Contro i nerazzurri un anno fa esordì in serie A
Agazzi e la ricetta per fermare l'Inter: «Dobbiamo essere umili»
Chissà perché ai bambini piace rotolare nel fango. Così iniziano solitamente le carriere dei portieri e delle povere madri costrette a lavare quel pantano a parte. Così ha confessato di avere iniziato anche Michael Agazzi. E se vi aggiungete una "non pervenuta" destrezza dei piedi e poca voglia di correre avete capito bene perché qualcuno preferisce il fango. Lui, che ha il 40 per cento dei rigori parati (non è poco e anche a Zola ha lasciato un ricordino dei suoi guanti) ha incontrato i bambini della scuola elementare di via Rossini a Selargius, che l'hanno messo subito a suo agio chiedendogli: «Ma come pari?». Sembra una presa in giro ma non lo era, e la risposta del rossoblù con la pettinatura punk ha accontentato quei curiosoni: «Con follia, coraggio e allenandomi duramente - ha risposto il rossoblù bergamasco - È un'emozione enorme vedermi così piccolo in uno stadio grande. Più gente c'è, più c'è lo stimolo per far bene». Poi la ricetta per giocare in una squadra: «È come stare in una classe scolastica: non è necessario essere amiconi di tutti, ma è importante andare d'accordo e rispettare i compagni. Cagliari poi è la città ideale per giocare a calcio: tranquilla, si vive bene».
E adesso l'Inter. Ma nella settimana dell'Inter è scontato ricordare l'esordio in serie A. Era il 7 febbraio e finì piuttosto male, 3-0 per l'Inter, ma per il portiere bergamasco è un ricordo gioioso. «Una grande emozione che mantengo nel cuore. Speriamo che quest'anno vada meglio a noi». C'è un po' di esperienza in più e consapevolezza. «Credo che noi dobbiamo mettere in campo la nostra arma migliore: l'umiltà. Allo stesso tempo, dovremo giocare con personalità, senza timori. È una partita come un'altra, vale anche questa tre punti». Stima per Buffon, ma il suo modello tra i pali è un altro. «Abbiati. Mi è sempre piaciuto». E il sogno del cassetto è di quelli speciali. «Giocare al massimo per ancora tanti anni per poi dedicarmi ad aiutare la gente che più ne ha bisogno». Ora il Cagliari ha bisogno di lui.
Virginia Saba