il giovane nuorese ancora al Taloro
Federico Sedda "Gavoi è la mia casa, ne vado fiero. Il futuro? A Fordongianus..."
Federico Sedda è nato a Nuoro il 25 ottobre del 1993. E' uno dei ragazzi mercato, in quest'estate calda dei dilettanti, caldissima, dove tutti sono alla ricerca del fuoriquota. Ivan Cirinà allenatore del Taloro Gavoi, che ha la fortuna di averlo da due stagioni, punta tantissimo su di lui, è non si è fatto lusingare dal serrato corteggiamento delle svariare società che lo hanno richiesto. "Federico rimane a Gavoi, è uno dei 93 che ha la testa e i piedi attaccati al cuore - commenta Cirinà - Io voglio quel cuore. Quello che dimostrano di avere anche gli altri miei fuoriquota". Ebbene si Il Taloro con Sedda ha in rosa Zappino (93) e una nutrita schiera di esperti 94, Mazzette, Mura, Luca Piras, Todde e Brundu. Giocatori fatti, di sicuro affidamento. Con loro da quest'anno il '95 Fadda, portiere di Silanus, già titolare degli allievi del Cagliari Calcio, figlio di Mario, portiere della Macomerese. "Vorremo chiudere il cerchio fuoriquota - conclude Cirinà - con l'inserimento in rosa di prodotti del vivaio dell'Atletico Nuoro. stiamo valutando". A far loro da chioccia, Federico Skizzo Sedda che non sta nella pelle, gli si illuminano gli occhi quando parla del Taloro. "Ho iniziato a giocare nella Sales a 4 anni con Marchi. Poi dai 6 ai 16 anni sono sempre stato all'Atletico Nuoro, e gli ultimi due anni a Gavoi. La mia nuova casa".
Si dice sempre un gran bene di Gavoi, dell'ambiente che regna nel Taloro.
"E' molto difficile parlare di questa società. Fin quando non ci stai dentro non capisci cosa significa giocare per Gavoi. Se vogliamo paragonarlo al grande calcio, paragoniamolo al Milan (sono interista e ora i miei amici rossoneri romperanno) è una grande famiglia o per meglio dire un paese, una Società, sono un tutt'uno. Si completano e necessitano l'uno dell'altra. Qua tutti ti conoscono ma nonostante tutto ti salutano come se fosse la prima volta. Con quell'entusiasmo tipico barbaricino. Il Taloro è una passione che dura dal 1958 e io sono orgoglioso di aver fatto parte della squadra che ha disputato la migliore stagione dall'anno della sua fondazione".
Federico, hai iniziato da centrocampista poi arretrando davanti alla difesa, ma anche l'ultima stagione da terzino non ti è dispiaciuta.
"Quanti goal ho fatto? In carriera esagerando 10, ma fa niente non spetta a me buttarla dentro. A me i gol piace non prenderli."
Un sacrificio, come quello che fai per allenarti?
"I sacrifici, essendo di Nuoro, sono i continui spostamenti infrasettimanali e le trasferte della domenica. Mi stancano moltissimo, il lunedi entrare a scuola è stato sempre molto complicato. Per studiare bisogna avere la mente libera e molte volte la stanchezza sopratutto fisica, era tanta. Ho studiato a Nuoro presso il liceo Fermi. Ora molto probabilmente andrò a studiare agraria a Sassari. Nello studio diciamo che non sono una cima, mi sono diplomato con poco più della sufficienza (65). Il calcio mi ha sottratto molte energie sia psicologiche che fisiche. Capisco l'importanza sia dello studio sia dello sport e per questo che cercherò di conciliare entrambe, fin quando sarà possibile. Sò anche che il confronto non regge. Lo studio è troppo importante e ti puo dare molte alternative di vita. Il calcio ti indica una sola via, di sicuro la piu intrigante Bella ma nella quale si deve essere disciplinati, fortunati, noi tutti sappiamo che basterebbe un infortunio per far sfumare tutto improvvisamente"
E si Federico, va bene il calcio, ma poi?
"Da grande? Allevatore o per meglio dire pastore. Mi spiego, vorrei prendere in mano l'azienda di famiglia (Sa Marchesa a Fordongianus) portarla avanti e migliorarla fin dove è possibile. Ma se nel mentre gioco, non mi metto a piangere. Per me Gavoi significa; famiglia, cordialità, passione e entusiamo. Ivan è troppo bravo sia umanamente che calcisticamente é giovane sa trasmettere tanta voglia di fare. Mi ha insegnato molto, sopratutto mi ha insegnato a fare il terzino".
Giovani e anziani, ma cosa deve fare un anziano per far stare sereno un fuoriquota e farlo rendere al meglio?
"I giovani che si sono mossi in mostra a Gavoi l'hanno fatto per una serie di fattori da non sottovalutare come la piazza. Il paese è sempre vicino alla società, non mette pressioni. Noi siamo un gruppo di giovani molto affiatato, chiedilo a Romano Marchi, il nostro portiere. Un esempio, mi spiace sia andato a Lanusei, perché era un maestro nel farlo. Spesso basta uno sguardo al momento giusto, e lui sapeva farlo".
Come quello degli allenatori che hai avuto. Quali son stati quelli che ti hanno fatto crescere di più?
"Mario Sulas, una persona stupenda che se ne andata da quasi 2 anni. Mi ha fatto crescere come persona e mi ha insegnato tanto. Giuseppe Zizi molto semplicemente mi ha insegnato a giocare al calcio, so che dopo la parentesi con la rappresentativa è cercato da tantissime squadre che lo vorrebbero per la sua capacità di lavorare coi giovani. Ho grandissima stima nei suoi confronti. Antonello Congiu, l'ho avuto l'ultimo anno di allievi e ci ha fatto capire che il calcio è uno sport e va vissuto come tale senza dramatizzre. Con lui abbiamo vinto il girone regionale ed è stato l'anno più divertente in assoluto. Ivan Cirinà mi infonde tanta fiducia"
Dove pensi di dover migliorare, tecnicamente?
"Ho solo 18 anni. Devo migliorare ancora in tutto. Ma son sempre tranquillo alla vigilia della gara, il giorno dopo so che mi divertirò a prescindere dal risultato. E quando il risultato non arriva mi butto nelle mie passioni. Viaggiare, guardare unbel film, e stare a stretto contatto con la natura magari con gli amici. La nostra è una terra meraviglioso, e in pochi la conoscono approfonditamente." Antonello Lai