«Tanti via a dicembre sono rimasto per Piccarreta»
Con Totò un Porto Corallo che ha sorriso, Bruno: «La salvezza è come vincere il campionato. I 6 gol da difensore e capitano? Bellissimi»
Un centrocampista che è stato prestato alla difesa, uno dei pochi anziani rimasti al Porto Corallo e, perciò, gratificato di questo dalla fascia di capitano. Salvatore "Totò" Bruno è il simbolo dei sarrabesi di Andrea Piccarreta che hanno ottenuto un'incredibile salvezza in Eccellenza collezionando 27 punti nel girone di ritorno con un organico reso esiguo dalle tante partenze di dicembre per il ridimensionamento del budget voluto dal patron Franco Massessi. Il quasi 24enne palermitano ora vive a Muravera ed è sul mercato con il Castiadas che potrebbe presto farsi vivo dopo averci tentato lo scorso dicembre: «Di concreto al momento non c'è nulla, sono soltanto voci. A dicembre, è vero, mi hanno cercato con insistenza ed ero quasi sul punto di accettare la loro proposta ma avevo dato la parola al mister Piccarreta e non me la sentivo di tradirla. Adesso non si sa mai ma per ora non c'è niente di concreto. La cosa certa è che sono in Sardegna, per la prima volta faccio le vacanze senza ripartire in Sicilia perché qui mi trovo bene, i sardi sono ospitali e poi mi sono fidanzato con Francesca ed è un motivo in più per non ripartire». Il primo incontro di Bruno con un club isolano risale alla stagione 2009/10: col Castiadas guidato proprio da Piccarreta conquistò la serie D attraverso i playoff. In biancoverde restò pure l'anno dopo mentre nella stagione 2011/12 passò a dicembre nel Progetto Sant'Elia (Lega Nazionale Dilettanti) in quello che era l'ultimo suo anno da fuoriquota. Rientrato in Sicilia ha giocato con il Licata, il Raffadali e il Real Avola. Lo scorso settembre il nuovo ritorno in Sardegna.
Allora Totò, possiamo definire il Porto Corallo la sorpresa assoluta dell'Eccellenza?
«Credo proprio di sì. La nostra salvezza è stata come vincere un campionato, dopo lo smantellamento della squadra a dicembre con 5 soli "grandi" e raggiungere i 50 punti è stato un qualcosa di incredibile»
L'incredibile è aver fatto 27 punti al ritorno contro i 23 dell'andata
«A dicembre ci siamo guardati in faccia, il mister Piccarreta ci ha dato la motivazione giusta perché è uno che non si arrende mai. Siamo rimasti in pochi, il budget ristretto non consentiva di far arrivare altri. Battendo il Calangianus a 4 giornate dalla fine abbiamo ottenuto la certezza matematica della salvezza, poi abbiamo giocato per raggiungere e superare i 23 punti fatti all'andata, cosa riuscita con altre due vittorie contro Castelsardo e Alghero»
Alla fine risulti il capocannoniere della squadra con 6 gol dopo l'addio del bomber Corona che si era fermato a 9
«È una cosa strana e bella allo stesso tempo. Va via un attaccante e divento il capocannoniere, tra l'altro giocando quasi sempre da difensore centrale, senza calciare le punizioni e segnando due gol su azione partendo da metà campo e facendone di decisivi come quello col Valledoria. Da centrocampista ho fatto sempre 1 gol all'anno, strano che arretrando ne abbia segnato molti di più. Se devo dare una spiegazione dico che ho trovato più spazi e che mi sono sentito maggiormente caricato di responsabilità, impegnandomi ancor di più e sentendomi gratificato nell'aiutare la squadra. Questi gol li ho dedicati alla mia famiglia per l'appoggio che mi ha sempre dato e alla mia fidanzata Francesca che mi è stata vicina in diversi momenti difficili della stagione mentre vorrei ringraziare anche i ragazzi del "Domus Aurea"»
Con l'addio a dicembre dei vari Corona, Volpe, Coquin, Pancotto, Vacca si vociferava anche una tua partenza
«Al Porto Corallo mi ha portato Piccarreta col quale ero stato tre anni al Castiadas, gli altri compagni li ho conosciuti in quei mesi e avevo legato con tutti. Quando ho visto che in tanti andavano via allora ho chiesto di partire anche io ma sono stato convinto a rimanere dal mister e dal presidente, mi hanno poi dato la fascia di capitano e quella è stata una motivazione in più per fare bene. Non è stato facile, abbiamo passato momenti in cui negli allenamenti c'erano 6-7 persone, poi è arrivato qualcuno come Ruberto in attacco, un '95 come De Martino a centrocampo e Mancuso in difesa ma per arrrivare a 16 o 18 la panchina era sempre composta da Allievi; in alcune trasferte siamo andati anche solo in 13 o 14 perché purtroppo quelli eravamo. Nonostante tutto abbiamo fatto gruppo e ci siamo tolti diverse soddisfazioni»
Nel 2015 siete stati una squadra senza mezzi termini: o vincevate (9 volte) o perdevate (8 volte)
«È vero, non abbiamo mai pareggiato e questo perché scendevamo in campo con l'approccio alla gara diverso. Direi male in casa del Fertilia, contro con una diretta concorrente alla salvezza, e infatti abbiamo perso 4-0. Col piglio giusto a Gavoi e Lanusei dove abbiamo fatto due vittorie contro ogni pronostico. Eravamo nelle condizioni in cui anche un punto poteva essere buono ma non facevamo calcoli né pensavamo di far riposare qualcuno oppure di gestire i diffidati. Siamo stati sempre tranquilli e proprio per quello sono arrivati dei punti inaspettati»
I derby dell'andata vinti a Castiadas e Muravera restano le imprese migliori fatte col Porto Corallo "più forte"
«Col Muravera è stata la gara più bella non per il gioco espresso ma per l'importanza che rivestiva quel derby con tanti ex e perché i due paesi distano un paio di chilometri l'uno dall'altro. Ma per il valore e l'importanza devo aggiungere anche lo 0-0 con il Lanusei, capolista imbattuta e reduce dall'8-1 al Sanluri. Siamo stati capaci di fermarli rischiando pure di vincere nel recupero. Eravamo un bel gruppo e una bella squadra, peccato per i tagli ma senza quelli non si parlerebbe ora della sorpresa Porto Corallo»
Le tre gare perse tra Natale e l'Epifania vi avevano messo l'allarme con i playout distanti appena 3 punti, lì si diceva che il Porto Corallo avrebbe fatto gli spareggi
«C'è stato un attimo di sbandamento, avevamo perso ad Alghero prendendo una traversa e subendo il ko con il tiro della domenica. A Tortolì non abbiamo certo trovato la squadra dell'andata tant'è vero che due giorni dopo gli ogliastrini fermarono la capolista Muravera. Il Castiadas ci ha battuto con una giocata individuale di Emiliano Melis su punizione. Dopo quelle tre sconfitte ci siamo detti che dovevamo metteci ancor più impegno per raggiungere una salvezza che volevano fortemente»
L'altra bella impresa è stata la vittoria in casa del Lanusei che si era rifatto sotto nella corsa al primo posto
«Io in quella gara non ero presente per una frattura al piede rimediata contro il Ghilarza. È stata voluta e sudata, tra le più belle senz'altro, ci mancavano altri giocatori importanti e il Lanusei era reduce da 5 vittorie di fila, per loro è stata una mazzata perché venivano da un periodo molto buono dopo aver riaperto il discorso campionato. Ma noi eravamo tanto motivati»
La gara con l'Alghero all'ultima giornata ha fatto invece discutere, la vostra vittoria ha determinato la retrocessione dei catalani
«Come già detto volevamo battere i punti conquistati all'andata con la squadra più forte. Siamo entrati in campo con 3 o 4 del 1999, due dei quali all'esordio in Eccellenza, e con pochi grandi ma abbiamo giocato spensierati, con sicurezza e ci è riesciuto tutto, la palla entrava quasi da sola. Non è vero che abbiamo voluto affondare l'Alghero per agevolare il La Palma col quale avevamo perso in casa loro la settimana precedente solo perché avevano dimostrato più motivazioni, specie nel finale. Io ho visto un Alghero non tanto motivato, non avevano la grinta e l'aggressività di chi deve vincere a tutti i costi, tra l'altro avevano fatto la gara della vita fermando il Castaidas mentre con noi erano spenti e con la testa più all'altra gara del La Palma. Ci tengo a ribadire che non c'è stato nessun accanimento, a fine gara l'Alghero ci ha accusato di averli affondati ma la verità è che a noi ci riusciva tutto mentre loro erano entrati in campo col cellulare appresso pensando al risultato della diretta concorrente che giocava a Castiadas»
I giovani visti nel girone di ritorno assicurano un bel futuro al Porto Corallo
«I vari Alessio e Andrea Marongiu, Simone Marchesi e Fabio Madeddu, uniti a Gianmarco Erriu, Nicola Moi e Michele Seu sono tutti del 1999, 1998 e 1997, giovani validi che in questo campionato ci stanno bene. Io spero innanzitutto che il Porto Corallo possa continuare a fare calcio perché con l'esperienza accumulata e con l'aiuto dei grandi che ci saranno questi ragazzi potranno migliorare ancora»
Chiudiamo con Piccarreta, artefice della salvezza e pure a segno con 3 gol
«È stato fondamentale, ci ha tenuti sempre buoni e concentrati. Nel ritorno ha dovuto schierarsi in campo per esigenza e, nonostante i 42 anni, non è stato inferiore ai centrocampisti centrali che giocano in Eccellenza. Ha fatto la differenza segnando pure 3 gol, due dei quali nella vittoria fondamentale contro il Ghilarza. Con lui dentro al campo noi eravamo ancora più concentrati, perché il richiamo a tutti i giocatori era continuo, noi lo ascoltavamo e stavamo sul pezzo. È poi è stato lui, quando giocavo nel Castiadas, ad inventarmi difensore centrale perché con la testa del centrocampista mi viene più facile leggere le situazioni che si creano al limite dell'area»
Si dice che in coppia potreste sbarcare proprio a Castiadas
«Ho parlato da poco con lui e dice che sono solo voci. Di concreto non c'è nulla ma non nego che mi piacerebbe ancora fare un'altra stagione con il mister»