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Sebastiano Pinna, allenatore, Ferrini
«Il ko col Tonara e la vittoria con l'Uri i momenti-chiave»

Ferrini, Pinna centra l'obiettivo-salvezza: «Ci tenevo a sdebitarmi col club, i ragazzi sono stati straordinari. Rimanere? Perché no, qui mi si accende la passione»

Salvezza con due giornate d'anticipo. La Ferrini si conferma nell'eccellenza del calcio sardo e Sebastiano Pinna porta a compimento il sogno di mantenere la categoria disinnescando gli ultimi due pericoli proposti dal calendario che vedeva i cagliaritani opposti alla Nuorese in cerca dei punti utili per disputare la finale playoff e al Tonara che sperava al turno conclusivo di effettuare il sorpasso in classifica proprio ai danni dei rosso-blu-cerchiati. Il tecnico cagliaritano, chiamato alla penultima d'andata a sostituire Zottoli, nel girone di ritorno ha conquistato 24 punti in 15 gare che colloca la Ferrini al quinto posto della classifica parziale dopo il giro di boa: «La soddisfazione è tanta per un'impresa fatta dai ragazzi che è un qualcosa fuori dal comune. Quando sono stato chiamato il 5 dicembre scorso c'era una situazione precaria, con la squadra un po' allo sbando, reduce da 11 gol subiti in tre partite e in grande difficoltà di identità. Giravo per Cagliari e non trovavo nessuno che mi dicesse: "Bravo, hai fatto bene". Eravamo quart'ultimi, con 12 punti insieme con il Porto Rotondo, e si diceva che il nostro campionato sarebbe iniziato dopo Nuoro dove invece pareggiammo 0-0. Salvarsi non era affatto facile, in un campionato a 17 squadre e con 4 retrocessioni, più l'anomalia del turno di riposo vissuta male da tutti perché non permetteva mai di visualizzare una classifica reale. Per di più avevamo avversari il San Teodoro. che si era affidato ad un tecnico esperto come Perra, il Tortolì, che aveva tenuto un buona intelaiatura della squadra che l'anno prima era in serie D, lo Stintino reduce dai playoff, il Tonara detentore della Coppa Italia e che stava intervenendo in modo massiccio sul mercato. La Ferrini si confrontava con loro attraverso uno dei budget più bassi in Eccellenza, e a dicembre è potuta intervenire prendendo il solo Galasso perché non c'era un secondo portiere in rosa, il suo apporto è stato prezioso e fondamentale. Successivamente è arrivato anche Emiliano Melis che, però, abbiamo potuto sfruttare ben poco».

 

Oltre alla squadra, a chi vanno i ringraziamenti?

«Si parte dalla società, straordinaria e con delle basi solide oltre che animata da valori importanti. Grandi artefici Pietro Caddeo e Chicco Ruggeri insieme con tutti quelli che gravitano attorno al pianeta Ferrini. Con questa salvezza ci tenevo a sdebitarmi con loro per avermi dato una opportunità, ho sempre detto che per me non era un declassamento e sono contento di aver potuto ripagare la loro fiducia perché so quanti sacrifici fanno per mantenere il settore calcio e l'onestà con la quale programmano e portano avanti la stagione. Un grazie speciale ai componenti dello staff, il preparatore atletico Massimiliano Ledda, quello dei portieri Marco Cinus al quale aggiungo Michele Antinori che ci ha dato una grande mano in corso d'opera, il fisioterapista Matteo Murgia e il dottor Roberto Seguro. Prezioso, come sempre, l'apporto del mio fedelissimo Nicola Sanna, così come quello di Antonello Lai, sempre pronto ad incoraggiare i ragazzi e dare un puntello a livello organizzativo»

Chi scegliere, tra i giocatori, quello simbolo?

«Dovrei elencarli ad uno ad uno perché sono stati straordinari ma cito il capitano, Alessandro Bonu, che rappresenta tutti i compagni per lo spirito e la dedizione che ci mette in campo e fuori. Poi anche Luca Mudu, il più piccolo del gruppo, perché incarna quella che è la programmazione low cost della Ferrini dove non regna il dio denaro ma ben altri valori. Gli auguro di fare un grande Torneo delle Regioni con la Juniores»

Come nasce l'intuizione di prendere Emiliano Melis?

«Il suo arrivo nasce per caso, in una serata di beneficenza. Gli faccio la battuta: "Emi, ma hai smesso?". Lui risponde di no, al che aggiungo: "Se hai piacere, vieni ad allenarti, ti metti in forma e se hai voglia ci dai una mano". Pochi giorni dopo era già con noi, spinto da una passione sfegatata ed è stato un esempio per tutti, un giocatore in via d'estinzione facente parte di una generazione che non c'è più, come lo è stato per me Davide Carrus l'anno scorso a Castiadas. Con entrambi siamo stati ex compagni al Cagliari, tra l'altro. Emiliano è stato sfortunato perché l'ho potuto impiegare poco, nell'esordio con lo Stintino si è infortunato mancando così nella parte topica del campionato, in ogni caso negli allenamenti e nello spogliatoio è stato un trascinatore, una persona fantastica, al pari di Martin Virgili, l'altro 40enne, che spesso è stato il bastone per i nostri ragazzi, anche lui eccezionale»

Quali sono stati i momenti-chiave per la salvezza?

«Due passaggi sono stati decisivi. Il primo, con la sconfitta in casa contro il Tonara, che nasce da un episodio ingenuo col gol preso sul calcio d'angolo. Non meritavamo di perdere, anche se non avevamo messo la qualità per vincere; siamo stati raggiunti in classifica, il che poteva rappresentare il baratro per noi. Quella delusione l'abbiamo trasformata nel nostro rilancio con la vittoria contro il Tortolì in casa per 2-0, giunta negli ultimi minuti, che ha fatto passare un messaggio importante: la squadra per salvarsi aveva bisogno di tanto lavoro, iniziato con la sosta e con la disponibilità che mi è stata data anche per le doppie sedute. I ragazzi hanno capito che dovevano mettersi sotto per colmare il gap. Il secondo passaggio è la vittoria in casa dell'Uri, dopo i pareggi contro Porto Rotondo e Muravera, è stata emblematica perché giunta contro una grande del campionato e ottenuta con autorità e concedendo poco. Ci ha dato una spinta determinante, tanta consapevolezza dei nostri mezzi e fieno in cascina perché poi sono seguiti i successi con Arbus e San Teodoro. Noi correvamo e le altre erano ferme, in questo modo si è creato un cuscinetto che è servito molto in seguito per ammortizzare il rallentamento quando abbiamo fatto bene sul campo ma raccolto pochi punti»

Perché la Ferrini non sforna più giovani di quanti ha poi realmente utilizzato in prima squadra?

«Io ho ereditato una situazione che, in un futuro prossimo, va riprogrammata in modo diverso. Questa stagione deve insegnare alla Ferrini che, nella costruzione del parco fuoriquota, bisogna migliorare. Il bel lavoro del settore giovanile va razionalizzato come serbatoio per la prima squadra per abbattere ulteriormente i costi. Poi ci sono annate che ti premiano maggiormente e, di sicuro, quelle dei '96, '97 e '98 in passato è stata molto prolifica e ha portato ad avere negli anni i vari Podda, Mainas, Nicola e Matteo Argiolas, mentre sui '99 e 2000 c'è stato meno. Bisognerebbe entrare nel merito della programmazione ma questo solo se la società deciderà di riconfermarmi»

Il futuro di Pinna coinciderà con quello della Ferrini?

«Questo è stato un anno un po' turbolento e c'è ancora un'ultima giornata da disputare ma so già che la dirigenza programmerà il futuro in tempi brevi. Le prime riflessioni sulla stagione le fa sempre la società, se chi decide avrà piacere di continuare con me, allora perché no? La Ferrini accende dentro di me la passione, è una società con una organizzazione di tipo professionistico, c'è una base di giovani fondamentale che per me rappresenta uno stimolo in più. Sottoporrò le mie idee per un certo tipo di lavoro da fare che ritengo migliori le cose ricordando sempre che la Ferrini partecipa ad un campionato di extraterrestri»

Le rivelazioni del campionato?

«Il Bosa, che nel girone d'andata aveva fatto più punti della precedente esperienza in Eccellenza; il Taloro, che ha stazionato per tutta la stagione tra il quarto e sesto posto; e il Monastir con Manunza che, da tecnico esordiente, ha fatto un gran lavoro»

Come sarà la volata salvezza e la finale playoff regionale?

«Noi giochiamo a Tonara in quella che poteva essere la gara-spareggio visto che, quando sono stato chiamato, il primo obiettivo era la salvezza anche coi playout. Aver annullato questo spareggio conferma la grandezza dell'impresa. Lo Stintino gioca a Bosa ma ha steccato la gara contro il Taloro di domenica scorsa ed è legato ai risultati del Tonara appunto e del Porto Rotondo. La classifica dice che queste ultime due sono le indiziate per il playout, gli olbiesi hanno uno stile di conduzione societaria simile a quello della Ferrini con un budget basso e giocatori con un grande senso di appartenenza, poi arrivano dalle certezze di una striscia positiva importante e sono ben allenati da Marini. I barbaricini hanno fatto grandi investimenti e sono guidati da un bravo allenatore come Cirinà. Poi dico che è un peccato vedere annullate le gare di semifinale playoff, la regola di aver ridotto il distacco è ridicola e ha ucciso il campionato nella parte finale. La finalissima vedrà due grandi piazze a confronto e due squadre costruite per fare bene. La Nuorese viaggia col vento in poppa, ha superato il momento-no e mentalmente e fisicamente sta bene; il Sorso di Scotto ha fatto un percorso incredibile e ha giocatori importanti. Sarà una gara avvincente e spero che venga confermata la tradizione che vede una squadra sarda vincere gli spareggi nazionali come capitato con San Teodoro Budoni e Torres. Questo vuol dire che il valore dell'Eccellenza sarda, la nostra serie A del calcio, è alto»

Come ripercorrere un anno di Pinna: dal trionfo col Castiadas alla festa con la Ferrini passando dall'inattività per diversi mesi

«Intanto dico che ho provato due gioie, per sapore e intensità, uguali. Vincere un campionato non è mai scontato, a Castiadas non ho continuato ma sono stato benissimo. La salvezza con due giornate d'anticipo è stata una goduria immensa, vissuta insieme alla società e ai ragazzi, che dimostra il fatto che l'allenatore incide se, con la stessa squadra, razionalizza al meglio le risorse. In mezzo a questi due momenti bellissimi ho vissuto un periodo piatto di 4-5 mesi di inattività nel quale nessuno mi ha mai cercato, tranne appunto la Ferrini, e che conferma che non c'è meritocrazia visto che altri miei colleghi sono rimasti a spasso pur facendo bene come Prastaro e Pani. Quel momento l'ho vissuto bene con la famiglia, perché non divento matto se non alleno ma faccio il papà o il marito a tempo pieno, affetti che invece sacrifico quando alleno»

In questo articolo
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2018/2019
Tags:
34ª giornata