L'ex capitano: «Quante rinunce per questa maglia»
La bandiera Usai non sventola più: «Nessuna riconoscenza per gli 11 anni al Tavolara»
Undici anni di tante gioie e qualche delusione, undici anni di battaglie con la maglia biancoverde sempre cucita addosso, undici anni a guidare con bravura e orgoglio la difesa del Tavolara. Undici anni dopo, per Christian Usai tutto finisce nel peggiore dei modi, con la bandiera degli olbiesi stracciata tra un allenamento e l’altro di due mesi fa, un capitano degradato. Insomma, undici anni di Tavolara finiti «malissimo – dice con amarezza il 34enne Cristian Usai – non nel modo in cui me lo aspettassi e non dopo essermi cucito addosso la maglia del Tavolara, rinunciando a tante proposte per amore verso una società che, a conti fatti, non ha avuto un minimo di riconoscenza verso chi è rimasto dopo la deludente retrocessione dalla serie D dello scorso anno e ha più presenze in campo nella storia del Tavolara».
Christian, perché rimanere allora anche dopo la retrocessione visto il fuggi-fuggi generale?
«Il motivo principale era legato a una situazione economica che si trascinava dallo scorso campionato ma, a questo punto, penso che la mia permanenza al Tavolara sarebbe dovuta finire in estate come hanno fatto gli altri miei ex compagni. Io avevo ricevuto la proposta del Budoni del presidente Giovanni Sanna, che stimo tantissimo, in serie D e in una delle realtà migliori della Sardegna. Mi è dispiaciuto dire no e, rimanendo al Tavolara, pensavo di finire in biancoverde la carriera»
In questi anni, quando si parla di Tavolara si è sempre pensato immediatamente a Cristian Usai
«È stato il bello e brutto di questi 11 anni, molte squadre non mi cercavano perché pensavano che io fossi legato sempre e solo al Tavolara»
Cosa ha rappresentato per te aver scelto il Tavolara 11 anni fa?
«È stata una scelta di vita. Venivo da un campionato di C2 giocato con il Tempio e avevo una richiesta dal Faenza, squadra sempre di C2, scelsi il Tavolara perché a Olbia ho conosciuto quella che è diventata mia moglie»
La famiglia prima di una carriera nel professionismo
«Beh, non si può dire quanti anni avrei giocato in serie C, di sicuro quando esci dal giro è difficile rientrarci e io non sono tra coloro che telefona a calciatori e allenatori. Poi, come già detto, è anche vero che stando tutti questi anni al Tavolara nessuno più si faceva avanti»
Il rapporto con il presidente Pitta
«Va al di là del calcio, con me ha spesso esagerato e, questa volta, non è stato per niente riconoscente ma non posso avercela con lui, ha dimostrato di avere un cuore grande per il Tavolara investendo tanti soldi. Chi mi ha deluso profondamente è stato l’allenatore Tatti, ha avuto un atteggiamento poco cristallino, mi dispiace perché pensavo fosse un’altra persona»
In che cosa ti ha deluso?
«Dopo tanti anni che gioco a pallone conosco certi atteggiamenti, lui aveva al Tavolara voleva fare il gruppo con i suoi giocatori e io sarei stato un ostacolo, invece così ha creato malumori e comunque ho pagato io»
Torniamo a Pitta, come si fa a stare appresso così tanto tempo ad un presidente vulcanico come lui?
«Pitta è stato il terzo presidente che ho trovato a Tavolara. Non è stato facile, da giocatore e capitano, dover gestire il suo modo di fare spesso irruento, però ho sempre cercato di calmare le acque, pensando prima agli interessi dei miei compagni al punto che mia moglie stessa mi rimproverava sul fatto che mi mettessi sempre in secondo piano. Ma non ho mai fatto cose sottobanco e, in certe sue uscite, spesso non ci potevo fare niente»
C’è qualche aneddoto particolare del rapporto tra te e il presidente Pitta
«Mi ricordo che una volta, per aver rilasciato un’intervista nella quale dissi che mister Addis era andato via da signore dopo esser stato esonerato senza mai perdere in 14 giornate, Pitta entrò infuriato nello spogliatoio e mi lanciò il giornale in faccia»
Ma anche l’anno scorso, la tensione salì spesso alle stelle specie nella settimana dello spareggio con il Sanluri quando faceste lo sciopero
«Allora, chiariamo subito che noi giocatori non facemmo mai lo sciopero. Al termine di una riunione nello spogliatoio, mister Addis chiese cosa avevamo deciso, noi andammo in campo comunque facendo però arrivare al presidente la voce che non ci saremmo allenati. Questa cosa fu portata a galla solo per coprire una situazione economica che era diventata difficile»
La retrocessione dello scroso anno è la parentesi più dolorosa della tua carriera al Tavolara?
«Senza dubbio, specialmente sotto l’aspetto umano e, soprattutto, quando Pitta chiamò in panchina Ninni Corda al posto di Mariani. Corda è un tecnico che ha vinto e che veniva da belle stagioni ad Alghero ma spaccò lo spogliatoio perché lui è un allenatore che pensa solo ai suoi interessi e non a quelli della squadra. Con l’arrivo di Addis eravamo partiti bene nel girone di ritorno, ci credevamo alla salvezza ma evidentemente era destino, un’annata storta in tutti i sensi»
E i momenti più belli in biancoverde?
«Tanti, penso al campionato vinto di Eccellenza con mister Leggieri, alla vittoria della Coppa Italia e agli anni che abbiamo rischiato di salire in serie C2, nel 2008 fu più brava di noi la Villacidrese, l’anno prima perdemmo nei playoff contro l’Alghero che poi venne ripescato»
Tra i tanti compagni che hai conosciuto quali sono quelli che ricordi più volentieri?
«Con Antonio Borrotzu e Gianluca Siazzu si è creata un’amicizia che è andata al di là del campo, ci sentiamo quasi quotidianamente. Un bel rapporto ce l’ho anche con Diego Di Gennaro e Pierpaolo Garau. Poi ce ne sono tanti altri, la lista è davvero lunga. Mi ricordo di un giovane Pierluigi Porcu che a Selargius veniva inserito con la prima squadra o di Simone Cirina che arrivò al mio posto quando andai a Tempio»
Parliamo di allenatori, ora, qualcuno bravo ci sarà stato in questi anni
«Beh, direi tanti. Devo molto a Luciano Zecchini che mi fece giocare in C2 a Tempio. Poi tra quelli che ho avuto al Tavolara, ricordo Sergio Bagatti, un allenatore con carattere e di spessore, fu lui a farmi capitano. Ma anche da Massimo Mariani, Gianni Addis e Giuseppe Leggieri ho ricevuto tanto. Non li ho mai avuti ma cito anche Bernardo Mereu e Virgilio Perra, in tutti questi anni mi hanno sempre dimostrato grande stima chiedendomi di andare a giocare nelle loro squadre quando allenavano Villacidrese e Atletico»
Da due mesi senza squadra, dove giocherà Christian Usai?
«Ho parlato con mister Rosario Affuso del Sant’Elia una settimana fa, ho letto delle dimissioni e mi dispiace, in ogni caso gli avevo detto che non potevo spostarmi da Olbia, la famiglia viene prima di tutto. Per programmare un campionato fuori dalla Gallura avrei dovuto riorganizzarmi la vita. Ora aspettiamo, ma sempre senza fare telefonate...»