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«Non sono un pirla, io qui perché intelligente»

La ricetta di Benitez all'Inter: «Vincere giocando bene»

Chiuso il biennio con Josè Mourinho, parte l'era di Rafael Benitez. Il successore dello Special One avrà il compito arduo di migliorare una stagione appena conclusasi con la "triplete", Champions-Scudetto-Coppa Italia. Sulla carta il cinquantenne nuovo allenatore dell'Inter avrà tre chance in più per farlo con la Supercoppa italiana (che Mourinho perse contro la Lazio), la Supercoppa europea (contro l'Atletico Madrid) e il Mondiale per club. Sei "tituli" anziché il "triplete" è la grande sfida dell'ex tecnico del Liverpool.

Nella sua prima apparizione ufficiale ad Appiano Gentile, lo spagnolo vestito di grigio e con la cravatta sociale, Benitez ha sfornato un già ottimo italiano (ma non è una novità), oltre all'inglese e spagnolo, per rispondere alle domande dei giornalisti di cinque nazionalità diverse (giapponesi, statunitensi, spagnoli, inglesi e italiani) e, con quell'aria da "normal one", è pronto a raccogliere la pesante eredità senza fare grandi proclami ma neppure tirandosi tanto indietro.

«Penso che Mourinho sia un allenatore che ha fatto un grande lavoro qui, ma io sono un allenatore diverso, un allenatore cui piace vincere, cui piace giocare buon calcio se è possibile». Con queste parole, per Benitez, i paragoni con il suo precedessore finiscono qui. Anche perché Rafa non si ritiene «un pirla (come disse Mourinho alla sua prima conferenza in Italia, ndr), ma un intelligente, altrimenti non sarei qui». Ma il suo concetto («Vincere giocando bene») non vuole essere un modo per dire che Mourinho pensi più a vincere che al bel calcio. «Ciascuno ha la sua idea di cosa sia il buon calcio - ha detto Benitez - In Inghilterra il gioco è più diretto, in Spagna prevalgono i passaggi corti, dipende dai giocatori. Ma la mentalità è vincere giocando bene». Come si può fare con l'Inter? «I giocatori sono buoni: fare buon calcio e vincere sarebbe perfetto, altrimenti è sempre meglio vincere perché dopo puoi imparare».

L'altro tema forte è quello del mercato, ovviamente. Che Inter sarà quella di Benitez? «Aspetto di comprare giocatori buoni, di livello, all'altezza di una squadra come questa, ma non posso dire nomi», taglia corto Rafa. Che non si sbilancia nemmeno a proposito dell'eventuale convivenza fra Mascherano, suo pupillo al Liverpool, e Cambiasso. «Cambiasso è un centrocampista di massimo livello, sono contento di averlo qua. Lui è l'unico che abbiamo qua quindi parlo di lui». Il modulo potrebbe restare il 4-2-3-1: «La squadra è la cosa più importante. Se dovessimo giocare con lo stesso sistema possiamo farlo, è un sistema che mi piace, con cui ho giocato molte volte a Valencia e a Liverpool. Possiamo però giocare anche diversamente, con tre in mezzo al campo, vedremo, dipenderà dai giocatori che abbiamo». Appunto con quali? Ci saranno ancora Maicon e Milito, sempre più nelle mire del Real Madrid? Eloquente la risposta di Benitez: «Credo che non sia molto intelligente cambiare tutto». E se al Liverpool ha portato alla consacrazione di Torres ora si spera faccia altrettanto con Balotelli. «Torres è arrivato al suo livello perché ha lavorato tanto - precisa il nuovo tecnico madrileno - Balotelli ha qualità e sono contento che sia con noi. Poi dovremo lavorare assieme e tutti i giocatori dovranno avere la corretta mentalità, ma per il momento siamo contenti».

Infine, il passato è il passato. Anche quello recentissimo. A chi gli ricorda della trattativa fallita mesi fa con la Juventus, Benitez cade dalle nuvole: «Non ho molta memoria». Non è un pirla, non è uno smemorato ma è un intelligente. Ora dovrà dimostrarsi anche un vincente in Italia.

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2009/2010