Il punto sulla Liga
Real, prova di forza col Siviglia e sorpasso sul Barcellona
La giornata in cui il Real Madrid sorpassa il Barça (i punti sono gli stessi, ma i merengues hanno la differenza reti dalla loro), è anche quella in cui gli uomini di Pellegrini offrono il loro miglior calcio: il Sevilla cade solo nel recupero, ma più che di una rimonta rocambolesca si tratta di una micidiale dimostrazione di forza del Madrid, mai così vicino al modello delineato in estate, saldamente ancorato al rombo di centrocampo e a un calcio sì di possesso ma velocizzato e verticalizzato all’estremo, ad un ritmo frenetico, poco usuale in un calcio spagnolo che le azioni preferisce generalmente "ruminarle" un po’ di più. Permettono questo ritmo le caratteristiche di atleti super come Cristiano Ronaldo, Sergio Ramos & C., e dirige l’orchestra un fenomenale Xabi Alonso, occhi anche sulla nuca per il centrocampista spagnolo più in forma del momento (riconoscimento che, dati gli standard vigenti in materia, equivale a un Premio Nobel).
Chi proprio fatica a ritrovare il suo ritmo è il Barça: il cambio di modulo la scorsa settimana ha funzionato come diversivo, ma non dura se non ci sono di fondo brillantezza e atteggiamento giusto. Anche se le occasioni rispetto all’Almería sono di più, la palla non corre come dovrebbe e affiora la sensazione che l’avversario possa comunque ribattere da un momento all’altro. Simboleggia il momentaccio (ma non è riducibile a capro espiatorio) Zlatan Ibrahimovic, vera palla al piede al centro dell’attacco. Anche quando come sabato non è necessaria la profondità, perché l’avversario si difende aggrappandosi alla traversa, lui comunque non ne combina una giusta: o si fa anticipare o fa fallo, una terza alternativa non c’è. Ha poca presenza in area di rigore, e va bene, perché non è mai stato un ariete, ma non apporta nulla nemmeno fuori dall’area, nel dialogo coi compagni e nella creazione di spazi. Si arriva addirittura al paradosso che la sua espulsione aiuta il Barça a giocare meglio, perché levatosi dalle scatole lo svedese Messi l’Onnipotente ha più spazio centralmente e quasi sfiora la tripletta (il ragazzo poi pare aver imparato anche a battere le punizioni...).
Ma per un Ibra che piange, ce n’è anche uno che ride. Ibra è il diminutivo di Ibrahima Baldé, 19enne canterano senegalese (ma prima della Spagna era stato al Vélez Sarsfield, in Argentina) che permette all’Atlético di pareggiare a Zaragoza. Attaccante ancora piuttosto acerbo nell’interpretazione del gioco, da sgrezzare tecnicamente, Ibrahima comunque ha già trovato due gol nei pochi spezzoni riservatigli in prima squadra, ed evidenzia una fisicità promettente e una generosità notevole.
Non cambia tantissimo in zona coppe, da segnalare invece in fondo alla classifica lo sfogo del capitano del Valladolid (inchiodato al terzultimo posto, a –6 dal Racing) Marcos. La sua squadra non vince da dicembre, evidenzia una passività sconcertante che non rende giustizia a un organico tutto sommato valido, e così il capitano si offre: "non cerco amici, non ho problemi a fare tranquillamente i nomi dei giocatori che non si impegnano e meritano di stare fuori squadra. A cominciare da me". Ah, ecco.
ITALIANI NELLA LIGA: Sfida italiana Osvaldo-Rossi dentro Espanyol-Villarreal. Osvaldo però resta a secco, mentre Rossi ha a disposizione solo l’ultimo quarto di partita al ritorno dall’assenza per la morte del padre. Prima sbavatura invece per Contini, fin qui ottimo al Zaragoza: Ibrahima si guadagna la prima pagina anticipando proprio lui sul gol di testa.
Valentino Tola