«Ringrazio società, tifosi e compagni eccezionali»
Diego Lopez ammaina la bandiera, l'addio del capitano rossoblù dopo 12 anni
A Cagliari arrivò 12 anni fa dopo due stagioni in Spagna, al Racing Santander. L'inizio in maglia rossoblù non fu trionfale e l'uruguaiano vide spesso panchina e tribuna col tecnico Giampiero Ventura. Poi per Diego Lopez, classe 1974, inizierà un'ascesa inarrestabile fino ad arrivare ad essere la colonna della difesa isolana. Ora si ritira, lo si sapeva sin dalla fine del campionato. Fu Cellino che lo annunciò a giugno: «Niente rinnovo per Diego, tornerà al Penarol. Per il futuro si vedrà». Lopez faceva così nelle ultime stagioni: contratto annuale e poi decideva il presidente quando firmare e quanto prendere. Parlava il campo e sempre diceva: "Diego è un ragazzino". Fino all'anno scorso, per quella che doveva essere la stagione dell'attacco al record di Mario Brugnera che collezionò 328 gettoni in maglia rossoblù. Lopez si è fermato a 314 partite, a -14 dal libero dello scudetto e preceduto solo da Gigi Piras (320) e Gigi Riva (315), colpa di una stagione tribolata e di un infortunio al ginocchio che lo ha tenuto fuori per tutto il girone di ritorno ad eccezione della gara contro la Lazio.
A 36 anni dice basta, in modo un po' forzato: «Pensavo di finire la mia carriera in Uruguay, mi avevano contattato Penarol e River Plate Montevideo, la squadra dove avevo iniziato». Poi però si fa sentire forte il legame con l'Isola: «Col tempo ho capito che Cagliari è la mia casa, mi sento cagliaritano e i miei figli sono cagliaritani, non volevano venire via». Thiago (9 anni), Ian (6) e Inti (5) i tre figli nati in Sardegna, terra nella quale ha già trascorso un terzo della sua vita.
Era diventato il capitano dopo il passaggio di David Suazo all'Inter nel 2007, una fascia sempre onorata e che ha mantenuto fino al giorno dell'addio nel pomeriggio del 9 settembre 2010 nella Club House del centro sportivo di Assemini, la sua seconda casa. «Sono contento della mia decisione e orgoglioso di terminare la mia parabola agonistica qui - continua Lopez - dopo dodici anni di militanza. Ringrazio tutta la Società, dal presidente sino ai magazzinieri; ai tifosi che mi hanno sostenuto sia nei momenti belli che in quelli brutti». Perché Diego si è fatto in rossoblù tutti i quattro anni di purgatorio della serie B tra il 2000 e il 2003. Chiude con 7 gol all'attivo e dopo un'estate nella quale i compagni di squadra gli hanno fatto sentire il proprio affetto e mandato messaggi al presidente per concedergli un'ultima chance da giocarsi in campo. Ma il futuro del Cagliari in difesa è Astori e Canini, il presente è ancora più che mai un gran gruppo al quale Diego manda i suoi ultimi messaggi al miele: «Se sono riuscito a dare una mano e a fare in maniera decente il capitano, lo devo ad un gruppo meraviglioso, all'interno del quale faccio tre nomi: Conti, Cossu e Agostini». Ossia, il nuovo capitano, il simbolo dei cagliaritani e la professionalità in persona.
Per Lopez è già pronto un contratto per entrare a far parte dell'area tecnica rossoblù, ma prima dovrà studiare da allenatore. Inizierà da subito e dal più basso. Come ha fatto da calciatore quando mosse i primi passi nella stagione 1992-93 nel River Plate di Montevideo. Da lunedì, infatti, sarà a Barisardo per la prima lezione del corso di allenatore di base. Il futuro è da tecnico: «Ho voglia di iniziare questa nuova vita». Cellino ha iniziato la strada di affidare la panchina ad ex giocatori rossoblù (Allegri e poi Bisoli, passando per l'interregno Festa, ora mister della Primavera) e magari allenerà un domani il Cagliari che ha guidato dal campo per 12 interminabili anni.