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Michele Artedino, presidente, Nuorese
Il presidente lascia: «Ma se la società sparisce inutili i miei 5 anni»

Nuorese, Michele Artedino si arrende: «Ho sempre sognato di portare il club nei professionisti ma da solo non posso farlo. Spero che qualcuno dia continuità alla mia gestione»

Pacato ma commosso, lucido nelle analisi ma con un viso triste perché dopo 5 anni di successi Michele Artedino lascia la Nuorese. E lo fa con grande rammarico perché il prossimo campionato sarebbe stato quello giusto per tentare il salto nei professionisti. Lo ha spiegato bene il presidente al termine del'assemblea popolare indetta nella sede della Nuoro Softball nella quale si decideva appunto il futuro della società barbaricina e, quindi, dell'imprenditore titolare di Eurostock alla guida del club. 

«Per me questa è una giornata triste - dice Artedino nel suo intervento - perché dà un taglio alla mia gestione nella Nuorese calcio. Non credo che ci siano più i presupposti per poter fare quello che ho sempre sognato, cioè portare la Nuorese nei professionisti. Il prossimo anno ci avremmo tentato, io non riesco a fare le cose tanto per fare, qualcuno mi suggerisce di prendere qualche giocatore e tenere i ragazzini ma io se mi metto in gioco lo faccio per qualcosa di serio. Per la mia mentalità tre anni in serie D sono più che sufficienti per tentare di fare il salto di categoria, la Nuorese aveva le carte in regola per fare questo passo ma da solo non posso farlo». Ed è per questo che Artedino ricorda che non ci sono vie di mezzo: «O qualcuno si mette in gioco per provare a vincere il campionato oppure è meglio abbandonare. Ci ho pensato giorno e notte, non dormo da oltre un mese, cioè dalla fine di un campionato che per molti è stato grande ma che in me ha prodotto una delusione perché si è arrivati ad un punto in cui si poteva fare qualcosa in più e oggi sicuramente avremmo parlato d'altro. Se fossimo arrivati in serie C la Nuorese sarebbe stata sostenuta da tante società importanti come il Chievo e il Sassuolo, essere nei professionisti costerebbe meno che stare nei dilettanti». Conti alla mano il presidente uscente ricorda: «La Nuorese non ha un debito, non deve niente a nessuno, ha pagato tutto e tutti. Alla fine di questo assemblea dico che abbandono questo progetto, lasciando una Nuorese pulita sperando che entrino imprenditori seri che diano continuità alla mia gestione. Ringrazio tutti quelli che mi hanno dato una mano in questi cinque anni, non faccio nomi perché dimenticarne uno solo offenderebbe tutti gli altri. Tra queste persone ci sarà chi farà di tutto per salvare la Nuorese. A questa riunione ho invitato politici, l'amministrazione comunale che è qui presente col sindaco, ho invitato imprenditori che non si sono presentati. La Nuorese è dei nuoresi, è chiaro che ci vuole chi governa e manda avanti il progetto, io ho fatto solo questo, dando il massimo e se poi non sono stato all'altezza pazienza, ma ho pianto per la Nuorese e per le cose che sono successe in questi anni ma non mi sono lasciato prendere dallo sconforto e sono andato avanti». Al suo fianco c'erano quelli che Artedino definisce «grandi amici che mi hanno dato una mano» come il vicepresidente Roberto Moro e il direttore generale Luigi Garau, che viene da Guspini e che è stato presidente della squadra medio-campidanese in serie D. «Si è innamorato di questi colori, di questa città e di questo progetto e in questi anni ha dato un grosso apporto economico. Lui è la prima persona oggi triste perché sa che le difficoltà sono diventate talmente ampie che io non posso giocarmi l'azienda per una squadra di calcio».

Artedino parla dei 5 anni alla guida della Nuorese: «Mi hanno appassionato e, come tutte le cose che ho fatto nella mia vita, ho cercato di dare un seguito, riportando la Nuorese in un campionato nazionale dopo averla presa 5 anni fa a brandelli e piena di debiti, distrutta anche moralmente come società e squadra. Abbiamo curato ogni minimo particolare cercando di ricostruire tutto da zero, ci ho messo massimo impegno, sono arrivati i risultati, due promozioni e tre campionati di serie D di grande rilevanza compreso l'ultimo chiuso al sesto posto. Non posso credere che questi 5 anni non sono serviti a niente, se a luglio la squadra non verrà iscritta da qualcun altro la società sparisce». Il presidente rivela come sia stato difficile andare avanti nonostante in ogni campionato ci sia stato chi l'ha sostenuto: «Quando eravamo in Promozione siamo partiti in 20-30 persone, abbiamo vinto con 20 punti di distacco sulla seconda e mi sono ritrovare a chiudere la stagione e festeggiare il salto di categoria da solo. La stessa cosa in Eccellenza, più sali e più diventa complicato il percorso, la serie D è stata più impegnativa a livello economico e di tempo da dedicare, io dedicavo 4 ore al giorno la Nuorese, la metà del tempo che dedico alle mie aziende. La gente, ovviamente, anziché starti più vicino si è allontanata, la disponibilità è sempre meno, di questo me ne dispiaccio perché i risultati si ottengono con la voglia e la collaborazione. Io sono uno positivo e ho sempre cercato di trasmettere la voglia di arrivare più in alto possibile. Niente viene regalato, così è successo a me come imprenditore, che si è fatto dal nulla e ora ha 30 dipendenti diretti e altri 25 collegati alla stessa. Di questo ne vado orgoglioso e soddisfatto, così come l'aver ricreato una grande Nuorese che oggi ha lustro. Abbiamo sempre fatto le cose per bene, senza essere eclatanti ma facendo ciò che si poteva fare, non mi sono mai spinto oltre pur essendomi trovato a dei bivi in cui facendo uno sforzo in più avremmo ottenuto dei grandissimi risultati, ma non c'erano le condizioni economiche per poterle fare».

In questo articolo
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2016/2017