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Il neo-tecnico: «Giocheremo sempre per vincere»

Bisoli è tornato a casa: «Si avverà un sogno, Cagliari è il mio Real Madrid»

Come Allegri, meglio di Allegri. Il Cagliari riparte da un altro figlio dell'Uefa, il massimo traguardo finora raggiunto dal presidente rossoblù Massimo Cellino. E lo fa con Piepaolo Bisoli, classe 1966, 6 stagioni sull'Isola tra il 1991 e il 1997, 164 presenze e 5 gol, più due gambe spezzate a Udine e Firenze. La prima gli privò la gioia di giocarsi l'Uefa che conquistò sul campo, la seconda tolse a Mazzone la possibilità di contare sul granatiere nella sfortunata stagione che condusse alla retrocessione. 

Ma il quasi 44enne (il 20 novembre) tecnico di Porretta Terme è di casa e lo si capisce fin dalle prime parole della conferenza di presentazione ad Assemini. «Ho un legame forte con questa città e i suoi tifosi - ha detto Bisoli - per me allenare il Cagliari non è un punto di partenza, ma d'arrivo. Oggi si chiude un cerchio, è un sogno che si avvera. Qui sono arrivato 19 anni fa, dicevano tutti che non ero in grado di giocare in A e invece ho giocato per tanti anni. Cagliari è diventata la mia seconda casa, qui sono nati i miei figli. Ho ricordi bellissimi e ora da allenatore non voglio rovinare il ricordo che ho lasciato ai tifosi».

Allegri, tecnica sopraffina e un carattere rafforzatosi in panchina. Bisoli, tanta grinta e una tecnica affinata col fischietto in bocca. Da giocatore, con Max, ha condiviso lo spogliatoio per due stagioni (dal 1993 al 1995); da allenatore, Pierpaolo, quello spogliatoio se l'è scambiato con l'intento di migliorare i già lusinghieri risultati ottenuti dal suo predecessore. Le promesse stanno nelle parole dell'ex tecnico del Cesena: «Vedrete un Cagliari che non mollerà mai, che giocherà per far divertire il presidente e i tifosi. Una squadra dove non ci sarà il singolo, ma un gruppo di persone pronte a sudare e dare il massimo in allenamento e la domenica. Per me non esistono quadre imbattibili, noi giocheremo tutte le partite per vincere. Cagliari è il mio Real Madrid».

Ha debuttato come vice di Zoff alla Fiorentina nel 2004, poi ha allenato il Prato (lanciando nientemeno che Diamanti) in seire C2 per due stagioni. Nel 2007 è passato al Foligno in C1 (quarto posto, eliminato nella semifinale play-off). Poi la chiamata del Cesena in Prima Divisione e l'incredibile doppia promozione. Chi l'avrebbe mai detto? Un'ascesa fulminante, fino all'esordio in serie A, una categoria conquistata sul campo coi romagnoli. Bisoli si descrive così: «Sono un allenatore atipico. Amo il calcio in modo viscerale, vivo 24 ore su 24 per la squadra e trasmetto la mia passione ai giocatori». Nel suo Dna di tecnico una peculiarità: una super difesa. «Nelle ultime tre stagioni ho sempre avuto la miglior difesa del campionato - ha detto Bisoli con orgoglio - l'organizzazione difensiva è la cosa principale per un allenatore. Ma questo non vuol dire che le mie squadre non segnano, però il calcio è fatto di equilibrio». E poi ricorda l'insegnamento di un «mio vecchio allenatore, adesso in pensione, che diceva: “Ai giocatori non si può insegnare a fare gol, ma a difendersi sì”». Era Carlo Mazzone («Sì, lui è stato il mio maestro, ma ho preso qualcosa anche da tutti i grandi allenatori che ho avuto a Cagliari, da Trapattoni a Tabarez»), che, dopo averlo allenato in rossoblù, lo rivolle con sé a Perugia (1999-00) e Brescia (2000-01). Prima Bisoli andò ad Empoli (1997-99) e poi chiuse con la Pistoiese (2001-02) fino al ritiro definitivo  nel 2003 col Porretta. «Se hai uno come Inzaghi, non devi spiegargli come fare i gol, ma ai difensori devi insegnare come non prenderli», ribadisce il nuovo tecnico rossoblù. Che in avanti avrà i riconfermati Matri, Nenè e Jeda ai quali potrà aggiungersi probabilmente Acquafresca. Larrivey verrà ceduto in prestito. Mentre in difesa non ci sarà più il capitano di lungo corso Lopez, via dopo 12 stagioni, e Astori, che il Milan ha riscattato pagandolo 3,7 milioni di euro.

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2009/2010