«La bravura dello staff tecnico sarà nei lavori personalizzati»
Cagliari, Zenga si tiene pronto: «Se riprenderemo sarà un mini-torneo di 40 giorni e serve tutta la rosa. La squadra ha grandissime qualità»
Quasi un'ora di chiacchierata nella diretta Instagram sul profilo ufficiale di Daniele Adani, telecronista sportivo ed ex difensore di Brescia, Fiorentina e Inter, e così Walter Zenga si racconta ai tifosi del Cagliari in attesa di capire se e quando si possa ripartire.
I nuovi mezzi elettronici. «È sempre l'occhio, ciò che l'allenatore sente quello che conta di più. Ci sono altri supporti che usiamo a seconda delle loro esigenze. I numeri sono tanti che ti ci perdi dentro. Io mi avvalgo molto dei collaboratori e osservatori, allo stadio alle volte li mando anche nella tribuna opposta, dove non si hanno mai immagini, perché è dalla parte opposta a quella centrale dove ci sono le telecamere che rendono la prospettiva sempre schiacciata. Addirittura nelle esperienze fatte in Romania, Turchia e negli Emirati avevo due telecamere dietro le due porte per rivedere la stessa azione con diverse angolazioni. In allenamento si utilizzano anche i droni, noi a Cagliari - e anche a Venezia - abbiamo delle telecamere su degli attrezzi alti tre metri che prendono tutto il campo, sono mezzi che aiutano a rivedere gli allenamenti».
L'evoluzione negli allenamenti. «Il calcio in questi anni, dal punto di vista dell'analisi, è un po' cambiato: io ho iniziato negli Stati Uniti, nel New England Revolutions, e ci allenavamo nello stesso campo di quelli del football, e guardavo come il coach dei Patriots organizzava la preparazione alla gara. Stava nella loggia, guardava tutto dall'alto con una prospettiva diversa e con una visuale più completa. Questo succedeva anche in Inghilterra, dove al primo tempo il tecnico stava in tribuna per poi scendere. Dal basso ti viene l'occhio, la visuale è diversa. Nel football ci sono le pause e hai tempo, nel calcio si decide in tempo reale e mica devi avere dei ripensamenti».
L'esperienza al Cagliari. «Abbiamo fatto un'amichevole il 7 marzo con l'Olbia alla Sardegna Arena e avevo già una idea. Ho visto alcune cose ma poi siamo andati in quarantena volontaria di due settimane, isolandoci dall'esterno. Da quel momento lì avevamo già programmato gli allenamenti a piccoli gruppi di 4 o 5. Quando si legge che il calcio vuole riprendere, noi pensiamo di giocare tra 40 giorni, ma se saremo ancora in una situazione del genere e non si gioca allora siamo messi molto male. E parlo di vita, persone, umanità. Vorremmo giocare a inizio giugno, ci sono ancora 40 giorni di tempo: noi ci prepariamo “per” e “al”. Il Cagliari ha giocato l'ultima gara ufficiale a febbraio, poi forse potrebbe fare la prossima tre mesi dopo. Ci saranno delle direttive mediche da seguire ma anche di preparazione fisica e tattica. Da sottolineare che, quando si parla di ripresa, non si intende domani, ma la prima o seconda settimana di giugno, e ripeto, sono 40-45 giorni di ulteriore stop».
In attesa della ripresa. «In questi giorni, ovviamente, non sono stato a chiamare tutti i giorni i ragazzi, anche perché è intervenuto il preparatore atletico con lo smart working a casa. Ho vietato tapis roulant e cyclette che impigriscono e tolgono reattività, ho suggerito comunque di palleggiare in casa senza rompere i vetri, altro che tappetini e pesi: si deve ottimizzare tutto. Poi, quando riprenderemo, dovremmo stare attenti ai carichi di lavoro e al fatto che, eventualmente, ci saranno 13 partite davanti, quindi non sarà una preparazione normale ma per giocare un mini-torneo in 40 giorni. La bravura di uno staff tecnico sarà quella di organizzare il lavoro anche a livello personale per ogni giocatore, devo capire come gestire la rosa nelle 13 gare. C'è tutto un lavoro importantissimo sulla prevenzione e il recupero, lì mi viene a fagiuolo l'esperienza fatta al Wolverhampton in Championship dove vanno più veloci della Premier. giocavamo di martedì e sabato per sette gare di fila, il problema era quando avevo solo 48 ore di recupero tra una gara e l'altra. Ecco che l'allenamento migliore è la partitella, per avere i sincronismi di gioco visto che più interagisci coi compagni e più hai la concezione di quello che devi fare in campo. Il 10 contro 0? Ti dà qualcosa sui tempi di gioco che vai a cercare. Comunque voglio ancora ricordare una cosa: se riprenderemo, non sarà più il campionato di prima e la classifica di prima, ma un qualcosa totalmente a sé. E saranno favorite le squadre che erano in rampa di lancio, come Atalanta e Verona, con una identità definita ma, al tempo stesso, bisogna vedere che l'ultima partita giocata sarà tre mesi prima».
La conoscenza della squadra. «I ragazzi erano entrati in un impasse strano, con Maran avevano fatto un percorso fantastico, poi ad un certo punto sembrano siano entrati in una fase di stallo e, purtroppo, come sempre paga il mister. Ma la squadra ha grandissime qualità, quando hai un giocatore come Joao Pedro e vedi il gol contro la Roma, oppure Nandez che giocò da solo nella finale di Copa Libertadores. Gaston Pereiro è arrivato a febbraio ma nel girone di Champions dell'Inter ha giocato quarto di sinistra contro il Barca, dietro la punta contro l'Inter ed esterno destro contro il Tottenham, questo è un "giocatore" ma ha bisogna dargli del tempo perché si è trovato in un contesto nuovo. A me piace tantissimo anche Birsa, Giovanni Simeone. E devo guardare anche chi ha giocato poco per capire come poterli inserire e sfruttare, come Ragatzu, Paloschi, Oliva. Non dimentichiamoci che, all'inizio dell'anno, il Cagliari ha perso Cragno e Pavoletti e, in men che non si dica, hanno preso Olsen e Simeone. Vogliamo poi parlare di Nainggolan? Il suo percorso è che gioca davanti alla difesa, poi interno di centrocampo, infine davanti con Joao e Simeone. Radja dove lo metti gioca, il suo ruolo però è dietro la punta anche se lo vedrei bene pure come falso nueve. La fortuna del tecnico, in ogni caso, è avere i giocatori che giocano bene tra di loro. Nel vasto mondo di un tecnico ci sono tante variabili».