«Il bis a Budoni? Ci spero ma sarà un'altra gara»
Arzachena, Alvardi centra l'obiettivo: «Dovevamo evitare la retrocessione diretta, ora prendiamoci la salvezza»
Missione compiuta. Luigi Alvardi evita la retrocessione diretta dell'Arzachena e ora si giocherà tutte le residue carte nello scontro senza appelli a Budoni sapendo che non avrà altra alternativa alla vittoria. Come lo scorso 27 aprile, quando in casa dell'ex mister smeraldino Cerbone si impose per 2-1. «Ma non sarà la stessa gara di due settimane fa - dice il tecnico romano - ogni partita fa storia a sé e poi il Budoni può giocare per due risultati su tre. Noi faremo di tutto per batterli e festeggiare una salvezza che, qualche giornata fa, sembrava impossibile». Esonerato alla 21ª giornata, coi playout lontani 3 punti, Alvardi è poi stato richiamato 6 gare dopo al posto del dimissionario Pietro Infantino con la squadra reduce dal 4-0 di Selargius e gli spareggi distanti una lunghezza in più. «Abbiamo centrato i playout - continua il tecnico che in Sardegna ha guidato anche Alghero, Budoni e Calangianus - e questo è ciò che mi aveva chiesto la società quando mi ha richiamato. Siamo riusciti a lasciare il penultimo posto al S. Maria Mole Marino e chiudere a pari punti col Selargius. Ora ci prepariamo bene allo spareggio di Budoni cercando di arrivarci al massimo dal punto di vista fisico e mentale».
Quanto fece male l'esonero dopo il pareggio casalingo contro l'Isola Liri e agguantato, tra l'altro, in doppia inferiorità numerica?
«Molto perché non me l'aspettavo. In quella gara non facemmo bene ma la squadra cresceva e lavorava bene. Purtroppo gli episodi ci stavano condannando e le continue espulsioni mi costringevano ogni volta a fare molti cambi da una gara all'altra senza poter far quadrare il cerchio. Noi venivano da sconfitte come quelle con Latte Dolce, Olbia e Terracina maturate negli ultimi 5' di gara, è chiaro che se prendi sempre gol alla fine dei problemi ci sono e la società ha provato a dare una scossa cambiando il tecnico»
Una scossa che non produsse gli effetti sperati, ma quali tasti ha toccato Alvardi per far risvegliare una squadra dall'animo spento dopo i 4 gol presi a Selargius?
«Dissi che se la società mi aveva richiamato evidentemente i problemi non erano esclusivamente nella conduzione tecnica perché si è peggiorato e, perciò, i giocatori per primi dovevano assumersi la responsabilità di una classifica deficitaria e che sempre loro avevano il dovere di risollevarsi per non far retrocedere l'Arzachena. I numeri dicevano che in sei partite avevano subito 13 gol, davvero troppi, perciò bisognava giocare in modo diverso e recuperare quella fiducia che si era persa riniziando a pensare positivo. Poi non c'è un segreto particolare nella ripresa della squadra, in questi casi la miglior medicina è sempre la vittoria»
I numeri dicono che l'Alvardi 2, con 10 punti in 7 gare, si è dimostrato migliore dell'Alvardi 1, che fece 19 punti in 21 partite
«In tutta la mia carriera i numeri dicono che, nel girone di ritorno, le mie squadre fanno più punti che all'andata. Quando inizi una stagione, con una squadra completamente nuova, non sai mai cosa può darti, lo scopri cammin facendo ma dico che il lavoro paga sempre e, di base, noi avevamo fatto un lavoro importante. Poi non c'è controprova, magari se fossi rimasti avrei fatto peggio di chi mi ha sostituito ma ora ciò che conta è essere usciti da una situazione critica, recuperando i 4 punti che ci tenevano lontani dai playout e poterci giocare questo spareggio-salvezza»
Non c'è dubbio che la vittoria a Budoni alla penultima giornata è stata fondamentale per agguantare i playout
«Beh sì, è stata la gara della svolta, quella che ci ha fatto scrollare di dosso il penultimo posto e superare anche il Selargius. Noi venivano da sconfitte immeritate contro Astrea, Palestrina e Fondi, che ci avevano fatto rivivere antichi fantasmi ma a Budoni, contro una squadra in salute che cercava la vittoria per la salvezza diretta, abbiamo fatto benissimo pur giocando in emergenza, con 5 fuoriquota dall'inizio poi diventati 6 in corso d'opera»
Delle tre sconfitte appena ricordate, quella col Palestrina fu decisiva per far allontare gli avversari dalla zona playout, i laziali poi vincendo anche a Selargius hanno fatto sì che gli spareggi fossero un affare tutto sardo
«Purtroppo è andata così e non ci possiamo fare niente. Col Palestrina partimmo bene e se Siazzu avesse fatto gol sullo 0-0 staremmo parlando di un altro risultato, poi beccammo una rete da 40 metri all'incrocio che, per una squadra giovane che deve crescere in personalità, ti ammazza. La vittoria a Budoni ci ha ridato tranquillità e si è visto contro la Lupa Roma, una gara che potevamo vincere se avessimo avuto meno ansia nel finale»
Ora sarete in grado di fare il bis a Budoni?
«Come già detto prima sarà un'altra gara, se non altro perché noi giocammo senza gli squalificati Hasa, Balleello e Altobello, con Manzo e Ruzittu infortunati e in panchina per far numero. Chi giocò due settimane fa fece benissimo ma il fatto di avere una rosa completa e poter avere cambi di un certo livello è un bel vantaggio. È uno spareggio dove può succedere di tutto, noi giocheremo a viso aperto e spero vinca il migliore. Sono convinto che, conoscendo la società Budoni, il suo allenatore e i giocatori avversari, sarà comunque una gara corretta e leale al termine della quale una delle due squadre purtroppo retrocederà»
Ma che ci siano due derby playout è il segnale che la serie D è sempre più dura per i club sardi o che c'è un accanimento particolare nei loro confronti?
«Non voglio credere a disegni oscuri che portino a far retrocedere le squadre sarde, mi rifiuto di pensare a un qualcosa di studiato a tavolino perché altrimenti non allenerei più. Non capisco però un certo accanimento nei provvedimenti disciplinari: ad esempio, io a Budoni sono stato espulso e ho preso due giornate di squalifica perché, nel contestare l'operato dell'arbitro, sarei entrato in campo quando le immagini televisive dimostrano che sono rimasto nell'area tecnica. Sono molto arrabbiato per questo provvedimento perché priverà un allenatore di condividere a Budoni una gioia o un dolore insieme con i propri giocatori»