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Sebastiano Pinna, allenatore, Castiadas
«Non sono riuscito a fare una sintesi delle tre teste che guidano il club»

Castiadas, Pinna vince e saluta: «Dispiace lasciare un gruppo magnifico e la serie D, con la società i rapporti sono ottimi ma continuare sarebbe stata una forzatura»

Vittoria del campionato di Eccellenza con tre giornate d'anticipo e 27 risultati utili di fila, una conferma scontata e annunciata dalla società già nel dopo-gara della sfida col Calangianus, quella della festa per la serie D. Ma, una settimana dopo la fine della stagione, è arrivato il divorzio tra il Castiadas e Sebastiano Pinna, il tecnico entrato nella storia del club sarrabese visto che le due precedenti partecipazioni in quarta serie erano arrivate col ripescaggio. Una separazione inattesa e, per certi versi, clamorosa ma ufficializzata dalla società del patron Cenzo Zaccheddu, del presidente Pierpaolo Piu e del vice-presidente Mauro Vargiolu con un comunicato che non fa trasparire improvvisi dissapori né tantomeno problemi di natura economica. «Niente di tutto questo - conferma mister Pinna - io tra l'altro mi sono affezionato a questa società e ho instaurato un bel rapporto che va al di là del calcio. Ci siamo incontrati venerdì mattina, abbiamo parlato di aspetti tecnico-organizzativi e abbiamo capito che i matrimoni, quando sono forzati, non portano da nessuna parte. Tutto questo è avvenuto in maniera serena, onesta e tranquilla».

 

Ma senza voler entrare nei dettagli, cosa ha determinato il divorzio? 

«Per allenare il Castiadas occorre fare una sintesi delle tre teste che guidano la società, il patron Zaccheddu, il presidente Piu e il vice-presidente Vargiolu. Io non sono stato capace, in sede di programmazione, di arrivare a questa sintesi e abbiamo trovato corretto e serio non forzare le cose per sedersi ad un tavolo e cercare un accordo per la serie D quando si stavano evidenziando alcune divergenze. È giusto salutare e conservare un bel ricordo, io ringrazio Pierpaolo Piu, persona splendida e a modo, il patron Cenzo Zaccheddu, che nutre una passione smisurata per il calcio, e il resto della società che non ci ha fatto mai mancare nulla in tutto l'anno. Sono stati fantastici a livello organizzativo. Il Castiadas mi ha dato un'opportunità importante e credo che, con grande sacrificio, siano stati ripagati i loro sforzi raggiungendo un grandissimo traguardo»

Come l'ha presa la squadra la notizia dell'addio? 

«Mi hanno chiamato tutti i giocatori ed erano un po' frastornati. Lo trovo un segno di appartenenza al lavoro fatto in questa stagione che mi porterò dietro per sempre. Voglio ringraziarli uno ad uno, sono stati magnifici e mi dispiace lasciarli perché mi sento legato a loro da rapporti bellissimi che vanno al di là calcio. Nel calcio c'è il lato professionale e quello umano, i risultati importanti si ottengono quando nei gruppi crei una certa empatia, loro l'hanno avuto con me e i miei validissimi collaboratori, come Pier Paolo Mura, Nicola Sanna, Giomaria Ruiu e Alessio Cinus, per me fondamentali in ogni istante della stagione. Senza dimenticare il gran lavoro fatto dallo staff medico, con il dottor Andrea Lara e il fisioterapista Cristian Lai, il team manager Stefano D'Apice e i magazzinieri Tore Zucca e Anastasia Deiana»

Aver conquistato la serie D sul campo e doverci rinunciare non è stato facile

«Esattamente, anche perché credo che questo gruppo, con i giusti correttivi, avrebbe fatto bene. Al di là della categoria, il dispiacere enorme è non stare con un gruppo che sento mio e che ho plasmato e sempre coinvolto rendendoli partecipi ed entusiasti su ogni cosa che ho proposto loro durante l'anno. Non fare la serie D dopo averla conquistata lascia l'amaro in bocca ma non appartengo alla categoria di allenatori che va a fare delle forzature per strappare un contratto, quando non c'è più la sintonia è giusto che il percorso finisca qui»

Il futuro di Pinna? 

«In questo momento non ho niente in mano, i campionati stanno ancora terminando. La mia decisione è stata ponderata, una scelta che mi mette in pace con me stesso e si concilia con la mia onestà professionale e i valori che porto dentro un gruppo. Non è una preoccupazione stare a spasso, se poi verranno delle proposte fatte da società con un minimo programmazione, con degli obiettivi da raggiungere, ascolterò tutti perché mi piace vivere di adrenalina e fare calcio che, da sempre, è la mia grande passione».

Le quattro rivali del Castiadas si sono affrontate ai playoff e la finale sarà Atletico Uri-Torres

«Ai playoff si sono qualificate quattro squadre con percorsi diversi, tre di loro sono state sempre in quelle posizioni mentre la Torres, che ha cambiato la squadra a dicembre, si è inserita nel lotto in modo prepotente. Ho visto la semifinale giocata a Sorso, lo Stintino non è arrivato nelle condizioni migliori per giocarsi le carte giuste di questa sua grande annata, Doukar e Delrio erano fuori per infortuno, Sini è dovuto uscire ad inizio ripresa e poi c'è stata l'espulsione di Tuccio prima dei due gol di Chelo. Per me resta la sorpresa del campionato, Udassi ha fatto un grande lavoro. Dall'altra c'era la Torres, una squadra importante che gioca sempre con l'uomo in più, cioè il suo caloroso pubblico. In questo momento hanno un qualcosa in più delle rivali ma la finale è tutta da giocare. L'Atletico Uri è un'ottima squadra, col centrocampo migliore del torneo, davanti sono imprevedibili e fanno tanti gol perché sono votati all'attacco. Sarà una bella partita ed equilibrata, la degna espressione dei migliori valori dell'Eccellenza in Sardegna, entrambe hanno chance per passare i due turni della fase nazionale ed arrivare in serie D»

 

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2017/2018