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Giacomo Cocco, difensore, Latte Dolce
«Il calcio è identità ma ci vuole sinergia, organizzazione e ambizione»

Il Latte Dolce rilancia: «Sassari è legata ai rossoblù, la Torres è al centro del progetto. Uniamoci per provare a eccellere, in due anni si può andare in Lega Pro»

Finiti gli impegni sul campo con la Torres approdata in serie D attraverso i playoff nazionali di Eccellenza, l'altra realtà del calcio sassarese che da due anni milita in quarta serie - il Latte Dolce - rilancia la proposta di unione delle forze per un progetto ambizioso e sinergico che possa portare negli anni a raggiungere un traguardo importante come la serie B solo sfiorato dal club rossoblù. Un progetto che riunisca anche altri sport sotto un'unica bandiera attraverso una conduzione aziendale e manageriale della polisportiva che vada anche a percorrere la strada che porta all’azionariato diffuso. (nella foto un derby in serie D tra Latte Dolce e Torres della stagione 2016-17)

 

Qui di seguito riportiamo il comunicato ufficiale del Sassari Calcio Latte Dolce.

A seguito di numerosi contatti, avviati da tempo, in risposta alla necessaria esigenza di chiarezza e trasparenza nei confronti della vasta platea di interessati ed in attesa di prossimi e auspicati sviluppi, riteniamo sia oggi importante presentare al pubblico il nostro progetto imprenditoriale legato al calcio sassarese. 

Esiste a Sassari un gruppo d’imprenditori che già da qualche stagione ha deciso di unire le sue forze per applicare al calcio e allo sport nuovi modelli gestionali, mutuando l’esempio di virtuose realtà esistenti altrove, per dare concretezza e ampio respiro a un progetto sportivo che favorisca la promozione e la diffusione dei valori che sport e calcio veicolano positivamente a livello planetario. Questa esperienza si è consolidata nel corso del tempo, fino a far maturare nei diretti interessati la convinzione che sia arrivato il momento di metterla a disposizione della più importante realtà calcistica della città e del territorio: la Torres.

 

«Siamo convinti che a Sassari il futuro del calcio, così come passato presente, siano indissolubilmente legati al nome, alla maglia, ai valori identitari e al blasone della società rossoblù. È partendo da questa consapevolezza che nella triplice veste di imprenditori, dirigenti sportivi e tifosi, abbiamo sviluppato un progetto: abbiamo un’idea e riteniamo che sia giusto e opportuno condividerla con la città. Questo senza voler minimamente mettere in discussione quanto è stato fatto nella stagione appena conclusa – con tanto di promozione in serie D – dalla Torres. Siamo convinti che a Sassari si debba lavorare alla costruzione di un nuovo progetto di calcio. Un progetto che abbia al centro la Torres, suo naturale e storico punto di riferimento, ma che abbracci e ricomprenda molto altro.

Un progetto coinvolgente, che poggi su fondamenta già solide e da consolidare ulteriormente nel tempo, che parta dalla base e da una sana ambizione, che affondi le sue radici nella valorizzazione di un vivaio che può già contare su un terreno assai fertile per diventare prospero dispensatore di risorse.

Abbiamo sperimentato sulla pelle che nello sport non esiste programmazione, organizzazione, ambizione che possa assicurare la matematica certezza di ottenere i risultati prefissati. Questo però non ci impedisce di continuare a credere, con convinzione ancora maggiore, che serva al calcio sassarese una nuova visione gestionale in cui la concezione manageriale dell’impresa sportiva importi da altri settori princìpi come programmazione, organizzazione e definizione di obiettivi ambiziosi ma raggiungibili.

 

Riteniamo che oggi una società calcistica per poter sopravvivere debba essere gestita in maniera totalmente diversa da come spesso accade, con la gestione societaria sovente lasciata all’improvvisazione. Questa è una visione che stride con il virtuoso esempio dato da realtà da cui si potrebbe e dovrebbe prendere spunto, realtà che hanno permesso a contesti territoriali simili al nostro per condizioni demografiche, sociali, culturali ed economiche di vivere delle autentiche “favole sportive”.

Questo sarebbe il giusto modo di rendere giustizia e valorizzare l’idea che più di un secolo fa ha ispirato il progetto S.e.f. Torres, perché oggi – prima di stabilire cosa vogliamo essere domani – è necessario guardare a cosa eravamo ieri. La S.e.f. Torres è nata 115 anni fa con una vocazione precisa: unire sotto i colori di una unica bandiera varie tipologie di pratica sportiva e le diverse anime del calcio presenti in città. Unire, per provare a eccellere. Senza una visione di insieme, senza la voglia e l’esigenza di riunire quelle diverse anime sportive e calcistiche che però si riconoscono nella bandiera delle due croci e delle due torri, ognuno resta “imprigionato” nel suo orto, senza più possibilità di crescita e sviluppo. E in tal senso i padri fondatori della S.e.f. Torres avevano avuto più lungimiranza rispetto a molti di quelli che negli anni si sono succeduti al timone della società: è importante che la città di Sassari si riscopra fiera delle sue eccellenze sportive, ancor più se queste sono legate da un forte senso di appartenenza e a prescindere dalla disciplina stessa.

 

L’idea è di riuscire, nell’arco di tre anni, a riunire in una unica polisportiva il calcio a 11 maschile, il calcio a 11 femminile, il calcio a 5 maschile e femminile, gli arcieri, il tennis, il basket e altre discipline. Una polisportiva che abbia la Torres nel nome e i suoi valori come unico comune denominatore. L’idea è far si che la città di Sassari riesca a dare un forte segnale a livello sportivo: serve unire, non dividere. Bisogna imparare a condividere, nel calcio e in vista dello sviluppo di un progetto comprensivo e complessivo più grande.

Il nostro progetto guarda al futuro, in primis a quello del calcio sassarese. A quello della Torres, che deve tornare a rappresentare un punto di riferimento importante per l’intero territorio. La base deve essere la piena, sinergica e produttiva collaborazione con le società calcistiche che operano in città e sul territorio. Riteniamo anche che tale collaborazione debba essere ancora più stretta e proficua con quella che attualmente è positiva espressione del pallone sassarese, il Sassari Calcio Latte Dolce, già protagonista in serie D e in tutti i campionati giovanili regionali e nazionali grazie ad un vivaio florido e in costante e continua crescita. Collaborazione che deve nascere dalla necessità di fare sistema e deve operare, sinergicamente, in varie fasi.

 

Un esempio: per capienza e disponibilità di campi da gioco, la struttura di via Leoncavallo può ambire a essere in un prossimo futuro la cittadella sportiva d’eccellenza della città e, allo stesso tempo, divenire punto di riferimento per gli allenamenti della prima squadra della Torres. In questa prospettiva e nel volgere di qualche anno, Sassari potrebbe così contare su diverse strutture sportive di eccellenza candidandosi, insieme al suo territorio, a ospitare manifestazioni di calcio a livello giovanile di caratura internazionale. Il Selis, manifestazione appena conclusa, insegna.

Come imprenditori e come sassaresi abbiamo dimostrato che lavorando con serietà in ambito sportivo è possibile raggiungere risultati importanti, certificati dai risultati del settore giovanile biancoceleste e da una ribadita presenza in serie D. Oggi la Torres e approdata nuovamente alla Serie D: complimenti alla squadra che ha compiuto l'impresa. Ma per fare in modo che si trovi una convergenza di idee, bisogna partire da alcuni punti fermi utili a raggiungere un accordo che sia la trave di sostegno del progetto. Sono mutati gli scenari, non i propositi. 

Vogliamo crescere, ottimizzando le risorse per raggiungere la Lega Pro nell’arco di due campionati. Fondamentale, anche al fine di una migliore gestione dello stadio “Vanni Sanna”, sarà stabilire una chiara unità d’intenti con l’Amministrazione comunale, in modo che lo stadio venga adeguato ai parametri previsti per disputare almeno la Lega Pro, senza alcuna limitazione di posti a sedere. Crediamo infatti sia impensabile che a distanza di anni la tribuna distinti resti desolatamente vuota perché non collaudata.

 

Non facciamo proclami, ma ragioniamo con lungimiranza su un concetto che più e più volte abbiamo fatto nostro condividendolo con i ragazzi delle squadre giovanili: ogni traguardo tagliato è sempre solo e soltanto un punto di partenza, mai di arrivo. Per questo, anche il campionato di Lega Pro non dovrà essere considerato un punto di arrivo, ma solo una pur fondamentale tappa da cui ripartire per arrivare, entro un arco di tempo ragionevole, a porsi quel traguardo mai raggiunto nella storia della Torres: la serie B

Siamo imprenditori, ragioniamo per fasi e proprio per questo sfrutteremo il tempo a disposizione per fare necessari e programmati investimenti, secondo ponderati ragionamenti, anche sulla struttura. Serve ad esempio avvicinare i tifosi della curva Nord al rettangolo di gioco, realizzando un nuovo settore a ridosso del campo: lo meritano i tifosi, ed è il calcio oggi ad andare nella direzione di una sempre maggiore vicinanza tra campo e spalti, anche per poter godere ancora di più del valore aggiunto che da sempre la tifoseria sassarese rappresenta. Sarà poi funzionale realizzare una tribuna sud, anch’essa vicina al rettangolo di gioco, con spazio adeguato e definito dedicato ai tifosi ospiti. 

 

Tutto questo passa chiaramente per una organizzazione aziendale che preveda l'individuazione di varie, apposite e determinate figure da inserire al posto giusto. È importante avere una buona e solida struttura amministrativa per poter mandare avanti un progetto come questo, e sarà importante dare spazio alle espressioni della passione rossoblù. E sarà importante andare ancora oltre, percorrendo la strada che porta all’azionariato diffuso dando la possibilità ai tifosi di avere voce all’interno dell’assemblea plenaria, in modo da garantire loro una partecipazione alle scelte operate dalla società sportiva: né vincoli né veti, solo un sano e positivo confronto. In futuro la partecipazione sarà fondamentale: secondo regole definite e senza ingerenze di sorta il tifoso non dovrà più delegare, ma contribuirà a definire i contorni dell'agire della sua società sportiva.

Per provare a fare tutto questo siamo pronti a impegnarci e a lavorare sodo ma anche a investire le nostre risorse e la nostra credibilità. Siamo pronti, soprattutto, a metterci in gioco in prima persona. Provando dove molti, dal 1903 e per svariati motivi, non sono riusciti. Per la nostra città e per il suo territorio. Per la Torres, soprattutto, che dopo 115 anni se lo merita».

In questo articolo
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2017/2018