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Arzachena già salva, capitan Bonacquisti fissa il nuovo obiettivo: «Siamo tranquilli, ora proveremo a fare più punti possibili per giocarci tutto nella volata playoff»
«Vorrei rifare la C magari con questa maglia»

Arzachena già salva, capitan Bonacquisti fissa il nuovo obiettivo: «Siamo tranquilli, ora proveremo a fare più punti possibili per giocarci tutto nella volata playoff»

Ormai ci ha preso gusto. Dopo il gol all'Ostia è arrivato anche quello al San Cesareo. Danilo Bonacquisti, capitano dell'Arzachena, ha regalato la prima vittoria del 2016 rilanciando gli smeraldini in classifica a tre punti dalla Grosseto e due dalle ex capolista Viterbese e Rieti fermate a Budoni e Nuoro. Il quasi 29enne centrocampista di Ferentino nelle ultime due trasferte ha segnato i primi gol stagionali: «Sono felicissimo, il gol mi mancava un po' anche se sono un centrocampista e non una punta mi piace inserirmi in area avversaria ed era un po' triste rimanere a secco. Ho segnato due gol, molto importante quello di domenica col San Cesareo perché sono valsi tre punti ma anche quello di Ostia non era da meno perché ha "chiamato" la rimonta. Sarebbe bello continuare a far gol». Il record di gol è di 4 reti fatto al primo anno di Arzachena, nella stagione 2010-11: «Si può raggiungere e si può anche superare, ogni anno mi prefiggo di superarlo ma ogni volta che lo faccio poi non supero i 2 gol. L'unica differenza, rispetto agli altri anni in cui la classifica era deficitaria, è che ora siamo salvi e possiamo giocare con più tranquillità».

 

Danilo Bonacquisti è al quinto campionato con l'ArzachenaLa vittoria col San Cesareo mai messa in discussione, potevate pure raddoppiare con Branicki su rigore?

«La partita è stata interpretata nel modo migliore, per l'approccio e la concentrazione, abbiamo avuto molte occasioni sia prima che dopo il gol, c'è stato pure l'episodio del rigore a nostro favore ma Pietro è stato sfortunato. Nella ripresa abbiamo avuto altre chance ma anche un po' di timore che, dopo il ko dell'altra domenica, potessero pareggiare la gara al primo episodio. Ma siamo rimasti abbastanza compatti, senza rischiare più di tanto»

Vincere era importante per dare una risposta al ko col Castiadas, cosa vi era successo?

«La colpa è di noi calciatori, in settimana ci siamo preparati male alla partita, non ho paura a dirlo. Ci siamo un po' adagiati, fare una settimana sottoritmo non possiamo permettercelo. Il Castiadas andava il doppio di noi e, anche se hanno segnato due gol su palle inattive (calcio d'angolo e punizione, ndr), non ci hanno mai concesso un tiro in porta e la loro vittoria è stata strameritata»

Dopo 21 giornate 41 punti, salvezza raggiunta e ora?

«Se qualcuno prova a dire ancora salvezza è un po' matto e ha fatto male i conti. Il nostro obiettivo è quello di giocare ogni gara in modo tranquillo, cercando di lavorare in settimana al meglio sapendo i nostri limiti e cercando di fare più punti possibili fino a marzo e aprile per poi giocarci la volata playoff. A differenza di altre squadre, non abbiamo la pressione di dover centrare l'obiettivo degli spareggi per forza e questo può essere una fortuna perché non è facile giocare con la pressione e avere la vittoria sempre e solo come risultato finale. Per la vittoria del campionato dico invece che è una corsa a due tra Grosseto e Viterbese, le più forti e attrezzate del girone»

Due squadre che però avete battuto all'andata, il Grosseto anche in modo netto

«Sulla partita secca e nei 90' non ci sentiamo inferiori a nessuno, possiamo vincere con tutti e perdere con tutti, infatti dalla nostra ci sono alcuni tonfi come quelli contro il Flaminia o l'Albalonga. La differenza di Grosseto e Viterbese è nella rosa strutturata con tanti ricambi "over" fortissimi, se nella gara secca hanno perso contro di noi alla lunga però sono le più forti. Noi siamo un mina vagante» 

Cosa ci fa l'Arzachena tra le grandi? È il segno della programmazione?

«Rispondo dal punto di vista tecnico e dico che nel girone d'andata abbiamo fatto 3-4 vittorie di seguito che ci hanno portato a stare lì anche in prima posizione. Siamo un grande gruppo con una voglia di emergere che ci ha portato a rimanere sù, poi qualche episodio è andato dalla nostra parte mentre in altre annate ci andava un po' contro»

Fascia di capitano al braccio e sempre al centro del progetto Arzachena ma dopo 5 stagioni come ti consideri?

«Ormai sono tanti anni qui, ho pure la residenza e tecnicamente sono un arzachenese. Mi sento un cittadino di questo bel comune della Gallura, conosco tante persone del posto, sono stato adottato dal paese che mi ha voluto bene sin dall'inizio. Per me è un orgoglio, i sardi prima di aprirsi devono conoscere a fondo le qualità di una persona, spero sia stato così anche con me. Mi sono trovato bene perché arrivo anch'io da un paese (Ferentino, ndr) e non da un grande centro o capoluogo»

Dopo tre stagioni la parentesi al Selargius e poi due anni fa il ritorno, si dice che le minestre riscaldate non vanno bene, perché tornare?

«Quell'anno è stato particolare, la società attraversava un momento delicato ed è stato brutto per molti giocatori che altrimenti non sarebbero mai andati via da Arzachena. Non c'erano le condizioni per rimanere. Al Selargius ho giocato qualche gara di Coppa Italia e uno spezzone all'esordio in campionato poi per via di un infortunio in quell'annata non giocai praticamente mai perciò è come se non fossi mai andato via. Sono stato richiamato dal direttore Zucchi e dalla dirigenza, volevano ripartire da me come persona per ricostruire l'Arzachena di prima, sono contento che abbiamo valutato la persona perché di giocatori più forti di me ce n'erano qualche migliaia»

Probabilmente anche da parte tua ci sarà stato un occhio di riguardo verso le persone più che l'offerta economica

«Proprio così sennò non avrei mai accettato di tornare. Quando giochi al calcio si creano dei rapporti che ti fanno andare al di là degli aspetti economici. Da qui alla fine della carriera, spero più tardi possibile, ti restano i rapporti umani, più ne hai e più vuol dire che hai lasciato un qualcosa a qualcuno, sono queste le vittorie di un calciatore, in questo periodo del calcio fatto più di inchieste e scommesse» 

Il tuo futuro dopo il calcio lo vedi ancora in Sardegna?

«Mi trovo benissimo qui, perché è un posto bellissimo e non sono frasi fatte. Dal punto di vista calcistico spero di restare il più a lungo possibile anche se non si sa mai come va a finire, nel contempo mi piacerebbe avere un'altra chance per giocare in Lega Pro dopo averla assaggiata col Cassino, un giocatore che non ha ambizione e non vuole puntare a migliorare che giocatore è? Un'opportunità la vorrei per dire che potevo starci anche io in serie C, magari l'avrò con l'Arzachena»

E Arzachena, secondo te, può fare il professionismo

«Come strutture, da quello che vedo, direi di sì, so che è un obiettivo che la società si è posto nei prossimi 4-5 anni, le basi si stanno creando e potrebbe farcela ma parliamo di un progetto a lungo termine. Il paese non è così grande da ospitare una Lega Pro come spesso si vede, mi dicono che negli anni precedenti veniva molta più gente allo stadio mentre ora un po' meno, magari con un campionato esclusivamente di vertice potrebbero aumentare gli spettatori»

Intanto quest'anno è stato fatto tutto bene, acquisti senior mirati e giovani molto validi

«Esattamente. Abbiamo parecchi giovani che vogliono emergere, che ci danno una grande mano dal punto di vista caratteriale, sono loro l'arma in più per fare il salto. La società ha anche preso quei due o tre giocatori di completamento perché cerca di tenere negli anni uno zoccolo duro in modo da aggiungere ogni anno un tassello, per puntare sempre più in alto»

Bonacquisti è un allenatore in campo che intanto frequenta il corso per prendere il patentino, come conciliare questo doppio impegno?

«È molto stressante, 4 ore di lezione al giorno dopo gli allenamenti ti mette alla prova ma con la giusta organizzazione si riesce a gestire tutto. Questo grazie al mister Giorico che mi viene incontro il più possibile e alla società che mi permette di farlo. Io tecnico? Mi affascina e mi è sempre piaciuto, molto dicono sia meglio farlo con i giovani, io invece vorrei allenare una prima squadra, è un mio pallino ma prima devo superare il corso e poi spero di farlo il più tardi possibile perché mi piace ancora giocare»

Col Flaminia bisogna riprendere il filo di vittorie al Biagio Pirina

«Sì, domenica vogliamo vincere perché ci teniamo a tenere la media alta nel rendimento casalingo. Fino alla sconfitta col Castiadas era un motivo di orgoglio sapere che gli avversari vedono nel Biagio Pirina un campo tosto, dobbiamo riaggiornare in positivo le statistiche. E poi vogliamo "vendicare" il ko all'andata, una gara dai due volti, nel primo tempo non meritavamo di chiudere in svantaggio, nel secondo loro sono stati più bravi a difendersi e ripartire»

La vostra vittoria verrebbe accolta bene soprattutto dalle squadre sarde che lottano per la salvezza 

«Domenica ci è capitato che, vincendo contro il San Cesareo, qualche giocatore avversario ci abbia accusato di essere andati da loro a fare la guerra mentre in casa regaliamo i punti alle squadre sarde. Ma non è così, la classifica ci impone di giocarcela sempre e cercare la vittoria al di là che questo possa o meno favorire una squadra sarda»

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2015/2016
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Sardegna
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