problemi fisici ma si è ben inserito».
Ma il tecnico rossoblù non perde di mira l'obiettivo di questo campionato, cioè la salvezza: «Ventitré punti non sono pochi ma arriviamo a quota 40 al più presto possibile e poi vedremo che accadrà». Non sarà facile perché «Catania, Siena e Livorno sono in crescita e l'Atalanta nel ritorno può fare tranquillamente una trentina di punti». E allora, calendario alla mano, Allegri fa sapere di avere già le idee chiare sul futuro prossimo: «Gennaio, febbraio e la prima settimana di marzo saranno decisivi, in due mesi ci giochiamo la salvezza». Fino a Cagliari-Catania del 7 marzo. Poi magari si può pensare a dare uno sguardo verso l'Europa, un sogno già accarezzato l'anno scorso. «Ma ora ho una squadra più giovane come età media (c'erano Fini e Bianco, ndr) e, anche se siamo cresciuti globalmente, dobbiamo migliorare ancora tanto», è il monito di Allegri.
Il 2009 si è chiuso con la partita di Udine rinviata, l'anno nuovo si aprirà con la Roma al Sant'Elia, un brutto cliente che probabilmente avrà un Luca Toni in più. «Con Toni o senza la Roma possiede 13 giocatori che la rendono all'altezza dell'Inter, dovremo riattaccare la spina per ripartire al meglio». Con Ariaudo a rinforzare il pacchetto difensivo spesso in emergenza: «È un centrale, avrà bisogno di tempo per inserirsi nel gruppo. Con lui la rosa ora è al completo, anche perché l'altro grande acquisto sarà Pisano».