Manis: Il pareggio a Viterbo è un bel segnale
Le quotazioni del Tavolara crescono col Marco: «Siamo forti, ci risolleveremo»
C'era una volta “Supermanis”, quello di Villacidrese, Atletico, Olbia, Nuorese e Tavolara. Dopo l'esperienza al gelo col Melfi della passata stagione, il 27enne portiere torna nell'Isola e scommette tutto sulla sua nuova squadra, il Tavolara. Dopo aver detto «No al Rodengo Saiano, all'Olbia, al Melfi e a qualche altra squadra di serie D del girone Sud - dice l'estremo difensore cresciuto nelle giovanili del Cagliari - perché il calcio è sempre più in crisi e tutte le squadre purtroppo faticano a fare e rispettare i progetti». Fino a venerdì mattina stava organizzando il weekend, così come ha fatto in questi ultimi mesi, ma poi è arrivata la telefonata dell'imprevedibile presidente olbiese Giovanni Antonio Pitta che aveva appena mandato via Armando Pantanelli. Così Marco Manis, sabato mattina, ha caricato in macchina il suo vecchio borsone del Tavolara ed è volato a Olbia ascoltando come sempre i Citzen Cope. La firma, una stretta di mano velocissima e si è infilato la sua nuova divisa nel bagno dell'aeroporto per partire alla volta della Viterbese. Tagliate le maniche alla maglia da gioco, ha ripreso confidenza coi pali ed eccolo, di nuovo protagonista.
Dopo un anno torni al Tavolara e lo ritrovi ultimo in classifica. È una “mission impossible” alla James Bond?
«Voglio solo dare il mio contributo ed è stimolante. Diciamo che è una sfida che ho preso a cuore: cercare, insieme ai miei compagni, di salvarci senza passare per i playout e io ci credo»
Forse i sette punti nelle ultime sei partite sono una segnale che si può risalire
«Una striscia che smuove la classifica e ora siamo a quota 11 insieme con il Castiadas. Il Tavolara è una squadra costruita per salire quindi ha tutti i mezzi per uscire da questa difficile situazione. Oltretutto in pochi riusciranno a portare via punti in casa della Viterbese come abbiamo fatto noi questa domenica. Ottimo segnale»
A proposito, come è andato il tuo esordio?
«Mi sono sempre allenato, prima con l'Olbia poi col Serramanna, che ringrazio tanto perché mi hanno dato questa possibilità e quindi fisicamente ero pronto alla gara. Inoltre non è stato affatto difficile anche perché conosco i miei nuovi compagni con i quali ho giocato insieme in passato nell'Olbia e nel Tavolara. Ma il mio è un ruolo particolare, diciamo che per me è più importante prepararmi mentalmente»
E già, forse è per questo che i portieri vivono in un mondo tutto loro, dicono siano un po' “pazzi”
«È un luogo comune ma non è affatto vero»
Allora descriviti tu, che portiere sei?
«Un aggettivo? Stressante, parlo tanto. Ma solo in campo eh...»
E tagli le maniche alle tue maglie da gioco.
«Non c'entra la scaramanzia e non è un rito. Sono solo più comode le maniche corte»
Lo facevi per caso anche a Melfi, lo scorso anno, con la neve?
«Certo. È stata una bella esperienza ma preferisco di gran lunga allenarmi al sole in spiaggia»
Ma questo che campionato è se una squadra come il Tavolara è ultima?
«Di certo ci sono giocatori di categoria superiore, come Figos con il quale ho giocato spesso insieme e contro. Ma ad esempio, solo nella Viterbese mi sono trovato davanti Federici e Palumbo, attaccanti di serie C. Ma di certo a noi non fa paura nessuno, sono consapevole della forza della nostra squadra. E poi sicuramente è anche un campionato pieno di amici, come Stefano Medda dell'Arzachena con il quale ho condiviso la stanza nei ritiri per due anni a Nuoro»
Cosa hai fatto in questi mesi di attesa?
«Ho seguito pochissimo il calcio, ne ho approfittato per viaggiare. Ho festeggiato in un pub di Barcellona la vittoria stracciante sul Real Madrid anche se mi è dispiaciuto per Casillas. Per il resto, mi sono dedicato ai miei tanti hobbies. Mai andato così tanto al cinema e poi ho letto qualche libro»
Ad esempio cosa?
«L'ultimo film visto è stato “Cattivissimo me”, divertente, ma sto aspettando che esca “The tourist” con la Jolie. Ora sto leggendo “Trilogia della città di K”, davvero geniale»
Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
«Non ne ho, mi piace vivere la realtà giorno per giorno. Per ora voglio la salvezza col Tavolara»
La parata che non dimenticherai mai?
«A Iesolo con l'Olbia, all'ultimo minuto, gara playout, su un colpo di testa a mezza altezza. Ci salvammo col pareggio»
Proprio in quel campionato ti sei trovato contro Federico Marchetti che all’epoca giocava nella Biellese.
«E sì, allora era uno mezzo sconosciuto come me, anzi, sulla carta ero più bravo io di lui perché quell'anno la Biellese fu spesso ultima e si salvò, come noi, solo ai playout. Poi ha avuto sicuramente un pizzico di fortuna e adesso credo sia il più forte portiere d'Italia. Coraggioso come pochi»
Anche se qualcuno non la pensa più così
«Mi dispiace molto per ciò che gli è successo, spero tanto vinca la causa contro il Cagliari. Ognuno è libero di essere ambizioso e sperare di crescere e fare carriera. Mi fanno ridere anche quei tifosi che l'hanno contestato, credono che tutti gli altri giocatori del Cagliari non sperino di arrivare all'Inter o al Milan? E, metterlo fuori rosa per "scelta tecnica" è una fesseria a cui non crede nessuno, spero neanche il giudice dell'arbitrato. Gli auguro tutto il meglio, e mi dispiace che il Cagliari non riconosca quanto ha fatto per la squadra. Queste vicende fanno male allo sport»
Se non avessi fatto il calciatore?
«Avrei fatto il surfista professionista e il biologo marino come il mio amico Eppe»
Non è mai tardi
«Neanche per questa salvezza col Tavolara»
Eleonora Fava