«Noi siamo come altri settori, movimentiamo 5 mld di euro»
Figc, Gravina: «Fermarsi oggi sarebbe un disastro. Non posso essere il becchino del calcio italiano»
«Fermarsi oggi sarebbe un disastro. Se il calcio non riparte ci sarebbe un grande impatto negativo, sul settore ma anche sul Paese, visto che movimentiamo circa cinque miliardi di euro». Lo ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina, a 'Che tempo che fa' su Rai2, parlando della possibile riapertura «a giugno» del campionato di serie A.
«Io non ho mai preso in considerazione l'idea di fermarci, non posso prendermi questa responsabilità, che lascio al governo. Potete immaginare il dramma che sto vivendo nel reggere in modo isolato questa battaglia. Chiedo di essere considerato, come movimento di impatto socio-economico del paese, alla pari di ogni altro settore. La Figc ha predisposto un protocollo che, attraverso delle procedure inviate ai ministri che vanno validata, garantisce la negatività di un gruppo chiuso. Non vedo quindi questo tipo di preoccupazione, bisogna abbandonare le false retoriche».
«Ci sono due correnti di pensiero - ha detto ancora Gravina - una che propone di chiudere tutta l'attività collegata al mondo dello sport e una, che porto avanti, che intende continuare. C'è una opportunità e una di speranza, che l'Italia a giugno possa vivere un momento di sollievo, e poi ci sono condizioni oggettive che riguardano il problema dei probabili contenziosi in caso di stop che come sappiamo possono creare molti problemi al mondo del calcio. Non posso prendere in considerazione l'ipotesi di fermarci perché una scelta di questo tipo comporterebbe delle responsabilità che sono di una gravità inaudita. Non posso essere il becchino del calcio italiano. Io devo difendere il movimento del calcio ma anche dello sport in generale. Non capisco questa resistenza a provare ad andare avanti valorizzando tutto il movimento sportivo. Mentre sul mondo amatoriale, va aperto un confronto molto più ampio».