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Renzo Oggianu, direttore sportivo, Budoni
«Il futuro? Non so ma la stagione va programmata subito tenendo Cerbone»

Budoni, le soddisfazioni del ds Oggianu: «Promozione e salvezza in serie D, due anni fantastici. Merito di un gruppo eccezionale e un allenatore che fa la differenza»

Vittoria playoff nazionali di Eccellenza e salvezza in serie D come prima squadra sarda. Il biennio del Budoni non può che essere super o anche «fantastico» come lo definisce Renzo Oggianu, che la sua parte di merito ce l'ha nei grandi risultati ottenuto dai galluresi essendo stato chiamato a svolgere il ruolo di direttore sportivo ma anche team manager dopo la retrocessione dei biancoblù ai playout contro il Cynthia. «Due estati fa - ricorda il diesse - rischiavamo quasi di non iscriverci all'Eccellenza e siamo partiti il 10 agosto con dieci ragazzi e mantenendo in panchina un tecnico come Cerbone che ha creduto nel progetto di risalita. Siamo finiti subito in serie D e ora questa categoria siamo riusciti a mantenerla con grande umiltà e confrontandoci con avversari di assoluto valore che avevano organici e budget superiori al nostro».

 


Come definire la stagione del Budoni, 43 punti e decimo posto

«Un grossissimo successo determinato da tutte le componenti che bisogna avere in una squadra calcio e un gruppo di uomini e non solo giocatori. Ad inizio stagione il Budoni era data tra le papabili alla retrocessione e invece, da matricola, siamo stati la prima squadra tra le sarde, avendo avuto il buon senso di confermare l'80% del gruppo che era arrivato allo strepitoso successo nei playoff nazionale. Pensavamo che ci saremmo giocati la salvezza con qualche patema d’animo in più, il fatto che sia arrivata a due giornate dal termine ci onora e significa aver lavorato bene e di squadra, ossia partendo dai dirigenti ai giocatori e staff tecnico senza tralasciare quelli che non vengono mai citati ma curano lo spogliatoio e le esigenze di tutti come Bastiano Floris e la moglie Maria Luisa o la cuoca Donatella. A Budoni siamo una famiglia, tutti sempre presenti da dieci anni a questa parte, da quando il club ha iniziato la scalata verso il massimo campionato dilettantistico nazionale»

Il ritorno (26 punti) meglio dell’andata (17): cosa è cambiato?

«È la conferma, se ancora una volta bastasse, che se si parte a far la squadra in ritardo poi devi recuperare nel mercato di dicembre. Quest'anno siamo partiti un po’ prima di due anni fa, a dicembre abbiamo apportato qualche accorgimento alla rosa, sotto l'indicazione del mister Cerbone, mettendo le persone giuste al posto giusto ma rispettando il budget. Il problema delle squadre sarde sta nella programmazione che, non dico che sia da fare a maggio perché un po’ di riposo ci vuole dopo un campionato così stressante, ma almeno ad inizio-metà giugno va pianificato tutto»

Con tre squadre sarde retrocesse su 4, cosa ha fatto meglio il Budoni delle altre?

«Non giudico ciò che non avrebbero fatto le altre, non sarebbe corretto anche perché credo che tutti abbiano lavorato in modo professionale e serio. Il bello e il brutto del calcio è che non sempre l’impegno viene poi riconosciuto coi risultati. Noi forse siamo stati più fortunati o più bravi perché abbiamo basato molto sulla coesione del gruppo più che i "nomi" dei calciatori. Il gruppo fa sempre la differenza non dimenticando che in rosa avevamo giocatori importanti con più di 200 presenze in serie D, siamo stati la quarta difesa del campionato. La differenza è stata lo spogliatoio, sono orgoglioso di aver partecipato alla costruzione di un gruppo eccezionale con un allenatore che fa la differenza»

Con le 4 sconfitte di fila avete temuto il peggio?

«Lì abbiamo tratto il meglio di noi, dal custode allo staff tecnico, passando dalla società e finendo ai giocatori, abbiamo cercato tutti di far stare tranquillo l’ambiente, non creare ansie e apprensioni, lasciando lavorare tranquillamente la squadra, eravamo fiduciosi del gruppo e della professionalità del mister. Era un momento che sarebbe passato anche perché le 4 sconfitte erano arrivate facendo un bel gioco e credendo in quello sapevamo che ne saremmo usciti fuori come poi è avvenuto. Questa filosofia non è presente solo in questi due anni, non voglio passare da presuntuoso, ma è una prerogativa del Budoni calcio da quando si è affacciato in serie D dieci anni fa»

In questo biennio quali sono le gare e i giocatori simbolo?

«L’anno scorso è stata senz'altro la finale col Bolzano che ha rispecchiato la nostra annata. Il risultato dell’andata ci vedeva quasi tranquilli ma eravamo senza tutta la difesa titolare, mister Cerbone si l'è dovuta inventare e lì ho capito che avevamo costruito un grande gruppo che, nonostante le defezioni, ha fatto sì che chi aveva giocato meno in stagione è entrato nei meccanismi subito. Dopo 15’ eravamo 2-0, poi ci hanno pareggiato e sono passati in vantaggio nei supplementari 2-3. Mi sono preoccupato e credevo che stesse svanendo tutto fino alla punizione di Santoro che ha rimesso le cose a posto. L'uomo simbolo è stato il bomber Sartor, 27 gol alla prima stagione in Italia, insieme con Farris, Meloni, Spina, Trini e Varrucciu, arrivato a dicembre a mettere il marchio nella difesa, Io non smetterò mai di ringraziare i ragazzi, sono loro che fanno diventare vincenti le società, gli allenatori e il direttore sportivi. Tu puoi non trascurare nessun dettaglio ma il tutto si perde se non vai bene nel rettangolo di gioco, li ringrazierò da qui all’infinito, in due anni hanno compiuto autentici miracoli sportivi»

Il futuro di Oggianu è ancora al Budoni?

«Questo non lo so, ho fatto due anni bellissimi che mi hanno insegnato tanto e logorato altrettanto, perché ho vissuto ogni cosa in prima persona. Sono stato sempre presente, ero l’uomo della società, del mister e dei ragazzi, mi dava anche fastidio che i giocatori mi chiamassero direttore, io dovevo essere un punto di riferimento per loro. Mi ero prefissato l’obiettivo della serie D e ce l'abbiamo fatta, mi è chiesto chiesto di fare anche l'esperienza in serie D e ci siamo salvati. A me va bene anche finire così, se c’è la possibilità di riniziare un nuovo progetto con nuove ambizioni bene, nel frattempo ho ricevuto qualche chiamata per un ruolo diverso anche in altre società professionistiche ma per me il lavoro viene prima di tutto e ho declinato l'invito, anche quando giocavo ho rifiutato diverse proposte, non ho mai fatto la serie D pur vincendo tre campionati in Eccellenza. Per me sono stati due anni straordinari, ho svolto il mio valore con umiltà e serietà arrivando a risultati che io stesso non credevo potessero giungere. In questo ho ricevuto un grande aiuto da parte di mister Cerbone, devo tanto a lui se il modo di pormi è stato equilibrato trasmettendo serenità, lui mi ha educato calcisticamente»

Cerbone ha tante richieste ma il Budoni lo tratterrà?

«Al di lù che io fare un altro anno o meno al Budoni, tre giorni fa ho chiamato il presidente Bua e gli ho detto: "Riunitevi al più presto e date la priorità nel bloccare Cerbone, sarebbe un peccato non dare continuità al lavoro fatto in questi due anni". Raffaele ha richieste da club di Lega Pro, da squadre della Campania e anche in Sardegna per la serie D. È bravo ed è normale che sia ricercato»

Chi ringraziare per questo biennio?

«Il popolo di Budoni e i suoi tifosi, gli sponsor e in particolare il Gruppo Studio Vacanze, che ci sono stati vicini, così come l’amministrazione comunale che ci ha dato un enorme contributo sotto tutti i punti di vista. Per la società non dimentico ciò che ha fatto per me Filippo Fois dandomi due anni fa una grande occasione e chi, come quest’anno, mi ha riconfermato in serie D, grandi compagni di viaggio come il presidente Riccardo Bua il vice Dino Lisai, il tesoriere Pietro Brundu, il direttore generale e segretario Natalio Migliorisi e il responsabile del settore giovanile Pasqualino Farris. Da lì nascono i miracoli se un paese come Budoni, con 5mila abitanti, arriva secondo nella classifica "Giovani D valore" e tiene dietro piazze importanti e club importanti come Rieti, Albalonga, Lupa Roma, Latte Dolce, Nuorese. Non posso non ringraziare la mia famiglia e mia moglie, visto che sono stato più presente al campo che non a casa, per me il calcio è una passione e viene dopo il lavoro, ogni giorno uscivo alle 7 per rientrare alle 19.30. Infine, ma non per ultimo, un grazie di tutto cuore al nostro capitano Marco Farris, i meriti di come gioca la squadra sono di Cerbone ma quelli per come si comporta in campo, come si pone con l’avversario è sua. Lui è il giocatore che ogni allenatore vorrebbe avere nello spogliatoio. Se dovessi essere ancora io il diesse sarà il primo ad essere contattato, ha dato tanto al Budoni, è sempre stato lì al suo posto, non ha mai creato malumori o frizioni, ha sempre fatto le cose in maniera opportuna»

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2017/2018