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Intanto continua la crisi dell'Atletico Madrid

Liga al giro di boa, è sempre duello Barça-Real

Il Deportivo La Coruna è si la squadre rivelazione nella Liga 2009/10. Ma i galiziani, che al giro di boa sono a quota 34 al pari del Maiorca quarto, non possono festeggiare. Perché sabato sera hanno perso Luis Filipe, l'esterno sinistro brasiliano già al centro delle attenzioni di molte grandi d'Europa. Il laterale si è infortunato seriamente nel modo più assurdo e sciagurato per il terzino, che si rompe il perone segnando la rete dell'1-0 nel successo per 3-1 ai danni dell'Athletic Bilbao. Per lui si parla di uno stop di sei mesi, che gli impedirà di partecipare al Mondiale. La Liga continua però e ci pone davanti ad alcune considerazioni:

Lotta per il titolo. Barça e Madrid dominano perché la distanza dalle altre è troppa, ma non si può dire che abbiano convinto del tutto finora. I blaugrana, con un bel cuscinetto di 5 punti sui merengues secondi, hanno attraversato un calo fisiologico rispetto alla brillantezza inarrivabile della scorsa stagione, trovandosi a vincere più di una partita contando più sul mestiere e l’esperienza che su una schiacciante superiorità di gioco.

Qualche difficoltà in più nel proporre il classico possesso-palla, perché gli avversari pressano sempre più alto, e anche qualche difficoltà nell’assorbere il cambio da Ibrahimovic a Eto’o (lo svedese ha tutt’altri movimenti rispetto al camerunese, che forniva uno sfogo immediato in profondità), ma i catalani restano la squadra più collaudata e affidabile in vista della vittoria finale.

Meno affidabile per ora è il Real Madrid, perché rifondato in estate. Il semplice fatto che i nuovi acquisti siano costati cifre esorbitanti non esclude che ci voglia comunque del tempo per trovare un amalgama. Il Madrid di inizio stagione era un mezzo disastro, poi verso la fine dell’anno i reparti hanno cominciato a trovare distanze più corrette, la divisione degli spazi si è fatta più razionale e anche Casillas ha cominciato a ricevere meno tiri.

La squadra di Pellegrini ha momenti di gioco notevoli, una manovra veloce e tremendamente verticale, senza posizioni fisse dalla trequarti in su, ma è ancora troppo discontinua. Resta da risolvere poi la composizione del centrocampo a rombo: intoccabili Xabi Alonso e un catatonico Kaká ai vertici, i due lati hanno finora ospitato giocatori troppo propensi ad appesantire la manovra come Lass Diarra e Marcelo. Inaffidabile Guti, ancora inesploso Granero, finisce che la soluzione migliore è un pronto ritorno di Van der Vaart, che pure venne messo in vendita in estate.

 

Zoma Coppe.  Il Valencia non è competitivo per la vittoria finale, ma stavolta dovrebbe farcela a tornare in Champions. Ha nello straordinario reparto offensivo il suo punto di forza: Villa, Mata, Silva e Pablo Hernández, sono piccoli, rapidi, tecnici, possono scambiare stretto a difesa avversaria schierata o colpire in contropiede, senza mai dare punti di riferimento all’avversario. Però manca ancora una continuità di manovra che possa sostenere adeguatamente questi talenti, sebbene sia un Valencia più compatto rispetto allla scorsa stagione.

La scarsa affidabilità di quelle che dovrebbero essere le outsiders, lamentata in apertura, la evidenzia appieno il fatto che a lottare per il quarto posto siano due squadre assolutamente normali come Mallorca e Deportivo La Coruna. Il Mallorca è un miracolo perché ogni estate è senza un soldo e lascia al tecnico Manzano prestiti e scarti vari da assemblare come può. Conta sull’imbattibilità casalinga e su un calcio elementare ma efficace: fase difensiva ordinata e contropiede affidato a giocatori particolarmente predisposti come il bomber Aduriz e l’uruguaiano Castro, lanciati dal regista Borja Valero.

Il Deportivo si è retto anch’esso sull’efficacia difensiva (ma pecca un po’ quanto a aggressività), lo sfruttamento dei calci piazzati e una certa capacità di adattarsi a ciò che richiedono l’avversario e il contesto della partita. Il grave infortunio di Filipe, giocatore imprescindibile, limita però grandemente le ambizioni.

In netto calo le azioni del Siviglia, penalizzato sì dalle assenze degli "africani" Zokora, Konè e Kanoutè e di Luis Fabiano, ma tremendamente involuto rispetto all’epoca di Juande Ramos, ormai si affida solo ai dribbling di Perotti e Navas sulle ali e alla capacità degli attaccanti di costruire palle-gol anche dal nulla. Troppa corsa e poche idee a centrocampo. Peggiori giocatori ma gioco molto migliore per il Getafe, da anni un modello per la gestione societaria improntata alla valorizzazione dei giovani. Squadra comunque un po’ fragile caratterialmente, e troppo dipendente da Soldado in fase conclusiva.

Altra squadra sorprendentemente in alto è l’Athletic Bilbao. Anzi, il gioco dei baschi normale non è; si avvicina più al terrificante per la scarsità di soluzioni (tutti dietro, palla lunga e che ci pensi Llorente, grande centravanti nel giro della nazionale) che deprime giocatori pure di buona qualità come Iraola, Yeste e Susaeta. Senza dimenticare l’ultima scoperta, il 17enne Iker Muniain, esterno-seconda punta dalle doti formidabili.

Metà classifica.  Troppo dietro ma con possibilità a lungo termine (restano i principali candidati al quarto posto di chi scrive) il Villarreal, che paga un inizio di stagione disastroso, più per la sfortuna e le assenze di due giocatori chiave come Senna e Cazorla che per reali problemi di un gioco che resta quello di sempre, offensivo ed estremamente geometrico, anche se un po’ carente di cambio di ritmo e di profondità negli ultimi metri.

Si è un po’ affievolito lo Sporting Gijon, comunque ben più solido rispetto all’anno scorso. Gli asturiani hanno mantenuto un reparto offensivo vivace e pericoloso per chiunque (Diego Castro su tutti), ma hanno anche sistemato la difesa con l’ottima coppia di centrali Botía-Gregory e trovato in mediana in Rivera un elemento capace di garantire una manovra più articolata.

L’Atlético Madrid resta un caso disperato. Disporre di Agüero, Forlán, Simão e Reyes per poi trovarsi in questa posizione è uno schiaffo alla miseria. Cambiano gli allenatori (da Aguirre ad Abel, ora da Abel a Quique), ma il problema resta sempre il solito: cinque davanti e cinque dietro, squadra spezzata in due, questo non è calcio.

L’Osasuna paradossalmente si trova meglio quanto più forte è l’avversario che ha di fronte. Due ottimi pareggi imposti a Barcellona e Real Madrid, contando su una fase di possesso ben organizzata e aggressiva che rende difficile all’avversario trovare la fluidità desiderata. Quando invece devono fare la partita i navarri faticano a variare il loro gioco diretto (molto "britannico", con tanti cross verso le punte Pandiani e Aranda) con qualche combinazione meno prevedibile.

Il Racing Santander sembrava una delle maggior indiziate per la retrocessione, ma nell’ultimo mese ha completamente invertito la dinamica, spinto dalla scoperta del talento del 18enne Canales (già prenotato dal Real Madrid), che ha dato la fantasia, i gol e anche l’ottimismo che mancavano.

 

Zona retrocessione.  Grande incertezza fino alla fine, l’unico punto fermo è il Xerez, ultimissimo e assolutamente inadeguato alla categoria, con un centrocampo poverissimo e un attacco spuntato e composto da giocatori abituati alla Segunda.

Le altre due piazze se le giocheranno Espanyol, Almería, Málaga, Valladolid, Tenerife e Real Saragozza. Il Saragozza avrebbe il potenziale per un campionato tranquillo, ma è in piena crisi, con un ambiente in ebollizione e un discutibilissimo cambio di allenatore (da Marcelino a Gay) ancora da metabolizzare. Il Málaga cresce sul piano del gioco, ma fatica a tradurre la cosa in punti; il Valladolid ha la miglior rosa degli ultimi anni ma paga una difesa disastrosa e sembra ormai troppo legato a uno stile di gioco (pressing forsennato) che comincia a segnare il passo; l’Almería ha problemi in attacco ma migliora col cambio tecnico (da Hugo Sánchez a Lillo); finisce che a rischiare più di tutte è il Tenerife, una delle squadre più divertenti del campionato col suo calcio veloce, offensivo e intensissimo, eseguito a memoria ma troppo leggero davanti e troppo allegro dietro. Valentino Tola

In questo articolo
Stagione:
2009/2010