Salta al contenuto principale
Maurizio Casasco
Spadafora: «Riprendere le gare al 3 maggio è irrealistico, blocco degli allenamenti per tutto aprile»

Fmsi, il monito di Casasco: «Lo sport riparte con l'Italia, niente fughe in avanti. Presto il protocollo per il ritorno alle attività sportiva»

I cittadini lo stanno percependo che siamo solo a metà dello sforzo per domare la "bestia", che il ritorno ad una vita "normale" avverrà probabilmente per settori e che non ci sarà un liberi tutti se non fra diverse settimane ancora. Il calcio, invece, continua ad aggrapparsi alla speranza che ci siano ancora date utili per terminare la stagione, rimandando il giorno in cui dovrà prendere atto che dovrà mettere uno stop perché non può essere scollegato col resto del paese. Intanto il ministro dello sport e dei giovani Vincenzo Spadafora ha parlato chiaramente sulle colonne della "Repubblica": «Riprendere le partite il 3 maggio è irrealistico. Pensavo ai nostri ragazzi abituati a stringersi, abbracciarsi, passarsi la bottiglietta: tutto questo mancherà per molto tempo. Proporrò di prorogare per tutto aprile il blocco delle competizioni sportive di ogni ordine e grado. Ed estenderò la misura anche agli allenamenti, sui quali non eravamo intervenuti perché c'era ancora la possibilità che si tenessero le Olimpiadi».

 

Ha toccato diversi temi Maurizio Casasco, presidente della Federazlone Medico-Sportiva Italiana ed europea (nella foto), nell'intervista al Corriere dello Sport che ha spiegato bene quando e a che condizioni si tornerà ad effettuare allenamenti e gare agonistiche attraverso le indicazioni previste in un protocollo dell'Fmsi: «Ci stiamo lavorando, ma non potrà essere ufficializzato prima dell'indicazione di una data del ritorno all'attività. E questo viene dopo gli altri problemi. Prima la salute, poi l'economia».

La questione dei tempi

«Avevamo raccomandato non prima del 3 aprile come termine in cui si sarebbe potuto cominciare. Penso che l'andamento epidemiologico, le terribili statistiche e le evidenze scientifiche in continuo divenire ci suggeriranno l'eventuale decisione da prendere. Solo a quel punto diffonderemo ufficialmente, sulla base delle ultime informazioni scientifiche, un protocollo che indichi le condizioni per il ritorno all'attività sportiva. Dopo Pasqua? Non stiamo a impiccarci con le date. Saremo più precisi solamente dopo le indicazioni del nostro board».

Il tema della ripartenza

«L'Italia è scossa da una crisi drammatica. Ora al primo posto c'è la salute. Ma arriverà un momento in cui il Paese si dovrà rimettere in moto. Il tema della ripartenza non può far mettere lo sport professionistico, che pure rappresenta un asset importante, davanti ad altre attività essenziali che in questo momento sono prioritarie. E non parlo solo delle filiere alimentari, delle attività legate ai bisogni della sanità e della logistica d'emergenza. Non possiamo pensare a fughe in avanti. Direi che la formula possa essere questa: allineamento geometrico alle decisioni che il governo e l'Oms formuleranno nell'ambito del nostro sistema Paese. Si è fermata la Formula Uno con interessi colossali, si fermano pezzi dell'economia. Si dovrà ripartire mettendo in conto tutto, ci sarà un equilibrio da raggiungere, altrimenti dall'emergenza sanitaria si passerà all'emergenza sociale di cui si sentono già le avvisaglie. Dobbiamo ricominciare tutti insieme, lo deve fare l'Italia. Lo sport non può e non deve correre da solo».

Sport professionistico a porte chiuse?

«Siamo medici e comprendiamo quello che decideranno i ministeri competenti, ma come specialisti di medicina dello sport non possiamo intervenire sulle misure relative allo spettacolo sportivo. Il nostro ambito è la tutela degli atleti».

La grande esperienza della Federazione Medico-Sportiva Italiana

«Abbiamo anticipato Uefa e altre istituzioni quando ancora tentennavano sui provvedimenti da prendere. Abbiamo da subito raccomandato lo stop a gare e allenamenti anche grazie alla capacità di condivisione delle evidenze da parte dei medici sportivi europei che ho l'onore di guidare. C'è stata un'azione unitaria a livello europeo dei medici sportivi, un esempio rispetto ad alcuni comportamenti fra Nazioni. In questo momento siamo un riferimento soprattutto per le emergenze che abbiamo vissuto per primi e perché la specialità di medicina dello sport è nata da noi, nel 1957».

La forza di un ruolo riconosciuto e le responsabilità dei medici sanitari sui tesserati

«La Fmsi è l'unica società scientifica di medicina dello sport accreditata presso il Ministero della Salute. E in Italia abbiamo un quadro di norme che indicano con chiarezza come ci si deve muovere e cosa succede di conseguenza. Gli sport professionistici sono quattro: calcio, basket, ciclismo e golf. I medici sanitari hanno una responsabilità sui tesserati e sui professionisti nell'ambito della salute. Che ha delle ricadute legali precise. Noi non facciamo i calendari e non decretiamo quando una stagione agonistica debba riprendere. Dobbiamo tenere conto delle condizioni di salute in cui operano gli atleti, professionisti e non. Ma su queste raccomandazioni i medici non faranno sconti a nessuno. La comunità medico-scientifica dà delle indicazioni, la responsabilità delle scelte spetterà agli organi di governo sportivo».

Le conseguenze dei calciatori positivi al coronavirus

«Sarà approfondito ogni aspetto clinico e funzionale su tutti gli organi, per gli atleti verranno vagliate con attenzione le varie storie cliniche. Grande attenzione dovrà essere considerata per i positivi, dopo i test, nella gradualità della ripresa. Gli atleti professionisti dei diversi sport hanno delle intensità ad altissimo livello. Dobbiamo essere certi dell'integrità di tutti gli organi e di tutti i sistemi che potrebbero essere stati interessati. Non c'è solo il cuore. Prima di tutto i polmoni, poi la capacità funzionale, quindi il cuore. Lo sport agonistico ad alto livello indubbiamente comporta dei rischi maggiori di per sé e saranno fatte valutazioni adeguate che, in generale, per la popolazione non saranno necessarie».

Il protocollo per l'atleta affetto da Covid-19 e i positivi asintomatici

«Non voglio anticipare dettagli. Chi ha avuto sintomi di positività senza incidenze pesanti dovrà fare dei test che prevedono comunque un esame approfondito in quelle tre sfere indicate: prima polmoni, poi capacità funzionale e quindi cuore. E dovremo essere attenti bene a quello che ci dice la scienza, che prosegue incessante l'attività di ricerca. Su Science del 16 marzo si fa notare che il 79% dei contagi è avvenuto per via asintomatica. Dobbiamo capire cosa consigliare alle squadre che hanno avuto atleti positivi e a quelle che non ne hanno avuti, ma con occasioni di contatto».

Visita di idoneità per tutti?

«È una possibilità».

 

 

In questo articolo
Campionato:
Stagione:
2019/2020